Covid, torna l'emergenza e la fase 1? Scordatevi la normalità, lo dice il capitalismo terapeutico
Grazie all'emergenza all'ordine neo-liberale può imporre di volta in volta misure e norme che senza l'emergenza mai potrebbero essere applicate perché mai verrebbero accettate
E adesso si torna a parlare dell'emergenza covid. Ad esempio, "La Stampa" di Torino mette a tema in un suo articolo l'impennata vertiginosa di casi, più 96% nell'ultima settimana. Si parla di nuovo di ricoveri e di nuovo parte la narrazione dell'emergenza all'orizzonte. In molti credevano davvero che tutto fosse finito e che si trattasse ormai soltanto di uno spiacevole ricordo destinato agli archivi. Noi però da subito abbiamo sostenuto che dopo la fase 2 non c'è il ritorno alla normalità ma semmai il ritorno sempre rinnovato alla fase 1, secondo quella che abbiamo in più occasioni e poi soprattutto nel nostro libro "Golpe globale" appellato la pandemia del rocchetto o dello yoyo: essa si caratterizza appunto per l'andamento pendolare dalla fase 2 alla fase 1, secondo un movimento perpetuo tale per cui ogni volta sembra che l'emergenza stia finendo quando in realtà sta tornando alla sua fase più acuta. Perché in realtà l'emergenza perpetua coincide già con la nuova normalità del capitalismo terapeutico, che utilizza l'emergenza stessa in chiave governamentale, vale a dire come metodo di governo funzionale allo stesso ordine neoliberale. Grazie all'emergenza all'ordine neo-liberale può imporre di volta in volta misure e norme che senza l'emergenza mai potrebbero essere applicate perché mai verrebbero accettate. E che invece vengono ogni volta accettate e magari anche invocate proprio per via dell'emergenza, reale o narrata; emergenza che fa sì che l'inaccettabile della normalità divenga l'inevitabile dell'emergenza stessa.
Di Diego Fusaro.