Disturbi mentali, in Italia 700 persone socialmente pericolose a piede libero. Psichiatri: “Responsabilità non cada sui dipartimenti di salute mentale”
Gli psichiatri chiedono collaborazione alle istituzioni e luoghi di cura in cui siano garantiti sicurezza e prestazioni sanitarie. Pronta una proposta di legge
In Italia ci sono a piede libero oltre 700 persone ad alta pericolosità sociale e che hanno commesso reati e oltre 15mila persone in regime di libertà vigilata, seguiti dai dipartimenti di igiene mentale.
Sono i dati allarmanti emersi oggi a Cagliari, negli ambiti degli Stati Generali della Psichiatria italiana e la conferenza nazionale delle sezioni regionali della SIP (Società Italiana di Psichiatria).
Disturbi mentali, in Italia 700 persone socialmente pericolose a piede libero: pronta proposta di legge per modificare articoli sulla discriminante psicotica
Nel corso dell’evento è stata illustrata la proposta di legge del deputato di Fratelli d’Italia Alfredo Antoniozzi, per modificare gli articoli 88 e 89 del Codice Penale che normano “l’infermità mentale”. Lo scopo della proposta di legge è fare in modo che la discriminante psicotica, sia l’unica possibile attenuante in sede di giudizio, per gli autori di reati complessi.
I numeri di persone socialmente pericolose a piede libero in Italia sono – secondo gli esperti – conseguenza di due fattori chiave. Da un lato, la legge 81 del 2014 che ha disposto la chiusura degli ospedali psichiatrici giudiziari e ha introdotto le REMS; dall’altro lato vi è la mancata attuazione della stessa legge che di fatto ha reso le REMS strutture prive di risorse economiche e umani sufficienti ad adempiere a quelle che sono le esigenze di questa tipologia di pazienti.
Disturbi mentali, in Italia 700 persone socialmente pericolose a piede libero: divieto di detenzione in carcere
La legge attuale prevede che chi commette reati ed è affetto da disturbi mentali, non può essere detenuto in carcere. Questo, a parere degli esperti intervenuti, carica di responsabilità i dipartimenti di salute mentale in una sorta di “psichiatrizzazione dei reati” con una “criminalizzazione” dei reparti psichiatrici in cui vengono ricoverati sempre più pazienti autori di reato.
Alla luce di quanto accaduto di recente alla psichiatra Barbara Capovani, uccisa all’esterno dell’ospedale in cui prestava servizio, è massima l’allerta sui protocolli di sicurezza.
Per gli addetti ai lavori, occorrono programmi di cura differenziati in luoghi di massima sicurezza sul modello inglese, in cui sicurezza e prestazioni sanitarie siano presenti e garantite, con la presenza sia di personale della polizia penitenziaria che di personale sanitario.
Le proposte avanzate oggi nel corso degli stati generali della psichiatria, saranno in seguito portate presso il tavolo tecnico sulla salute mentale, costituito pochi giorni fa dal ministro della salute Orazio Schillaci.
Disturbi mentali, in Italia 700 persone socialmente pericolose a piede libero “Serve collaborazione”
“Abbiamo la responsabilità di difendere il paziente psichiatrico dal riemergente automatismo in cui si associa la malattia mentale a un comportamento violento ed il conseguente mandato di controllo sociale, individuando altri modelli organizzativi assistenziali per le condizioni psicopatologiche emergenti, come ad esempio le psicosi da uso di sostanze. Ad altre Istituzioni spetta invece, il dovere e la responsabilità di trovare forme e formule di controllo sociale e di difesa sociale che rispettino la dignità degli individui, diverse dall’utilizzo della psichiatria a salvaguardia della sicurezza della società” ha detto Emi Bondi, presidente della SIP.
“La proposta di legge che ho presentato a marzo – ha detto Alfredo Antoniozzi vicecapogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera - prevede la discriminante psicotica per il riconoscimento di infermità e seminfermità mentale. Supera la sentenza della Cassazione a sezioni unite del 2005 la famosa 9136 che ha conferito dignità ai disturbi di personalità. L’Italia – continua Antoniozzi - è l’unico Paese al mondo a riconoscere i disturbi di personalità come tali. L’assunto della proposta è che solo l’alterazione dell’esame di realtà può portare ad infermità o seminfermità. Ma soprattutto che avere un disturbo psichiatrico non significa essere folli. La stragrande maggioranza di chi ha un disturbo psichico infatti non lo è. Prevediamo un forte potenziamento dei servizi di assistenza in carcere con percorsi di umanizzazione. Speriamo – ha concluso - di poter avere un sostegno ampio in Parlamento”.