Rigore alla europea e porcate alla italiana: pochi soldi per la gente comune, aumenti vergognosi per Brunetta e il Cnel
Per Renato Brunetta, ex ministro oggi alla guida dell’organo costituzionale (della serie: non se ne vanno mai a casa), si parla di un aggiustamento del proprio stipendio da 250mila a 310mila euro all’anno. La spesa totale per i vertici del Consiglio passa da 850mila euro a quasi due milioni
L’altra domenica sulla Stampa Alessandra Ghisleri, una che i numeri li sa leggere molto bene, ha reso noto un sondaggio sulla percezione della Finanziaria tra gli italiani. Ebbene, il giudizio era negativo: un italiano su due ritiene che non cambierà la propria vita. Tra i più critici ci sono anche i leghisti evidentemente scottati dalle promesse salviniane di intervenire sulla riforma Fornero: la cancelleremo, tuonava il segretario leghista; invece la Fornero (inteso come legge) è viva e vegeta. Anzi, a ben guardare, il rischio è che questo governo ne potrebbe peggiorare alcuni parametri.
Dopo tre anni di governo, di tutte le promesse fatte, non mi sembra che gli italiani possano sentirsi beneficiati da qualcosa di particolare; qualche intervento è stato fatto - nessuno lo contesta - ma siamo lontani da una di quelle inversioni di tendenza che avevano caratterizzato i comizi delle campagne elettorali. Ovviamente, da parte di Palazzo Chigi, il commento è che le misure hanno un impatto lento e che la percezione dei miglioramenti va letta alla luce dei cinque anni. Prendiamo per buona questa regola, ma deve valere per tutti altrimenti poi la gente si arrabbia di brutto.
In questi ultimi giorni si ha notizia di un vergognoso aumento di stipendi da parte di Renato Brunetta e quelli del Cnel. Il Cnel è quell’organismo di rilevanza costituzionale che doveva essere cancellato da tutti e che invece resta sempre piedi: tutti si sono sempre impegnati ad abolirlo ma chissà come mai qui si fanno mille riforme costituzionale e l’unica che dovrebbe essere fatta non la fanno. Eppure basterebbe una riga: Il Cnel è abolito. Perchè non lo fanno? Forse perchè è un carrozzone dove tutti stanno dentro, compresi i sindacati che infatti si guardano bene dal paralizzarne i lavori?
Per Renato Brunetta, ex ministro oggi alla guida dell’organo costituzionale (della serie: non se ne vanno mai a casa), si parla di un aggiustamento del proprio stipendio da 250mila a 310mila euro all’anno. La spesa totale per i vertici del Consiglio passa da 850mila euro a quasi due milioni. Una porcata, per usare una espressione cara al ministro Calderoli. Allora mi domando: ma il governo di centrodestra non ha niente da dire? La Meloni davvero vuole farsi sporcare da un aumento così vergognoso? Con che faccia il Cnel può permettersi si sindacare sul salario minimo quando la gestione Brunetta si sta caratterizzando per aumenti dei costi e degli stipendi.
Infatti, non appena è stato cancellato il tetto di 240mila euro al compenso dei manager pubblici, l’ufficio di presidenza del Cnel, guidato dallo stesso Brunetta, non ha perso tempo e ha fatto votare l’innalzamento del limite dei compensi apicali, equiparandoli al primo presidente della Cassazione. Più che una autocertificazione del proprio valore, quasi una glorificazione. Con effetto retroattivo. Eh sì, perché lo scatto retributivo parte dal primo agosto.
Il governo sapeva? Qualche indizio ci porta a dire di no, perché le intenzioni erano quelle di regolamentare con maggiore prudenza la questione, ma il blitz di Brunetta ha briciato i tempi. Se così fosse, la Meloni deve intervenire. Altrimenti il suo silenzio diventa un avallo. Tra l’altro, in un anno, la spesa al Cnel è quasi raddoppiata per la retribuzione dei vertici. Per le «competenze fisse e continuative del presidente, dei vice presidenti e dei consiglieri», nel bilancio di previsione del 2025, era stato messo in conto un esborso di 850mila euro, poi portato – in fase di assestamento – a 1,4 milioni di euro. Nel bilancio previsionale del prossimo anno, per non farsi mancare niente, è stabilito un ulteriore rialzo di 100mila euro, per un totale che arriverebbe a un milione e mezzo di euro.
Ora, con uno scenario del genere, capite bene che la percezione dei benefici previsti dal governo attraverso le sue manovre diventa una presa per i fondelli se nessuno entra nel Cnel con l’accetta e impone tagli agli stupendi di presidente e vertici. E questo lo deve fare la… Super-Meloni.