Caro Matteo Salvini, non è sparando dichiarazioni a raffica che cancellerai il sostegno a Mario Draghi e Roberto Speranza
Ho un rapporto cordiale con Matteo Salvini, nel senso che non nutro pregiudizi. Pertanto quel che sto per dire non ha acredine, è solo una critica che a questo punto non può non uscire
Ho un rapporto cordiale con Matteo Salvini, nel senso che non nutro pregiudizi. Pertanto quel che sto per dire non ha acredine, è solo una critica che a questo punto non può non uscire.
La critica è sulla malattia infantile da cui il leader della Lega non intende guarire. Quel che ormai mi sfugge è la fregola di voler dichiarare su tutto ogni giorno senza poi far seguire un’azione coerente e continuativa. Nel giro di pochi giorni Matteo Salvini (e qualcuno dei suoi) ha commentato la giravolta del ministro Schillaci sulle nomine dei due medici ribelli, il piano vaccinale e la postura bellicista del presidente francese Macron. Sia chiaro, nel merito le parole di Salvini le condivido e le sottoscrivo: Schillaci si è arreso alle pressioni del suo mondo di provenienza dimenticando la valenza politica del governo di cui ha deciso di far parte. Non ha avuto, il ministro della Salute, il coraggio di difendere l’allargamento di orizzonti e di vedute in un organo di mera consulenza.
E condivido anche le critiche a Macron, il quale non solo appesantisce i tentativi di mediazione perseguiti da Trump - il cui peso internazionale è decisamente superiore al Capo dello Stato francese - ma si ostina a portare l’Europa sulla posizione più fallimentare possibile, ossia quella di non legittimare Putin col quale - prima o poi - anche l’Europa dovrà scendere a patti. Come si può pensare infatti di arrivare a un tavolo di mediazione conservando come unico atteggiamento la “mostrificazione” del capo russo?
Pertanto non è nel merito che contesto le parole di Salvini. Quel che gli contesto è l’infantilismo di come interpreta il ruolo. In poche parole, è ormai chiaro che Salvini sforna dichiarazioni su ogni cosa al fine di smuovere il consenso suo personale e della Lega. Non c’è coerenza tra segreteria e dichiarazioni. Salvini consegna ai microfoni e alle agenzie (o ai suoi social) frasi che poi restano lì, appese al nulla.
Diciamo che l’impressione è che il buon Matteo stia cercando, attraverso dichiarazioni pesanti, di cancellare le recenti tracce di altri percorsi politici che pur egli intraprese. Tracce pesanti che gli contestai nelle sedi opportune quando ero al Senato.
Quel che voglio dire è che Salvini non può dichiarare contro Schillaci o far dichiarare ai suoi sulla obbligatorietà dei vaccini quando egli stesso e il suo partito appoggiarono il governo Draghi con Speranza ministro. Non solo. Salvini e la Lega non ebbero il coraggio di votare la sfiducia che pur portammo - noi di Italexit assieme a Fratelli d’Italia - in aula: com’è che adesso sugli stessi temi fa il fenomeno e si traveste da Cuor di Leone? Sulla guerra in Ucraina idem: la baldanza di oggi, Salvini non la ebbe quando il “suo” presidente del Consiglio era Mario Draghi, il quale non solo sfornava decreti sanzionatori ma se ne andava a braccetto con Macron. Ebbene, Salvini non contestò l’allora premier: perché non ne ebbe il coraggio? Perché votò tutto senza batter ciglio? Ora fa il gradasso con la Meloni, che senso politico ha?
A Salvini non posso non ricordare che diede la fiducia più volte - perché ripetutamente Draghi mise la fiducia ai decreti più delicati - a decisioni delicate portate in aula da Roberto Speranza o dall’allora ministro degli Esteri Luigi Di Maio. E non posso glissare sul fatto che il ministro della Difesa di quell’esecutivo era il piddino Guerini.
Allora non tirava bordate, il capo della Lega. Allora consentì al governo di Mario Draghi - figura contro la quale sparava parole di fuoco in campagna elettorale salvo poi unirsi a quel governo di “salvezza nazionale” - una navigazione serena. Adesso cosa è cambiato? Perché ora trova le parole giuste (salvo poi uniformarsi alle decisioni dell’attuale governo, anche quelle che, per esempio, oppongono la golden power nei confronti di UniCredit, colpevole di non andarsene dalla Russia…) contro Macron o contro Schillaci?
Allora diciamocela tutta: Matteo Salvini non pensa ai risultati ma pensa solo a coprire mediaticamente alcuni spazi. Gli domando: sei sicuro di essere sulla strada giusta? Nel recente passato non mi sembra che abbia portato granché bene, tant’è che quel consenso enorme che ebbe ai tempi del governo gialloverde (che lui fece cadere) non l’ha più avuto. E allora, per dirla col generale Vannacci: che mondo al contrario è quello dove si resta in sella pur perdendo una montagna di voti?
Salvini deve decidere che parte in commedia recitare. Le dichiarazioni fatte tanto per fare non servono a nulla. Nemmeno a riprendersi dei voti a danno della Meloni e di Forza Italia.
Di Gianluigi Paragone