Conte molla Schlein e svolta a destra per riprendersi Palazzo Chigi: “Sicurezza prima di tutto, e no alla patrimoniale” - RETROSCENA

Il leader del M5S spiazza Schlein, parla alla pancia del Paese e prepara il grande ritorno a Palazzo Chigi. Elly isolata con Landini e un Pd sempre più in tilt

La scena politica italiana, si sa, vive di colpi di teatro. Ma quello che Giuseppe Conte ha messo in scena negli ultimi giorni ha spiazzato anche i più navigati osservatori di Montecitorio. Dopo mesi di alleanze, sussurri e ammiccamenti a sinistra, l’ex premier decide di cambiare spartito. Una virata netta, studiata, quasi chirurgica: svolta a destra, con tanto di parole d’ordine che non si sentivano da un pentastellato dai tempi di Di Maio ministro dell’Interno ombra.

Conte rispolvera i due temi più sensibili per l’elettorato moderato e popolare: sicurezza e tasse. Niente patrimoniale (“non serve tassare ancora i cittadini, serve far funzionare lo Stato”) e pugno duro contro criminalità e degrado urbano. Un messaggio semplice, diretto, che intercetta quella parte di opinione pubblica che non si riconosce più in nessuno: né in una destra rissosa e divisa, né in una sinistra ripiegata su slogan identitari e battaglie di bandiera.

Il leader del Movimento 5 Stelle, raccontano dal suo entourage, ha capito che la partita si gioca nel campo del ceto medio spaventato. Quello che teme le bollette, la criminalità sotto casa, e la prossima manovra. Da qui la decisione di mettere la parola “fine” alla patrimoniale cara alla sinistra Pd, ma anche di marcare un tema — la sicurezza — che fino a poco tempo fa era appannaggio del centrodestra.

Il risultato? Elly Schlein è rimasta di sasso. Fino a ieri inseguiva Conte sul terreno dei diritti e della redistribuzione, sacrificando l’anima riformista del suo partito pur di tenere in piedi l’asse progressista. La candidatura di Roberto Fico in Campania, pensata per compiacere l’ex premier, ha già scatenato il malumore dei moderati Pd. E ora che “Giuseppi” cambia direzione, la segretaria si ritrova sola. Isolata, quasi accerchiata, con un partito spaccato e la base confusa.

Nel quartier generale dem, c’è chi non nasconde il fastidio: “Abbiamo rincorso Conte, e ora ci lascia in mezzo al guado”, sbotta un deputato vicino a Bonaccini. Al Nazareno si parla apertamente di “smarrimento”. I liberali e i cattolici interni non ne possono più di un Pd che sembra più interessato a inseguire i Cinque Stelle che a costruire un’identità autonoma. E la segretaria, dicono, ha perso la bussola.

Nel frattempo, Conte studia da statista. Mostra grafici, cita dati sui reati, denuncia l’incapacità del governo Meloni di garantire sicurezza nei centri urbani. Il tutto condito con toni da “avvocato del popolo”, ma più scafato. Ha capito che la gente non vuole ideologia, ma risposte. E che la vera campagna elettorale non si fa nei talk show, ma nei mercati, sui marciapiedi, davanti alle scuole.

Chi lo conosce bene parla di un piano preciso: riconquistare la fiducia di quella fetta di elettorato che nel 2018 lo aveva portato a Palazzo Chigi, delusa poi da Draghi e dimenticata dalla Meloni. L’obiettivo è chiaro: presentarsi come il “nuovo usato sicuro” della politica italiana. Né estremista né tecnocrate, ma vicino alla gente.

E così, mentre Schlein resta con il cerino in mano, a farle compagnia c’è solo Maurizio Landini, impegnato a preparare il solito sciopero generale (naturalmente di venerdì) del 12 dicembre. Una sinistra che parla di patrimoniale mentre Conte parla di sicurezza: lo scenario perfetto per il leader pentastellato, che intanto prepara la nuova narrazione.

Il Movimento — raccontano i sondaggi interni — ha ricominciato a salire, sfiorando il 18%. Il ritorno di Conte al centro della scena è servito. Il suo staff lavora già a un “manifesto del nuovo M5S”: meno ambientalismo ideologico, più pragmatismo economico; meno slogan, più territorio.

La morale? Conte fiuta il vento e si muove sempre un passo prima degli altri. E se la sinistra continua a inseguirlo, rischia di trovarsi, ancora una volta, a fare da spalla al suo ritorno da protagonista.

L’Avvocato del Popolo è pronto a indossare un nuovo abito: quello di “Giuseppi il Sicuro”, l’uomo che parla a chi ha paura, promettendo ordine e stabilità.
Un personaggio che, in un Paese ormai è abituato a tutto, potrebbe fare di nuovo centro.

E magari — chissà — riportarlo proprio lì, dove tutto era cominciato: a Palazzo Chigi.

Di Eric Draven