FdI, l’asse silenzioso tra Rocca, Lollobrigida e Gemmato: prove tecniche di "corrente" nel cuore del partito di Giorgia Meloni?

C’è un filo sottile, eppure sempre più visibile, che collega via della Scrofa alla Pisana e a Palazzo Chigi. Un asse silenzioso, per ora privo di etichette e dichiarazioni ufficiali, ma che negli ultimi mesi ha cominciato a prendere corpo. Il nome di battesimo non c’è – e forse non ci sarà mai – ma dentro Fratelli d’Italia si inizia a parlare sempre più apertamente di un asse “Rocca-Lollobrigida-Gemmato”, una rete politico-amministrativa che, secondo i bene informati, potrebbe diventare la prima vera corrente strutturata del partito di Giorgia Meloni.

Un'ipotesi che ufficialmente viene respinta con fastidio. “Non è nel nostro dna, noi non siamo il Pd”. Eppure, qualcosa si muove. E da tempo.

L’epicentro resta il Lazio. Francesco Rocca, governatore in quota FdI ma mai completamente organico al partito, ha trovato nell’asse con il ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida, un equilibrio strategico per tenere in ordine una maggioranza tutt’altro che semplice. Il rapporto con il centrodestra romano e persino la gestione del dossier sanità – con la figura sempre più visibile del sottosegretario Marcello Gemmato – raccontano di qualcosa che opera con discrezione ma con efficacia.

Lollobrigida, fedelissimo della prima ora della Premier, ha nel tempo costruito una rete di riferimenti amministrativi e parlamentari che lo rendono oggi uno degli uomini più forti del partito. Attento a non apparire mai troppo in contrasto con Giorgia Meloni, non ha mai mostrato ambizioni autonome. Ma è nei dettagli che si intravede una strategia più ampia: mettere radici, pesare, contare. Senza strappi, ma anche senza rinunciare a nulla.

Gemmato, invece, ha costruito la sua ascesa più silenziosamente. Classe 1975, farmacista e uomo del Sud, ha saputo guadagnarsi la fiducia della leader in una delle fasi più delicate del governo: la gestione post-Covid e le riforme del sistema sanitario. Vicino a Lollobrigida e sempre più spesso presente nei vertici che contano, viene considerato un profilo in ascesa, pronto – se il quadro lo permetterà – a capitalizzare il lavoro fatto con un ruolo più politico dentro il partito.

E proprio questo è il nodo. FdI, da sempre ostile alla logica delle correnti, inizia ora a mostrare le prime crepe nella monoliticità del melonismo più puro. Non c’è scissione all’orizzonte, né guerre intestine. Ma le geometrie interne si fanno più complesse, e l’idea che possa emergere un’area organizzata – fatta di amministratori, parlamentari, tecnici e dirigenti locali – comincia a serpeggiare con insistenza tra i corridoi del potere.

A via della Scrofa l’ipotesi viene per ora derubricata a “fantapolitica”. Ma gli osservatori più attenti notano come in vista del congresso (quando verrà convocato), certe mosse sembrino già in campo. «Non è questione di correnti, è questione di peso specifico». «Chi ha responsabilità deve essere messo nelle condizioni di contare».

insomma, la stagione delle correnti, in Fratelli d’Italia, potrebbe essere più vicina di quanto la premier desideri.