Ursula accentra il potere: lo “Scudo per la Democrazia” dell’UE è il preludio a una sorveglianza di Stato
Con la scusa della “protezione del voto”, Bruxelles prepara un apparato di controllo dell’informazione e un servizio di intelligence diretto dalla Commissione. Il pluralismo europeo è in pericolo.
Lo “Scudo” che colpisce la libertà
La Commissione europea ha annunciato il suo nuovo pacchetto sulla “protezione della democrazia e del processo elettorale”. Sulla carta, un’iniziativa per difendere l’Europa da “interferenze esterne”. Nella sostanza, un progetto che odora di controllo politico centralizzato. Dietro il linguaggio anodino dei comunicati di Bruxelles si nasconde un meccanismo orwelliano: la creazione di un sistema capace di separare le informazioni “affidabili” da quelle “sospette”, affidando a tecnocrati non eletti il potere di decidere chi può parlare e chi no. È il passo preliminare verso una censura di fatto, amministrata come un servizio pubblico.
Dalla sorveglianza alla normalizzazione
Non siamo di fronte a un editto di censura, ma a qualcosa di più pericoloso: una macchina burocratica che prepara e normalizza la censura. L’idea di fondo è paternalista: “proteggeremo la vostra democrazia da voi stessi”. Quando un potere politico si arroga il diritto di distinguere tra cittadini “resilienti” e “manipolati”, la libertà di pensiero smette di essere un diritto e diventa una concessione. Le parole chiave sono elastiche — “disinformazione”, “influenza straniera”, “narrativa ostile” — perfette per zittire ogni voce critica sul fronte più sensibile: la guerra in Ucraina e la corsa al riarmo.
Il giornalismo sovvenzionato: autocensura per contratto
Il secondo pilastro del progetto è la distribuzione diretta di fondi ai media e alle ONG che promuovono la “resilienza democratica”. In realtà, è un modo elegante per premiare chi sostiene la linea atlantista e marginalizzare chi la contesta. Molte testate europee sopravvivono grazie ai programmi di Bruxelles: non serve più chiudere i giornali scomodi, basta finanziare quelli obbedienti. Il risultato è un sistema di corruzione legalizzata, dove il giornalismo non controlla più il potere, ma ne diventa portavoce.
La Costituzione tradita
La nostra Costituzione tutela la libertà di espressione (articolo 21) e la partecipazione politica libera (articolo 49). Un potere che stabilisce quali opinioni siano “affidabili” viola lo spirito della Carta e ne altera l’equilibrio. Quando lo Stato – o peggio, una Commissione non eletta – decide cosa si può dire e finanzia chi lo dice, la democrazia si svuota dall’interno. È il sogno dei tecnocrati e l’incubo dei cittadini liberi.
Verso un’intelligence europea sotto Ursula
Come se non bastasse, Ursula von der Leyen ha avviato la creazione di una unità di intelligence europea sotto il controllo diretto della Commissione. L’obiettivo dichiarato: “migliorare il coordinamento informativo” tra i servizi nazionali. Il vero effetto: accentramento del potere e erosione delle sovranità nazionali. L’Europa, spaventata da una presunta “guerra ibrida russa”, sta costruendo un apparato di sorveglianza continentale mentre gli Stati Uniti si disimpegnano dal teatro europeo. La scusa della sicurezza serve a giustificare un riarmo colossale e una verticalizzazione del potere mai vista nella storia dell’Unione.
Il rischio della guerra permanente
La nuova architettura europea è pensata per un continente in mobilitazione permanente, dove la “resilienza democratica” diventa sinonimo di obbedienza ideologica. Ogni crisi – pandemia, energia, guerra – ha prodotto un arretramento della libertà e un’espansione del potere tecnocratico. Oggi quel processo viene istituzionalizzato. Il pluralismo non è più considerato una ricchezza, ma una minaccia. E chi osa criticare la NATO o cercare un dialogo con Mosca viene bollato come “agente straniero”. È un copione già visto nei momenti più bui del secolo scorso.
Appello al realismo
Chi crede davvero nei valori europei dovrebbe opporsi a questa deriva. Non si tratta di essere “filorussi” o “antioccidentali”: si tratta di difendere il diritto di pensare liberamente. L’Europa che combatte la “disinformazione” rischia di diventare un laboratorio di controllo sociale, una prigione dorata dove la libertà sopravvive solo come parola nei discorsi ufficiali. La pace e la libertà non si difendono con la censura e lo spionaggio: si difendono restituendo la voce ai popoli.