Genova, la sindaca Salis cerca un avvocato per i diritti Lgbtq+: e perché nessun legale dedicato alle persone con disabilità?

Aspettiamo spiegazioni. Forse c’è un motivo limpido. Oppure è la solita politica selettiva, quella che si ricorda dei diritti solo quando fanno curriculum: arcobaleno sì, sedia a rotelle un po’ meno

Si apprende con grande entusiasmo istituzionale che la sindaca Salis ha deciso di dotarsi di un avvocato dedicato ai diritti LGBT. Scelta nobile, ovvio. In Italia, dove il 51% delle persone LGBT dichiara di subire molestie ogni anno e il 10% ha subito aggressioni fisiche negli ultimi cinque, non è certo un capriccio.

Ma ecco la domandina che rovina l’inquadratura: perché nessun avvocato dedicato alle persone con disabilità?
Perché la tutela dei diritti è diventata un menu à la carte?

E qui la cosa si fa “comica”, per modo di dire: la famigerata Legge Zan, quella cassata tra applausi e ola da stadio, tutelava esplicitamente anche le persone con disabilità. Tutte nella stessa barca, stesso meccanismo, stesso odio. Non è che l’abilismo sia un fenomeno marginale: solo nel 2023 si sono registrati in Italia oltre 260 reati d’odio motivati dalla disabilità, un numero tutt’altro che simbolico.

E se passiamo alle violenze, viene da sedersi: nell’ultimo anno monitorato, 324 donne con disabilità hanno subito reati — non insulti sui social: parliamo di violenze vere — con 54 casi di violenza sessuale, alcune anche su minorenni. L’anno successivo il totale sale a 540 reati, un incremento del 66%. Aggiungiamo che, secondo le associazioni, una donna con disabilità ha quattro volte più probabilità di essere vittima di violenza rispetto a una donna senza disabilità.
Non proprio un tema di nicchia.

Nel frattempo, online, l’abilismo vola: nella Mappa dell’Intolleranza 2024, le persone con disabilità sono il quinto bersaglio più colpito dai discorsi d’odio. Insomma, non esattamente una categoria che se la passa alla grande.

E allora, la domanda rimane lì, sospesa come un lampadario pronto a cadere: se i diritti da difendere sono gli stessi che la Legge Zan cercava di proteggere — LGBT e disabili insieme, stessa tutela, stessa gravità — perché il Comune decide di occuparsi solo di metà del problema?

Aspettiamo spiegazioni. Forse c’è un motivo limpido. Oppure è la solita politica selettiva, quella che si ricorda dei diritti solo quando fanno curriculum: arcobaleno sì, sedia a rotelle un po’ meno. Usando soldi pubblici . (O se ne ricorda solo sotto elezioni...con passeggiate eguali al predecessore di segno politico opposto.)

Genova dovrebbe essere inclusiva e non esclusiva... che amarezza.

di Marco Macri