Covid, nuovo booster in arrivo? Ceo Pfizer annuncia: "Quarta dose sarà necessaria"
Albert Bourla alla tv americana annuncia l'arrivo di una quarta dose. Ma per il ceo di Pfizer il covid non sparirà nemmeno così
La quarta dose di vaccino covid è necessaria? Probabilmente sì. Lo dice Albert Bourla, Ceo di Pfizer, in un'intervista a "Face the Nation", programma della Cbs. "In questo momento, per quello che abbiamo visto, una quarta dose è necessaria. La protezione che si ottiene con la terza dose è molto buona, in particolare se si considerano ricoveri e decessi. Non è altrettanto efficace contro le infezioni, ma non dura molto a lungo. Stiamo sottoponendo i dati alla Fda, vedremo cosa diranno anche gli esperti al di fuori di Pfizer". Nonostante le dichiarazioni di Aifa ed Ema, le principali aziende farmaceutiche sembrano andare controcorrente e programmare un nuovo booster.
Ceo Pfizer: "Quarta dose che protegga contro tutte le varianti"
Quarta dose contro il covid? "Serve un ottimo coordinamento: Cdc, Fda e industria. In questo modo forniremo agli americani e al mondo un quadro coerente e non confuso". L'azienda farmaceutica americana sta lavorando per capire quanto una possibile quarta dose possa durare in base alla variante Omicron e a possibili nuove varianti. "In questo momento stiamo lavorando con attenzione per produrre non solo un vaccino che protegga contro tutte le varianti, compresa Omicron, ma che possa garantire protezione per almeno un anno", ha proseguito.
Il ceo continua: "Se ci riusciremo, a quel punto potremo tornare alla vita a cui eravamo abituati". Secondo Bourla infatti il Covid non sparirà ma "dovremo imparare a conviverci così come conviviamo con altri virus". In precedenza, al programma "Squawk Box" su Cnbc, Bourla aveva affermato: "È chiaro che c'è necessità, in un ambiente caratterizzato dalla variante Omicron di aumentare la risposta immunitaria".
Quarta dose in Italia
In Italia come era evidente dall'inserimento dalla quarta dose per i più fragili, la terza dose non poteva essere l'ultima. Si è cominciato con gli immunodepressi, circa 900.000 pazienti in Italia. "Soggetti con marcata compromissione della risposta immunitaria, per cause legate alla patologia di base o a trattamenti farmacologici e ai soggetti sottoposti a trapianto di organo solido". Adesso come sembra verrà estesa a tutti. Resta solo da capire quando.