Contratti Pubblica Amministrazione, il tempo stringe: senza rinnovo salta la promozione in deroga per i dipendenti comunali
Se il rinnovo del contratto degli Enti locali non arriverà in tempo, per migliaia di dipendenti comunali sfumerà non solo l’atteso aumento salariale, ma anche la possibilità concreta di accedere a un avanzamento di carriera “in deroga” al titolo di studio
Un effetto collaterale poco discusso ma potenzialmente esplosivo: se il rinnovo del contratto degli Enti locali non arriverà in tempo, per migliaia di dipendenti comunali sfumerà non solo l’atteso aumento salariale, ma anche la possibilità concreta di accedere a un avanzamento di carriera “in deroga” al titolo di studio. Un diritto riconosciuto dal contratto 2019-2021 e già prorogato in altri comparti della Pubblica amministrazione, ma che per i Comuni rischia di svanire con il nuovo anno.ù
La norma “ponte” e la promozione senza laurea
Il contratto del triennio 2019-2021 per le funzioni locali conteneva una disposizione fortemente voluta dai sindacati: per tutta la durata dell’accordo, i dipendenti in possesso di almeno dieci anni di esperienza avrebbero potuto accedere all’area superiore — da istruttore a funzionario — anche in assenza di una laurea. Un meccanismo meritocratico, che intendeva valorizzare l’esperienza professionale, spesso accumulata in anni di servizio e responsabilità ben superiori al livello contrattuale. Il caso più emblematico riguarda gli istruttori amministrativi (nel gergo contrattuale, gli ex "assistenti"), molti dei quali oggi svolgono mansioni affini a quelle dei funzionari, pur avendo un semplice diploma. La norma del contratto permetteva loro, tramite procedura interna, di ottenere il riconoscimento formale del ruolo superiore, con tutto ciò che ne consegue in termini economici e di progressione di carriera.
Il tempo scade il 31 dicembre: nessuna proroga per i Comuni
Il problema? La validità della deroga scade il 31 dicembre 2025. Mentre per altri comparti pubblici — come ministeri, agenzie fiscali, INPS, e persino il personale amministrativo della sanità — questa possibilità è stata prorogata fino al 30 giugno 2026, per i Comuni la finestra si chiuderà tra poco più di tre mesi. L’ARAN, l’Agenzia che negozia i contratti per conto dello Stato, ha recentemente chiarito che solo le procedure avviate entro la fine dell’anno potranno essere portate a termine. Chi non riuscirà a rientrare nei tempi, dovrà mettersi in fila per un nuovo concorso — questa volta con il titolo di studio richiesto, ovvero una laurea.
Il rinnovo che non arriva e le responsabilità della politica
Il rinnovo del contratto per gli Enti locali procede a rilento. Dopo il confronto con i sindacati dello scorso 9 settembre, il prossimo tavolo è fissato al 2 ottobre. Ma i nodi restano. CGIL e UIL continuano a insistere su un adeguamento salariale che tenga conto dell’inflazione e del crescente divario tra le retribuzioni delle amministrazioni centrali e quelle locali. Una distanza che si traduce sempre più spesso in una “fuga” di personale qualificato dai Comuni verso ministeri e agenzie centrali, dove stipendi e opportunità di carriera sono più allettanti. Da parte sua, il ministro della Pubblica amministrazione Paolo Zangrillo ha cercato di stemperare le tensioni. Non solo ha aperto alla possibilità di avviare già da ora il tavolo per il successivo contratto 2025-2027, ma ha anche trasmesso al MEF la cosiddetta “direttiva madre”, l’atto propedeutico all’avvio formale della nuova stagione contrattuale. Un gesto politico chiaro, che punta a rimuovere le rigidità burocratiche e a imprimere una svolta alle trattative.
Una battaglia liberale: premiare il merito, non solo i titoli
Nel silenzio generale, però, rischia di passare sotto traccia una questione più ampia: il valore dell’esperienza nel pubblico impiego. La deroga al titolo di studio non è — come qualcuno insinua — una scorciatoia per “promozioni facili”. È piuttosto il riconoscimento di un principio liberale: la carriera deve premiare chi lavora, chi conosce a fondo la macchina amministrativa, chi ha dimostrato capacità e affidabilità sul campo. In un Paese dove la pubblica amministrazione soffre di rigidità, formalismi e carenza di personale, ignorare il capitale umano già presente negli enti locali è miope. È il momento di rilanciare una visione moderna del pubblico impiego, dove il merito non sia intralciato da barriere burocratiche o formalismi obsoleti. Rinnovare il contratto non è solo una questione di soldi. È un atto politico, una scelta di visione. E in questa scelta, i Comuni — troppo spesso dimenticati — meritano risposte concrete.
Di Riccardo Renzi