Riccione, revocata cittadinanza onoraria a Mussolini e Oviglio, Paolini (FdI): “Sindaco Angelini comunista, censura e cancella la storia”

Secondo Paolini, la decisione sarebbe frutto di “una visione del 25 Aprile, ancora quella della guerra civile che iniziò l’8 settembre del 1943 e nelle loro teste non ancora terminata”

Il Consiglio comunale di Riccione ha approvato la revoca della cittadinanza onoraria conferita nel 1923 a Benito Mussolini e ad Aldo Oviglio, con 12 voti favorevoli, 5 contrari e 3 astenuti. Una decisione che, sebbene formalmente ratificata, non ha ottenuto l’unanimità. Stefano Paolini (FdI) critica aspramente la scelta della giunta del Pd: “Sindaco Angelini una comunista, censura e cancella la storia”.

Revocata cittadinanza onoraria di Riccione a Mussolini e Oviglio, Paolini (FdI): “Sindaco Angelini comunista, censura e cancella la storia”

Duro l’attacco di Fratelli d’Italia alla decisione presa dal Pd. Stefano Paolini, esponente del direttivo locale, attacca frontalmente l’amministrazione: “È passato più di un secolo eppure – scrive Paolini – se ne ricordano soltanto ora, guarda caso con questi comunisti e con un sindaco comunista al governo della città. Revocare la cittadinanza onoraria a Benito Mussolini, cancellare una fetta di storia che non ha nulla a che fare con la dittatura di un regime ma che fa parte della città è vergognoso”.

Il consigliere affonda anche sul metodo, citando l'esempio del piccolo comune di San Clemente, anch’esso guidato da una giunta di centrosinistra, come precursore di una linea che oggi Riccione, “comune che proprio Mussolini decise di staccare da Rimini”, avrebbe seguito. Paolini critica poi l’iniziativa con sarcasmo: “Se la logica fosse questa, perché allora non togliere la residenza ai concittadini di viale Malta e Corsica visto che le case inaugurate da donna Rachele furono edificate dal regime?”.

Nel suo intervento, il rappresentante di Fratelli d’Italia accusa la sindaca Angelini di agire su mandato ideologico:Una sindaca comunista – continua la nota – perché tale è anche se lei si vergogna ad ammetterlo, e i suoi sodali che si sono presentati con una ridicola t-shirt in Consiglio hanno deciso che la storia deve essere cancellata in nome di un negazionismo che realmente appartiene solo a loro”.

Paolini denuncia anche divisioni interne alla maggioranza, facendo notare che “al momento del voto gli altri componenti della maggioranza si sono astenuti”, interpretando il gesto come segno di disaccordo politico più che di prudenza istituzionale. E prosegue con un parallelo polemico: “Coerentemente allora dovrebbero essere cancellate via Stalingrado, i simboli di un altro regime”.

L’affondo prosegue con un riferimento ironico all’ex presidente della Camera: “Ora manca solo l’arrivo della Boldrini, così proprio facciamo il replay di San Clemente”, aggiungendo che non si stupirebbe se “la Angelini decidesse di concedere o dedicare una via o una struttura dedicata alle cosiddette risorse tanto care alla Boldrini e ai comunisti riccionesi e non”.

Secondo Paolini, la decisione sarebbe frutto di “una visione del 25 Aprile, ancora quella della guerra civile che iniziò l’8 settembre del 1943 e nelle loro teste non ancora terminata”. Ma l’esponente di FdI individua una motivazione politica precisa dietro la revoca: “Vi siete chiesti come mai questa battaglia di censura e cancellazioni viene fuori soltanto ora? La risposta è semplice: il governo nazionale di centrodestra con Giorgia Meloni presidente del Consiglio muove alla rabbia e alla ribellione – conclude – proprie dei comunisti di ieri e di oggi”.

Infine, Paolini rivendica con fermezza la posizione del partito: “Tenteranno di dirvi che siamo ancora nostalgici, fascisti e figli di quell’epoca storica: la politica oggi non è questa. Loro sono rimasti a quegli anni, noi governiamo il Paese e, speriamo presto, anche questa città”.

La sindaca Pd Daniela Angelini ha spiegato la scelta sottolineando il valore simbolico dell’iniziativa: non si tratta di “cancellare la storia, ma di riconsegnare il massimo rispetto all'onorificenza, che è opposta e incompatibile con Mussolini”.