Il virus perde colpi e gli ospedali si svuotano: ora la priorità è il Long Covid
La pressione sugli ospedali continua a calare, nelle prossime settimane andrà assistito soprattutto chi continua ad accusare i sintomi della malattia anche dopo la guarigione
Il virus perde colpi e gli ospedali si svuotano: ora la priorità è il Long Covid. La pressione sul sistema sanitario è in lento ma progressivo calo: certo, i ricoverati restano migliaia, così come le vittime giornaliere, che si attestano a poco più di un centinaio da parecchi giorni. Ma il peggio sembra definitivamente alle spalle e ora la priorità diventa assicurare l'assistenza a chi continua ad accusare i sintomi della malattia a settimane dal contagio, quando si è ormai negativi: il cosiddetto Long Covid. Per questo l'Istituto Superiore di Sanità è in prima linea per il progetto "Analisi e strategie di risposta agli effetti a lungo termine dell’infezione COVID-19 (Long-COVID)", coordinato da Graziano Onder, direttore del Dipartimento Malattie cardiovascolari, dismetaboliche e dell’invecchiamento dell'istituto.
Il virus perde colpi: ora la priorità è il Long Covid
Come si legge sul sito dell'Istituto, il progetto coinvolge gli enti di tre regioni, Friuli Venezia Giulia, Toscana e Puglia, proponendosi di "monitorare gli effetti a lungo termine dell'infezione da SARS-CoV2, accrescendone le conoscenze e fornendo elementi per uniformarne l’approccio a livello nazionale". Gli scopi sono diversi: definire la portata del fenomeno in Italia, dare vita a una rete specializzata di strutture su tutto il territorio nazionale ed elaborare un protocollo di cure il più omogeneo possibile tra le diverse realtà.
Obiettivo non semplice, quest'ultimo, visto che i sintomi sono i più svariati. Se dopo quattro settimane dalla negativizzazione dimostrata attraverso un test, persistono alcuni sintomi, si parla di Long Covid, uno stato che può durare anche diversi mesi. I sintomi più diffusi sono stanchezza persistente, la cosiddetta "nebbia mentale", ossia perdita di memoria e difficoltà a concentrarsi, perdita dell'olfatto e del gusto, conseguenze neurologiche e cardio-respiratorie.
Gli ospedali si svuotano: ora la priorità è il Long Covid
Ampia anche la platea dei soggetti a rischio, sempre secondo l'ISS: chi è in età avanzata, le donne, chi è obeso o chi è stato infettato dal virus in maniera non lieve e si è dovuto ricoverare. Le conoscenze su questa particolare forma di patologia sono "tuttora scarse e oggetto di numerose indagini", si spiega sul sito dell'Istituto. In primis da capire è l'ampiezza del fenomeno: secondo l'Oms, un quarto delle persone infettata continuano a manifestare sintomi dopo un mese dal contagio.
Una percentuale che sembra crescere in chi è stato ricoverato, almeno stando a un'analisi condotta dall'Università di Milano con l'Istituto Mario Negri: in questo caso un paziente su tre continua a manifestare sintomi dopo un anno. Numeri che fanno impressione e che fanno capire come l'impatto sul sistema sanitario potrebbe essere importante. Da qui la necessità di intervenire tempestivamente, coordinando la sorveglianza a livello nazionale.