Corte, ok a congedo di paternità a “madre di intenzione” in coppie lesbiche, Pillon al GdI: “Follia, tentativo di abituare società a irrealtà”

Intervistato dal Giornale d’Italia, l’avvocato Pillon ha definito una “follia” la sentenza della Corte Costituzionale che ha dato l’ok al congedo di paternità alla “madre di intenzione” in coppie lesbiche

La Corte Costituzionale ha stabilito che anche la madreintenzionalenelle coppie lesbiche ha diritto al congedo di paternità obbligatorio. Una decisione che segna una svolta storica per le famiglie omogenitoriali e che ha subito acceso il dibattito politico e culturale. Durissima la reazione dell’avvocato Simone Pillon, che al Giornale d’Italia parla di “follia” e di “tentativo di abituare la società alla irrealtà”. Il caso è partito dalla Corte d’appello di Brescia e ha portato la Consulta a dichiarare incostituzionale la norma che riservava il beneficio solo al padre biologico.

Corte, ok a congedo di paternità a “madre di intenzione” in coppie lesbiche, Pillon al GdI: “Follia, tentativo di abituare società a irrealtà”

Con la sentenza n. 115/2025, la Consulta ha infatti sancito il diritto al congedo obbligatorio anche per la madre intenzionale, ovvero colei che, pur non essendo biologicamente legata al figlio, ha partecipato attivamente al progetto genitoriale all'interno di una coppia di donne. La Corte ha dichiarato incostituzionale l’articolo 27-bis del decreto legislativo 151/2001, in quanto violerebbe l’articolo 3 della Costituzione, che tutela l’uguaglianza e il principio di non discriminazione.

Secondo i giudici, “il trattamento differenziato nei confronti delle coppie omogenitoriali non trova giustificazione razionale” e risulta lesivo anche dei diritti fondamentali del minore. Viene così superato il requisito del legame biologico come unico fondamento del ruolo genitoriale, lasciando spazio al riconoscimento legale e alla responsabilità effettiva nella cura del figlio.

Finora, il congedo di paternità obbligatorio — 10 giorni retribuiti — era riconosciuto solo al padre nei nuclei eterosessuali. La formulazione dell’articolo 27-bis parlava esplicitamente di “padre”, escludendo ogni altro modello familiare. Ora, anche la “seconda madre” ufficialmente registrata all’anagrafe avrà diritto allo stesso trattamento, e le aziende dovranno adeguarsi riconoscendo il congedo alle madri intenzionali.

Il procedimento che ha condotto alla decisione della Consulta è partito da un ricorso sollevato dalla Corte d’appello di Brescia, che ha rilevato il carattere discriminatorio della normativa esistente. I giudici hanno sottolineato come la madre intenzionale si trovi in una posizione del tutto analoga a quella del padre eterosessuale, ma venga ingiustamente esclusa da un diritto fondamentale nel momento più delicato della vita del bambino.

Durissima la reazione dell’avvocato Simone Pillon, già vicepresidente della commissione parlamentare infanzia e oggi presidente dell’associazione S. Tommaso Moro: “A me questa decisione sembra una follia. Intanto, non ho capito perché una mamma può essere ‘di intenzione’, perché a quel punto io posso essere il ‘marito di intenzione’ di Marina Berlusconi e poi faccio il ‘divorziato di intenzione’ per chiederle l’assegno di mantenimento. Il diritto, non può basarsi sulle intenzioni, perché non sono rilevanti dal punto di vista giuridico. Secondo, mi pare assurdo e ridicolo che la ‘madre di intenzione’ si becchi il congedo di paternità. Se è la madre, come fa ad avere il congedo di paternità? In generale, è un tentativo di distorcere la realtà e di usare lo strumento del diritto per abituare la società alla irrealtà, alla follia. Credo che la Corte Costituzionale abbia perso una buna occasione per riaffermare il diritto e abbia usato tale occasione per affermare le ideologie”.