12 Maggio 2025
Mattarella La Russa (fonte imagoeconomica)
Mentre Ignazio La Russa, presidente del Senato (nonché secondo nella scala gerarchica dello Stato, supplente ufficiale del Capo dello Stato in caso di impedimento), si lancia in dichiarazioni surreali sul referendum, esondando dalle proprie prerogative istituzionali e sdoganando l’astensionismo come legittimo strumento politico, dalle parti del Quirinale tutto tace. Il punto è che la Costituzione italiana non assegna al presidente del Senato (così come a quello della Camera) il compito di esprimere giudizi politici o di intervenire nelle campagne elettorali (men che meno di fare "propaganda", nemmeno a fini astensionistici). Anzi, ha il dovere costituzionale di essere nonché apparire super partes in quanto rappresentante di tutti i senatori della Repubblica non soltanto di quelli del suo partito o della maggioranza di governo.
Sergio Mattarella, garante supremo della Costituzione, custode dell’equilibrio istituzionale, resta però in silenzio. Eppure, da giorni, i costituzionalisti non le mandano a dire: “Metodo sbagliato, merito peggio”, sintetizza qualcuno.
Parole durissime. Ma da lassù, dalla vetta più alta della Repubblica, niente. Nessuna nota, nessun monito, nessuna alzata di sopracciglio quirinalizio. Solo silenzio.
Ma davvero Mattarella può permettersi questo aplomb istituzionale? Possibile che il Colle, così pronto a bacchettare i populismi a geometria variabile, si faccia improvvisamente timido di fronte al numero 2 dello Stato?
Siamo al paradosso: l’uomo che dovrebbe sostituire il Presidente della Repubblica in caso di necessità, dimostra ogni giorno di non esserne nemmeno un lontano surrogato. E nessuno dice niente.
Intanto, in Parlamento volano gli stracci, nei talk show si accapigliano, sui social si scatena la furia. Ma il garante resta garbatamente in silenzio. Forse troppo.
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