Covid, secondo Iss e Istat i morti sono il 10% in meno di quelli ufficiali
Nel conteggio ufficiale le vittime sarebbero circa 16mila in meno rispetto alle 161mila calcolate dal ministero della Salute: lo studio ha esaminato i certificati dei medici
Secondo Iss e Istat i morti di Covid sono il 10% in meno di quelli ufficiali. I due prestigiosi istituti hanno effettuato uno studio che arriva fino al febbraio di quest'anno, esaminando le certificazioni compilate dai medici sulle cause di morte. In nove casi su dieci il virus è stato la causa diretta del decesso, in uno su dieci la vittima è morta per altre patologie, in particolare malattie del sistema circolatorio e tumori, e contemporaneamente era positiva al virus. Il campione preso in considerazione, ovviamente, è rappresentativo delle persone che sono state ufficialmente considerate nell'insieme dei morti per Covid. Per questo, secondo il geriatra dell'Istituto superiore di sanità Graziano Onder, è possibile che l'Italia abbia sovrastimato del 10% le vittime del virus dall'inizio della pandemia.
Covid, Iss e Istat: i morti il 10% in meno di quelli ufficiali
Da tempo l'Oms ha preso posizione sulla questione, molto delicata, dell'impatto del virus sulla mortalità nei diversi Paesi. La massima organizzazione sanitaria al mondo è giunta alla conclusione che l'unico modo attendibile per misurare questo impatto sia la statistica: confrontare i dati sulla mortalità della popolazione del 2020 e del 2021 con i numeri dei quattro-cinque anni precedenti. Prendendo in esame questi dati, si nota che i morti in eccesso dell'Italia sarebbero simili a quelli della Francia, inferiori a quelli dei Paesi dell'est e superiori alle vittime registrate in Germania e negli altri Paesi del Nord Europa.
Secondo Onder, è questo l'unico criterio attendibile per misurare la letalità del Covid perché "ogni Paese ha calcolato i morti come ha creduto", come ha spiegato al Corriere della Sera. Non è invece corretto parametrare le vittime con la popolazione generale perché ci sono troppi elementi divergenti da Stato a Stato, sia culturali che demografici. Ad esempio, la vita nell'Europa del Sud comprende molti più contatti sociali, mentre nei Paesi Scandinavi o in Germania e Belgio si sta molto più da soli.
Così come ci sono popolazioni meno esposte perché con l'età media più bassa, come la Francia, e altre più vulnerabili perché più vecchie, come quella italiana, "la seconda più vecchia al mondo dopo il Giappone", sottolinea Onder. Un altro fattore importante è l'efficienza del sistema sanitario. Ecco perché in Italia i morti per Covid negli ultimi sette mesi e mezzo, nonostante quattro italiani su cinque a partire dal primo settembre abbiano ricevuto almeno una dose, ammontano a più di 30mila.