Sentenza Cassazione su sì a obbligo vaccino Covid durante "pandemia", LETTERA APERTA a Mattarella: illegittimo, ha portato discriminazioni
Una riflessione scomoda sulla sentenza della Corte Costituzionale e sui diritti fondamentali dopo il sì all'obbligo del vaccino Covid e del greenpass durante la "pandemia"
Egregio Presidente della Repubblica,
questa lettera non intende configurarsi come una richiesta formale, né come un appello o una sollecitazione istituzionale.
È piuttosto un atto di testimonianza e di responsabilità, volto a lasciare traccia di quanto è accaduto e di quanto continua a produrre effetti nel nostro ordinamento, in nome della Costituzione, mentre il suo contenuto sostanziale rischia di essere progressivamente indebolito nella prassi.
Le scrivo nella mia qualità di Segretario Generale Nazionale di OSA Polizia, ma soprattutto come rappresentante di donne e uomini in divisa, servitori dello Stato, che negli ultimi anni hanno percepito una crescente distanza tra i principi Costituzionali e la loro concreta applicazione. In molti casi, l’equilibrio tra doveri e diritti è apparso incrinato, dando luogo a un sistema in cui l’obbedienza e la disciplina hanno prevalso sulle garanzie, e la legalità formale ha faticato a tradursi in giustizia sostanziale.
La recente sentenza della Corte Costituzionale in materia di obbligo vaccinale anti-Covid19 solleva interrogativi di rilievo costituzionale che meritano, a nostro avviso, una riflessione attenta e non riducibile a una mera adesione all’emergenza. In particolare, desta preoccupazione il fatto che misure incisive sui diritti fondamentali– lavoro, dignità, uguaglianza e libertà personale– siano state ritenute legittime in assenza di un accertamento scientifico pienamente pluralistico e basato su dati incontrovertibili, e senza che vi fosse una violazione di norme penali o disciplinari da parte dei cittadini coinvolti.
Il Tribunale di Catania aveva sollevato una questione centrale per la civiltà giuridica: può lo Stato trasformare una scelta lecita in causa di esclusione sociale ed economica? La risposta fornita dalla Corte Costituzionale apre un precedente che merita attenzione, poiché introduce una forma di coercizione indiretta che rischia di entrare in tensione con la funzione stessa della Costituzione, nata per porre limiti chiari all’esercizio del potere.
Ulteriore motivo di riflessione è rappresentato dal dato, ormai ampiamente discusso nel dibattito pubblico e scientifico, relativo al fatto che i vaccini anti-Covid19 non siano stati testati per prevenire la trasmissione del virus SARS-CoV-2. Tale elemento, indipendentemente dalle valutazioni complessive sull’utilità dei vaccini, incide sulla narrazione emergenziale che ha giustificato l’obbligo e le sospensioni dal lavoro. Trascurarlo rischia di indebolire la base fattuale su cui poggiano decisioni di così forte impatto sui diritti.
In questo contesto, il ruolo della Corte Costituzionale come garante dei diritti fondamentali appare chiamato a un controllo particolarmente rigoroso. Quando il controllo si affievolisce e le decisioni sembrano allinearsi alle posizioni delle stesse strutture che hanno promosso le misure oggetto di giudizio, si genera una percezione di squilibrio che incide sulla fiducia dei cittadini nelle istituzioni.
Signor Presidente, sotto la Sua Presidenza si è consolidato un precedente che molti operatori dello Stato avvertono come problematico: l’idea che l’emergenza possa giustificare una compressione estesa e prolungata dei diritti, che il dissenso venga letto come deviazione, che la marginalizzazione economica diventi uno strumento accettabile di governo, e che i diritti fondamentali siano percepiti come concessioni revocabili piuttosto che come limiti invalicabili del potere.
Le Forze di Polizia, in questo scenario, sono state chiamate ad attuare decisioni politiche che hanno prodotto discriminazione e frattura sociale, mentre agli stessi operatori venivano talvolta negati diritti costituzionali elementari. Questo ha generato un disagio profondo, non solo professionale ma anche etico, rispetto all’idea di Repubblica e di Stato di diritto che si intende trasmettere alle generazioni future.
Il Suo ruolo di Garante della Costituzione, per sua natura, non è quello della neutralità passiva, ma della vigilanza attiva sull’equilibrio tra poteri e sulla tutela effettiva dei diritti. Quando l’eccezione tende a diventare norma, l’assenza di un intervento riequilibratore rischia di essere percepita come un vuoto di garanzia.
OSAPolizia ritiene che, pur nel rispetto formale delle procedure, l’ordine costituzionale abbia subito una sospensione di fatto. Le istituzioni hanno privilegiato la continuità dell’azione di governo rispetto a una tutela piena dei diritti fondamentali. Questa è una valutazione politica e morale che riteniamo doveroso consegnare alla storia e al dibattito pubblico.
Questa lettera non chiede risposte. Intende lasciare traccia.
Intende affermare che non vi è stata un’adesione unanime e silenziosa.
Intende stabilire che le Responsabilità non sono indistinte, ma storicamente individuabili.
La storia giudica anche sulla base di ciò che viene detto e di ciò che viene taciuto, soprattutto quando si invoca la legge come fondamento dell’agire pubblico.
Con radicale determinazione. Aversa (CE), lì 27 dicembre 2025
Il Segretario Generale Nazionale Antonio Porto