Sentenza Cassazione su obbligo vaccino Covid durante "pandemia", il fantasma del 1938: quando la "verità del momento" cancella il diritto
Nel dichiarare legittime le compressioni delle libertà fondamentali, la Consulta ha sancito un principio devastante: se una scelta politica è supportata dalle evidenze scientifiche disponibili in quel preciso istante storico, allora è costituzionalmente valida
Con la sentenza n. 199 del 23 dicembre 2025, la Corte Costituzionale non ha semplicemente rigettato un ricorso, ha firmato l'abdicazione del Diritto in favore di un’inquietante "Scienza del momento". Nel dichiarare legittime le compressioni delle libertà fondamentali, la Consulta ha sancito un principio devastante: se una scelta politica è supportata dalle evidenze scientifiche disponibili in quel preciso istante storico, allora è costituzionalmente valida. Poco importa se quelle evidenze siano parziali, contestate o, col senno di poi, fallaci. Ciò che conta è il timbro dell'esperto di turno.
È un ragionamento che fa correre un brivido lungo la schiena di chiunque abbia memoria storica. Se accettiamo l'assioma per cui "ogni scelta è legittima in virtù delle conoscenze scientifiche del tempo", allora dobbiamo avere il coraggio intellettuale e morale di guardare nello specchio oscuro della nostra storia e ammettere l'inconfessabile: con questo metro di giudizio, anche le Leggi Razziali del 1938 erano legittime. Sembra un'iperbole? Un'eresia? Non lo è. È la rigorosa applicazione della logica giuridica appena sdoganata dai giudici delle leggi. Quando vennero promulgate le vergognose leggi razziali, non lo si fece appellandosi alla superstizione o al capriccio di un tiranno solitario; lo si fece brandendo la "Scienza", con il supporto accademico, con i dati, con la "verità del momento". Il 14 luglio 1938, sui giornali appariva il "Manifesto degli scienziati razzisti". Non era un volantino di fanatici, ma un documento firmato da dieci cattedratici italiani, supportato dal gotha della medicina, dell'antropologia e della demografia dell'epoca.
Se la Corte Costituzionale odierna avesse dovuto giudicare quelle norme nel 1939 applicando il criterio della sentenza 199/2025, avrebbe dovuto dire: "Le leggi sono legittime perché si fondano sulle evidenze scientifiche disponibili al momento dell'entrata in vigore della norma". Ecco l'orrore logico in cui siamo precipitati con questa sentenza.
La Costituzione è nata esattamente per impedire questo. È nata sulle macerie di quel totalitarismo "scientifico" per dire che esistono diritti inviolabili che nessuna scienza, nessuna emergenza e nessuna maggioranza di esperti possono toccare. La dignità dell'uomo non dipende dai risultati di laboratorio. La libertà personale non è una concessione revocabile in attesa di validazione peer-reviewed. Legando la legittimità costituzionale alla mutevole "scienza del momento", la Consulta ha trasformato la Costituzione da scudo di roccia a banderuola al vento. Ha stabilito che i diritti non sono più intrinseci all'essere umano, ma sono subordinati allo stato dell'arte della tecnica. Se domani la scienza dominante (o quella selezionata dal potere politico) decretasse che per il "bene collettivo" è necessario sopprimere, segregare o silenziare una categoria di cittadini, quale appiglio giuridico ci rimarrebbe, se la Corte stessa ci dice che la Scienza è fonte di legittimità suprema? La sentenza 199/2025 segna il passaggio dallo Stato di Diritto allo Stato di Scienza, dove il cittadino diventa suddito del dato statistico. La Corte doveva essere il guardiano che dice "No, qui non si passa", anche se tutti gli scienziati del mondo dicono di passare. Invece, si è ridotta a fare il notaio del potere tecnico, dimenticando che la scienza cambia e si corregge, mentre le ferite inferte alla libertà restano per sempre.
Di Renate Holzeisen