Caio Giulio Cesare Mussolini: "Emancipazione della donna iniziata col fascismo, impossibile oggi dibattito serio sul ventennio"
Il pronipote di Benito Mussolini: "La violenza fascista si sviluppa anche come reazione alla violenza politica precedente, in particolare a quella riconducibile al cosiddetto biennio rosso, alla “grande paura” e a una stagione segnata da terrorismo"
Ritengo che la storia sia assai più complessa di quanto spesso venga rappresentata e che presenti una molteplicità di sfumature. Proprio per questo, attraverso la consultazione di centinaia di libri e di numerose altre fonti storiche — per lo più già disponibili da tempo ma spesso non considerate — ho raccolto, analizzato e sintetizzato tali informazioni nei miei saggi, con l’obiettivo di raccontare “l’altra storia”. Un percorso che porta inevitabilmente a mettere in discussione molte delle narrazioni consolidate e a vedere crollare non poche delle mistificazioni che la vulgata ha sostenuto per decenni.
In realtà, la violenza fascista si sviluppa anche come reazione alla violenza politica precedente, in particolare a quella riconducibile al cosiddetto biennio rosso, alla “grande paura” e a una stagione segnata da terrorismo, attentati e aggressioni contro lo Stato, la Chiesa e la borghesia. Nel 1922 Mussolini viene nominato Capo del Governo in modo perfettamente legale, nel pieno rispetto dello Statuto Albertino e delle leggi allora vigenti. Ciononostante, continua a essere riproposta la tesi secondo cui egli avrebbe conquistato il potere con un atto insurrezionale rappresentato dalla Marcia su Roma. Eppure, i fatti documentano che il 28 ottobre 1922 nessun fascista entrò a Roma, né ciò avvenne nei giorni immediatamente successivi. Solo il 31 ottobre, dopo l’autorizzazione delle autorità, le squadre fasciste entrarono per sfilare nelle strade della Capitale.
Anche sul tema dell’antifascismo persistono ricostruzioni spesso imprecise o ideologicamente orientate, cui dedico un capitolo specifico nel mio primo libro: parlo di Matteotti, Gramsci, i fratelli Rosselli, Amendola.... Viene inoltre sistematicamente omesso il ruolo degli attentati contro Mussolini, che portarono all’adozione delle cosiddette leggi “fascistissime”, così come si tende a ignorare il processo di emancipazione femminile che si sviluppò proprio durante il Ventennio. Un quadro ben più articolato e complesso del semplicistico stereotipo della donna relegata al solo ruolo di “angelo del focolare”.
Un ulteriore e significativo fattore di emancipazione fu rappresentato dallo sport, pressoché inesistente nella vita femminile durante l’età liberale. Nel periodo fascista, invece, le donne furono incoraggiate alla pratica sportiva e vennero istituite scuole e percorsi specifici di formazione, come nel caso delle cosiddette “orvietine”. Pionieristicamente, l’attività sportiva non rispondeva soltanto a finalità formative e sociali, ma era anche concepita come strumento di miglioramento della salute femminile e, di conseguenza, come mezzo per favorire la natalità, riducendo i rischi sanitari allora molto diffusi.
Io tuttavia non demordo, e continuo a cercare occasioni per un confronto storico pubblico con alcuni di questi scrittori e giornalisti - l'ho provato a fare quest'estate anche con Aldo Cazzullo ad Alassio - ma fino ad oggi non ho ricevuto alcun riscontro. E come se non bastasse, ho anche notevoli difficoltà persino nel far conoscere i miei libri al pubblico - in qualche occasione ci sono state proteste, rimostranze e una volta ho dovuto cancellare una presentazione del libro a Pisa - segno evidente di quanto sia ancora problematico mettere in discussione una narrazione ormai consolidata. L'altra storia non piace e dà fastidio...
Di Lelio Antonio Deganutti