Philips, World Sleep Study 2021: un nuovo disturbo del sonno per 7 italiani su 10 da inizio pandemia
Un italiano su 2 non può dirsi soddisfatto del proprio sonno. A rovinare il riposo, stress, timori legati alla pandemia, problemi finanziari e l’immancabile smartphone utilizzato quando si è a letto. Ecco il World Sleep Study 2021 di Philips.
Philips presenta il World Sleep Study 2021: per 7 italiani su 10 almeno un nuovo disturbo del sonno da inizio della pandemia
- 1 italiano su 2 non può dirsi soddisfatto del proprio sonno
- A rovinare il riposo, stress, timori legati alla pandemia, problemi finanziari e l’immancabile smartphone utilizzato quando si è a letto
- L’impatto negativo sulla qualità del sonno più marcato tra le donne (50% Vs 41%)
- Il 51% di chi soffre di apnee notturne è interessato a sperimentare soluzioni di telemedicina
Milano 19 marzo 2021 – Un italiano su due non si dice soddisfatto del proprio sonno e si sveglia almeno una volta a notte. Il 70% dei nostri connazionali ha sviluppato almeno un nuovo disturbo dall’inizio della pandemia.
In occasione della Giornata Mondiale del Sonno, Philips pubblica i dati emersi dal World Sleep Study 2021, sesta edizione della ricerca annuale realizzata e promossa da Philips - leader globale nel settore dell’Health Technology- per rilevare atteggiamenti, percezioni e comportamenti relativi al sonno in 13 paesi del mondo, Italia compresa con un campione di 1000 persone.
I risultati rivelano quanto la pandemia abbia inciso sulla capacità di dormire bene del 46% degli italiani, con maggiore impatto sulle donne (50%): un dato significativamente superiore al 37% della media globale. Ancor più marcata la differenza se si guarda all’impatto relativo allo stress, che con il 41% rimane il primo fattore a rovinare il sonno, molto più nettamente di quanto rilevato sul campione totale (24%). Ed è proprio la pandemia la prima causa di questo stress per il 60% degli italiani, dato che invece scende al 47% su scala globale, dove sono i problemi finanziari a preoccupare più di ogni altra cosa.
A letto con lo smartphone
A innescare questo circolo vizioso tra Covid-19, stress e scarsa qualità del sonno contribuisce senza dubbio anche la cattiva abitudine di utilizzare a letto il proprio smartphone: un rito al quale non si sottrae ben l’84% degli italiani (Vs 75% globale). Per il 42% del campione dare uno sguardo allo smartphone è addirittura l’ultimo gesto prima di addormentarsi. Guardiamo in primis i social (70%), ci scambiamo messaggi (41%) e leggiamo le news (32%): non certo il miglior viatico per una buona notte di riposo.
Guardare la tv (43%) rimane al primo posto tra le strategie che utilizziamo per cercare di dormire meglio, mentre metodi più avanzati come strumenti per monitorare il sonno sono utilizzati ancora da pochi (7%), come pochi sono ancora quanti hanno approfondito i disturbi del sonno facendo almeno una volta un test per le apnee notturne (9%) (www.philips.it/quizapnea).
“Da anni Philips è impegnata in campagne di sensibilizzazione e nello sviluppo di soluzioni per la salute del sonno, con particolare attenzione alla sindrome delle apnee ostruttive (OSAS), patologia che colpisce circa il 10% della popolazione italiana adulta, ha commentato Massimo Angileri, Connected Care Business Marketing & Sales Leader Philips Italia, Israele e Grecia. “Oggi, il crescente portafoglio di soluzioni Philips dedicato a questo tipo di disturbi risolve collettivamente oltre l'80% dei problemi noti, ma rimane fondamentale agire, non sottovalutare quei sintomi, apparentemente banali, che possono sfociare in patologie che, se non diagnosticate e trattate, possono avere conseguenze anche gravi sulla qualità della nostra vita”.
Per fortuna, oltre che per rovinare il nostro riposo, usiamo gli smartphone e la rete anche per trovare suggerimenti sul sonno e su come migliorarlo, visto che nell’ultimo anno circa un terzo del campione ha cercato informazioni sul tema sia sui motori di ricerca (31%) sia sui siti specializzati (32%).
La pandemia ha poi dato una spinta alla telemedicina. Praticamente la metà di chi ha usufruito di un servizio da remoto lo ha fatto per la prima volta durante l’ultimo anno, e oggi il 35% degli italiani si dice interessato a usufruire della telemedicina per affrontare problemi legati al sonno. Un dato che sale addirittura al 51% tra chi soffre di apnee notturne.
La pandemia colpisce anche l’utilizzo delle CPAP
I pazienti con apnee notturne hanno risentito non poco dell’impatto della pandemia, specie sul versante della terapia. La propensione all’utilizzo della CPAP (ventilazione meccanica a pressione positiva continua) è scesa sensibilmente a livello globale (18% Vs 2020: 36%), e il 72% tra coloro che hanno riferito di aver interrotto la terapia ha citato un motivo correlato al COVID-19, che spazia dalle difficoltà finanziarie (55%) all'accesso limitato alle forniture (44%).
Il dato più preoccupante, tuttavia, rimane quello legato alla mancata prescrizione, visto che al 57% di coloro che convivono con le apnee notturne non sono mai state prescritte terapie CPAP.