A che servono i dubbi di un malato quando Pfizer entra nel sistema scolastico?

I miei racconti, i miei sospetti tra il mio linfoma e le conseguenze del vaccino non piacciono, vengono rimossi dai social. Non esistono come non esiste la casistica che ormai racchiude centinaia di migliaia di eventi avversi. Esiste solo la propaganda dei responsabili.

I miei dubbi tra il linfoma che ho appena scoperto e le due dosi di vaccino fatte a suo tempo non piacciono, anzi si direbbe inducano irritazione: Youtube li censura, su X un divulgatore mi dà praticamente del bugiardo (ma ci pensa Maddalena Loy della Verità a ricordargli che opera per una fondazione che ha preso 200000 euro da Pfizer). Ma provocatori, entusiasti e virologi più o meno sponsorizzati si possono capire; meno i crociati per sola fede, quelli che mettono le faccine ridenti sotto l’intervista dove mi racconto come affetto da un tumore del sangue: per questi vanno bene le certezze di Enrica Bonaccorti, il cuore che frana all’improvviso, 9 ore sotto i ferri, una foresta di bypass e il leggerissimo sospetto, non è che quelle 4 dosi c’entrano? Ma subito si rassicura per le garanzie degli stessi che gliel’avevano consigliate e magari somministrate: lo stile di vita, le sigarette (manco avesse fumato come Keith Richards), da ragazzina non faceva la ginnastica. Lo stile di vita come i cambiamenti climatici indotti dall’uomo, formule che vanno su tutto, che spiegano tutto non spiegando un cazzo. Siccome la gente non ha troppa sensibilità, e non è il caso di aspettarsela, mi ritrovo sommerso di una casistica spaventosa e angosciante, di testimonianze come quella, tra le altre, del professore londinese Angus Dalgleish che spiega in termini scientifici, medici, complicati ma perfettamente comprensibili, l’esplosione di patologie come la mia e mille altre, una più micidiale dell’altra, mettendole in correlazione con i composti del siero miracoloso, ma alla rovescia. Anche il giornalista Armando Sommajuolo prima di morire aveva fatto in tempo a diventare scettico: 4 dosi, il corpo che non risponde più come prima, gli svenimenti, la fine. Colpisce la assoluta mancanza di spiegazioni alternative, quel forsennato infilare ogni morte “improvvisa” o sospetta nel calderone della casualità, dello stile di vita, le formule magiche di soccorso immediato, c’è chi ci mette pure i suddetti, famigerati cambiamenti climatici.

Ragioni, ricostruzioni potenzialmente scientifiche vengono rifiutate con rabbia o con le faccine irridenti dai sedicenti apostoli de “la scienza, la scienza, lo dice la scienza”. Sconosciute facce a volte più da allevamento suinicolo che da consesso medico, ma contentiamoci. Tanto non se ne esce, anzi Pfizer entra nel gioco duro, trovo da “l’Indipendente”, con “un progetto contro la “disinformazione” nelle scuole superiori e nelle università italiane”. Se ne occupa, sintomaticamente, “il direttore della comunicazione del colosso farmaceutico, Biagio Oppi. Il progetto è già definito ed inizierà nei prossimi giorni. L’obiettivo, secondo Oppi, è andare «al di là di fare debunking, quindi di smentire le notizie, operando alla radice» per «portare strumenti per una migliore alfabetizzazione medico-scientifica di studenti e professori». Sarà quindi direttamente una delle maggiori multinazionali del settore a formare le nuove generazioni italiane sulla corretta informazione scientifica, con un progetto che si è premurato di mettere nel mirino anche i futuri operatori dell’informazioni, visto che le lezioni organizzate da Pfizer si svolgeranno anche «nei corsi di giornalismo e nelle facoltà di Scienze della comunicazione»”.

Asettico in apparenza come piace all’informazione di supporto che nasconde la complicità dietro la cronaca nuda, distaccata, all’inglese, niente commenti, senza riflessioni. Ma i commenti stanno nel silenzio che assente, che diffonde. Dunque vogliamo provarci noi? È indicativo che di una questione squisitamente medicale si occupi un direttore della comunicazione che parla di “andare oltre il debunking”, cioè di imporre per via didattica la sola ed unica versione possibile. Una sorta di censura per sommersione, vale solo quello che vengo a dire io e mi premuro di dirlo ovunque, dalla scuola dell’obbligo alle università passando per la totalità dei media. E siccome io ho i mezzi e il potere, posso influire sui governi e comprare l’informazione, la mia verità non solo è l’unica ma chi la contesta dovrà subire adeguate conseguenze. Quanto a dire che la faccenda è legata al consenso indotto, è di carattere puramente conformistico e ovviamente dal governo, dai dicasteri interessati nessuna obiezione, anzi un sostanziale “prego accomodatevi” che rende lecito qualsiasi sospetto. Pfizer agli scolari farà sapere anche dei suoi stessi dubbi, delle ammissioni tardive, dell’esatta entità dell’affare, della crescita del 400% negli ultimi 2 anni che oggi si teme possa finire, dell’elusività del suo capo, Albert Bourla, davanti alla stessa UE con cui negozia contratti faraonici a colpi di sms (subito cancellati), della beffarda testimonianza della sua vice, Janine Small, “abbiamo lanciato un aereo senza avere finito di costruirlo”, dei milioni di casi avversi nel mondo, della colossale opera di lobbying sui governi e sulle istituzioni sovranazionali e transnazionali di tutto il mondo?

La verità alla fine sale a galla e trionfa? A questo punto non ne saremmo così sicuri; la verità prima di emergere può aspettare decenni e perfino secoli, durante i quali le conseguenze di scelte imposte e criminali possono portare, come portano, ad effetti di sterminio diffuso. I miei dubbi non piacciono a chi è sano o tale si ritiene, ma io li ho, li porto nel mio sangue ammalato e non posso farci niente, tanto più che mi vengono alimentati da sempre più sanitari cauti o “pentiti”. Certo non mi chiameranno nelle scuole, ma che cosa ci andrei a fare del resto? Io contro una multinazionale che ha aumentato i profitti del 400% coi vaccini e adesso, preoccupata di una flessione, o, come dice il virologo Pregliasco, “il nuovo vaccino è ottimo ma temo il flop”, si preoccupa di investire qualche miliardo di dollari nella propaganda globale che parte dall’istruzione e arriva all’informazione?