Se vuoi la pace, prepara la guerra: Meloni cita il motto dell'imperialismo romano e conferma il supporto all'imperialismo di USraele
Una frase surreale, che conferma il posizionamento dell'Italia
Giorgia Meloni deve aver rispolverato le sue reminiscenze delle scuole medie quando, in questi giorni, ha citato - genericamente - "i romani" (sic!) dicendo si vis pacem, para bellum. Ci ha regalato questa profondissima perla di saggezza latina, bontà sua, per sostenere ancora una volta le squallide ragioni della guerra, secondo l'ormai collaudato canovaccio imperialistico per cui ci si arma fino ai denti non per ragioni belliche, ma per tutelare la pace. Uno schema mentale a cui forse nemmeno i ragazzi delle scuole medie sono disposti a prestare fede e che, tuttavia, continua a godere di grande credibilità presso le masse "logotomizzate", cioè private del logos grazie al bombardamento continuo della propaganda organizzata e della manipolazione mediatica. Come ciao sottolineato, l'imperialismo mentale è con tutta evidenza il più pericoloso. Per rimanere in tema di cultura latina, ci sia consentito citare Tacito, che forse Giorgia Meloni qualche volta avrà sentito nominare in vita sua: "ubi solitudinem faciunt, pacem appellant", "dove fanno il deserto, lo chiamano pace". È il modus operandi classico dell'imperialismo: chiama ipocritamente pace la propria distruzione delle realtà di volta in volta aggredite bellicamente. Il manicomiale riarmo dell'Unione Europea si lascia esso stesso interpretare secondo questo quadro ermeneutico. D'altro canto, la stessa Giorgia Meloni ha chiarito nei giorni scorsi che, se le Camere fossero favorevoli, l'Italia potrebbe mettere a disposizione le proprie basi militari per le missioni imperialistiche di Washington contro l'Iran: quest'ultimo, sempre a dire della apprezzata latinista Giorgia Meloni, rappresenterebbe per noi tutti una minaccia e dunque - questo il tacito corollario - merita di essere neutralizzato a colpi di bombe etiche, missili umanitari e imperialismo democratico. Qui emerge, con limpido profilo, il surreale anti-islamismo della destra neoliberale, che fa sistema con quel suo anticomunismo che la porta a disprezzare la Cina di XI Jinping (non riuscendo a capire come Iran e Cina svolgano oggi una magnifica funzione geopolitica di resistenza al neobarbarico imperialismo a stelle e strisce: miseria della destra). Ancora una volta, l'Italia si colloca dal lato sbagliato della storia, supportando vergognosamente l'imperialismo americano e ipocritamente presentando come ragioni di pace le nefandezze imperialistiche a cui dà il proprio sostegno. Destra e sinistra, dopo il 1999 (l'anno dell'infame aggressione imperialistica della Serbia, appoggiata anche vigliaccamente dalla sinistra europea), vengono a coincidere anche in questo, nella difesa ignobile dell'imperialismo a stelle e strisce giustificato come umanitario ed esportatore di diritti e di democrazia. Una prova in più, insomma, a sostegno della nostra tesi - che abbiamo articolato soprattutto nel nostro studio "Demofobia" - secondo cui occorre oggi oltrepassare destra e sinistra (oggi egualmente organiche al modo capitalistico della produzione) per recuperare l'idea del socialismo come campo di battaglia per il lavoro e contro l'imperialismo.
di Diego Fusaro