Mattarella regista dell’intesa, prove di disgelo tra Meloni e Macron: appuntamento a Roma, ma il copione lo scrive il Colle

“Serve un asse forte con Parigi”: così il Quirinale ha spinto per il faccia a faccia. L’idea nata al funerale del Papa, martedì l’incontro a Roma. Focus su Ucraina e dazi: “Non possiamo permetterci divisioni”

Altro che casualità diplomatica o agende convergenti. Dietro il faccia a faccia tra Giorgia Meloni ed Emmanuel Macron, previsto per martedì a Roma, c’è la regia silenziosa ma determinata del Quirinale. Fonti bene informate – di quelle che parlano solo sottovoce e lontano dai microfoni – sussurrano che Sergio Mattarella lavorava sottotraccia da settimane per far sedere al tavolo i due leader dopo mesi di freddezza glaciale. E non solo per una foto di rito.

L’occasione? Un contesto solenne, quasi surreale: il funerale di Papa Francesco. Tra una preghiera e una stretta di mano, Meloni e Macron si sarebbero scambiati più di un semplice cordoglio. Qualcosa di simile a un “ci vediamo presto”, che nel linguaggio diplomatico vale come una semi-firma. Da lì, la macchina si è messa in moto. A tirare le fila: il Colle, con il suo stile felpato e implacabile. Discrezione quirinalizia.
È stato il Presidente a suggerire ai due leader di approfittare del momento”, racconta una fonte di alto livello vicina al Quirinale.
Non si tratta solo di cortesia istituzionale. C’è la consapevolezza che l’Europa non può permettersi divisioni in questo momento".

L’incontro sarà a Roma. Non per caso. L’ultima volta era stata la premier a fare il passo verso Parigi. Adesso, tocca a Macron ricambiare. Parità diplomatica ristabilita, ma con un sottotesto politico pesante: è il segnale che l’asse Italia-Francia prova a rimettersi in carreggiata. Do you remember "trattato del Quirinale"? Serve eccome, in una fase dove l’Europa barcolla tra guerre e dazi.
Due i dossier sul tavolo, pesanti come macigni. La trattativa con Washington sui dazi: serve una linea comune, altrimenti l’Europa rischia di andare in ordine sparso e farsi dettare condizioni. E l'Ucraina. “Sui dazi, l’Italia non può permettersi fughe in avanti né silenzi strategici,” spiega un diplomatico italiano.
Servono alleanze solide, e Macron resta un interlocutore chiave, piaccia o no.” Ma il messaggio politico è chiaro: fine del gelo, via libera al “dialogo costruttivo” (copyright delle cancellerie), con la benedizione silenziosa di chi, dal Colle più alto, tiene ancora il timone della credibilità internazionale del Paese. “È un primo passo, ma il clima è cambiato,” garantisce una fonte francese.
“Dopo mesi di tensioni, ora c’è voglia di chiudere il capitolo e aprirne uno nuovo. Ma sarà un libro da scrivere a quattro mani. E con molta cautela".

Di Eric Draven