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Caso Sangiuliano, l'ex ministro della Cultura: "Ho pensato al suicidio, era tutto usato contro di me, ho chiuso con la politica"

L'ex ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano è tornato a parlare in merito al caso Boccia, che ha portato alle sue dimissioni

04 Luglio 2025

Caso Sangiuliano, l'ex ministro della Cultura: "Ho pensato al suicidio, era tutto usato contro di me, ho chiuso con la politica"

Fonte: LaPresse

L'ex ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano è tornato a parlare in merito al caso Boccia, che ha avuto un impatto profondo sul protagonista. "A un certo punto ho pensato al suicidio. Avevano creato un’altra persona. Leggevo cose su di me che non riconoscevo. Ero stato trasformato in una figura da abbattere. Tutto veniva usato contro di me. Tutto", ha dichiarato l’ex ministro della Cultura, ora corrispondente Rai da Parigi.

Caso Sangiuliano, l'ex ministro della Cultura: "Ho pensato al suicidio, era tutto usato contro di me, ho chiuso con la politica"

Sangiuliano ha poi chiarito la sua posizione sulla politica dopo il caso legato alla figura di Maria Rosaria Boccia: "Con la politica ho chiuso. Basta. Anche se nella vita mai dire mai". Riguardo a una possibile candidatura alle Regionali in Campania, ha rivelato: "Me l’hanno chiesto, ma ho rifiutato". Nei giorni scorsi, ha aggiunto, "mi ha scritto Giorgetti. Non lo sentivo da mesi. Ci eravamo scambiati gli auguri a Natale e basta. Poi, all’improvviso, l’altro giorno, quando è riesploso il caso del tax credit, la storia di Kaufmann che ha truffato lo Stato per 800mila euro, mi arriva un messaggio: 'Stamattina ho pensato a te. Avevi ragione'. Punto".

L’ex ministro ha parlato anche della sua solitudine, raccontando come "gente che ho aiutato non si sia più fatta viva. Ma non faccio nomi". Sangiuliano ha poi espresso un affetto particolare per alcuni dei suoi ex colleghi: "Maurizio Gasparri e Ignazio La Russa per me sono come due fratelli. Li sento spesso, anche Salvini". Su Giorgia Meloni, ha detto: "Ci scambiamo messaggi per Natale, per i compleanni e qualche volta anche sulla politica internazionale". 

In merito al caso Kaufmann che ha messo in discussione le politiche sul tax credit, Sangiuliano rivendica le sue scelte: "Per essere intervenuto sul tax credit, per aver messo un freno, per aver inserito qualche regola di buon senso, sono stato crocifisso. Io ho sempre detto che 300-400 milioni all’anno erano una cifra giusta per il cinema, purché distribuiti in base a regole serie. Non si trattava di eliminare i finanziamenti, ma di razionalizzarli. Mi hanno accusato di voler distruggere il cinema italiano, mentre il mio obiettivo era salvarlo. Vi chiedo: la qualità del cinema italiano, con tutti questi soldi, è migliorata o peggiorata? Secondo me è peggiorata. L’anno scorso abbiamo prodotto 800 film in un anno, contro i 300 della Francia e i 200 della Germania. Ma neanche il cinefilo più accanito può guardare 800 film. E quanti di questi film sono diventati dei successi? Ogni Paese ha avuto almeno un titolo che ha sfondato, come 'La Casa di carta' in Spagna, una produzione che ha avuto enorme successo su Netflix. Noi? Niente. O quasi. Con il Tax credit, il cinema è diventato una macchina che produce quantità, non qualità".

Per Sangiuliano, il tax credit è simile al superbonus edilizio: "Anche i costi sono impazziti: un camion per le riprese, un parrucchiere di scena, oggi costano il doppio rispetto a cinque anni fa. Proprio come è successo con il superbonus. Nel 2016 il fondo per il cinema era sotto i 400 milioni. Nel 2017 è salito a 423 milioni, poi è arrivato a 850 milioni nel 2022. Io lo riportai a 700 milioni. E per questo sono stato linciato".

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