UCRAINA E POLITICA/ Dietro il riarmo, i calcoli sulla "corsa" al Quirinale di Crosetto
La frizione nel governo tra Crosetto e Salvini sulle armi all’Ucraina nasconde un calcolo politico preciso (e astuto) da parte del ministro della Difesa. Senza il via libera di Washington non si arriva al Quirinale.
La questione riguarda le mosse del ministro Crosetto. Da tempo la sua posizione è praticamente identica a quella auspicata dal Quirinale: tanto che alla festa del Foglio, nell’ottobre scorso, il ministro aveva parlato di “cessione di sovranità” nei confronti dell’Ue, almeno in alcuni settori, tra i quali quello della difesa.
Ma il riarmo comporta una strategia di lungo periodo, almeno di un paio di decenni, con profondi cambiamenti nell’industria pesante e nelle allocazioni delle scarse risorse finanziarie pubbliche, accompagnati da una “innovazione” di mentalità che va molto al di là dell’interoperabilità dei sistemi d’arma: l’aumento delle forze combattenti. Non sarà un caso se in Germania, dove il riarmo ha creato nella classe politica – assai meno nei cittadini – un’euforia che non si vedeva da decenni, si parla adesso di reintroduzione della leva obbligatoria.
Non è neppure un caso che il ministro Crosetto sia attirato da un altro calcolo, questa volta suggerito dal pallottoliere parlamentare: quello dei “grandi elettori” che servono per l’elezione al Quirinale. Se quello accennato è il suo programma, il conto di un’elezione in cui il voto fosse su un profilo pro Ue (il suo), sarebbe presto fatto: FdI, FI, ma certamente anche Pd (in parte), Renzi e Calenda. Ora non resta che aspettare novità da Kiev.