FdI apre la fase due, Meloni punta ad allargare il partito e valuta la carta del voto anticipato nel 2026 - ESCLUSIVA
Per ora, tutto si muove con prudenza. Ma la direzione è tracciata. E nel partito non manca chi osserva che, per Meloni, il 2026 potrebbe diventare davvero l’anno della scelta decisiva
Da settimane, nei corridoi di via della Scrofa, circola una frase che racconta bene l’umore del momento: «Giorgia sta uscendo definitivamente da Colle Oppio». Una battuta, certo, ma che fotografa il senso della fase due di Fratelli d’Italia, quella che la premier ha deciso di inaugurare a partire da Atreju, mai come quest’anno concepito come una sorta di piattaforma nazionale, un luogo dove misurare l’apertura del partito verso mondi finora rimasti distanti.
L’edizione che si prepara non è solo una festa identitaria, ma un banco di prova per un FdI sempre più orientato ad assumere un ruolo di sistema. Invitati internazionali, personalità della cultura, rappresentanti dell’economia e delle professioni: la regia punta ad accreditare l’immagine di un partito capace di dialogare con ambienti diversi, superando la tradizionale narrazione di movimento radicato solo sulla militanza storica.
Il messaggio, spiegano fonti interne, è duplice. Da un lato, aprire il partito all’esterno, accompagnando la crescita nei sondaggi con un rafforzamento della classe dirigente. Dall’altro, consolidare la presenza di figure competenti nei centri decisionali dello Stato, dalle authority alle direzioni generali, dove si costruisce la continuità amministrativa che ogni forza di governo deve saper gestire. Non una “occupazione”, precisa chi conosce bene le dinamiche interne, ma un processo di strutturazione necessario per sostenere un partito che ambisce a governare a lungo.
In questo scenario si inserisce un tema che negli ultimi giorni ha preso forza: la possibilità di elezioni anticipate nel 2026. Nessuna decisione, nessuna indicazione ufficiale. Ma l’ipotesi circola, soprattutto legata a un eventuale successo del governo nel referendum sulla giustizia. In quel caso, dicono fonti della maggioranza, Meloni potrebbe valutare di capitalizzare il momento politico favorevole prima di affrontare l’ultima parte della legislatura, ritenuta la più delicata.
Il timore riguarda soprattutto i rapporti con la Lega. La convinzione, piuttosto diffusa in FdI, è che Matteo Salvini potrebbe accentuare i toni nell’ultimo anno di mandato per recuperare consenso, con il rischio di tensioni e scosse interne alla coalizione. Da qui l’idea, non priva di sostenitori, che un anticipo del voto potrebbe evitare turbolenze e garantire alla premier un nuovo mandato con un quadro politico più definito.
Ma per ora la priorità resta la costruzione della fase due. Che significa, soprattutto, allargare il perimetro culturale del partito, selezionare nuovi amministratori, favorire l’ingresso di professionalità in grado di gestire le sfide di governo e dare un profilo più istituzionale all’intero gruppo dirigente. Una trasformazione silenziosa, che passa anche da investimenti sulla formazione e da un maggiore radicamento nei luoghi chiave dell’amministrazione centrale.
Il passaggio non è semplice. L’identità originaria di FdI rimane un elemento essenziale del consenso, ma la premier sa che per governare stabilmente serve un equilibrio diverso, capace di parlare a elettori moderati, ai corpi intermedi e a quella parte di Paese che guarda alla stabilità come valore prioritario.
È in questo contesto che Atreju assume un significato politico nuovo: non più soltanto un evento simbolico, ma la vetrina del posizionamento di un partito che vuole diventare architrave del sistema istituzionale. Un approdo che, nelle intenzioni dei dirigenti più vicini a Meloni, dovrebbe accompagnare la premier nel percorso verso una leadership più ampia, meno schiacciata sugli schemi della destra tradizionale con alla fine l'ingresso nel partito popolare europeo.
Per ora, tutto si muove con prudenza. Ma la direzione è tracciata. E nel partito non manca chi osserva che, per Meloni, il 2026 potrebbe diventare davvero l’anno della scelta decisiva.
Di Ghost Dog