Il conclave più osceno della storia segna una svolta nel senso dell'irrealtà totale, della Narrazione globalizzata che mette insieme vaccini e cardinali, santi e criminali, pace e guerra.

Nessuno poteva prevedere una simile, bruciante deriva nel segno dello sfaldamento, della polverizzazione di ogni significato, ma indietro non si torna, la realtà sarà sempre più irreale e surrogata dalla tecnologia dei miraggi e del controllo.

Se si vuol capire come un virus di laboratorio sia servito ad imporre vaccini che stanno sterminando la popolazione mondiale e in particolare italiana, basta seguire l'informazione tra morte e nascita di un papa. Uno spettacolo indegno, dove nessuno si salva. La morte di Bergoglio, accolta con accenti isterici, da setta globale, sembrava segnare un culmine, invece era solo il viatico per un peggio che non ha mai fine: ore ed ore di trasmissione sul niente, servizi all'insegna di un infantilismo inverecondo, un servilismo incomprensibile in un Paese che si dice e dovrebbe essere laico almeno quanto ad istituzioni, a informazione e invece si riscopre TeleVaticano su tutti i canali di tutte le reti; ma nel modo più osceno, volatile, pettegolo, laido. I cardinali irriconoscibili impresentabili, del tutto desacralizzati, consegnati al secolo, prede del demone della vanità, passano, parlano, senza fermarsi, come i politici, salutano, portano occhiali scuri da popstar, invocano lo spirito santo ridendo e rivelano: tra di noi ci odiamo, sarà dura. E se non mascherano più l'odio neppure i santi uomini, come si fa a salvarsene? Questi cardinali sono oltre la parodia del “Santo Soglio”, l'episodio con Manfredi che fingendosi decrepito e rincoglionito li mette tutti nel sacco i prelati maneggioni, e appena eletto li fa fuori, li manda al boia. Ma qui è peggio, questi sono frivoli, volgari come magnaccia o travestiti, mettono in scena un conclave reality, un festival gender, alcuni hanno preteso ristoranti esclusivi solo per loro, altri si sono ubriacati ai minibar degli hotel a 5 stelle e scoprendo di dover pagare si son messi ad imprecare, a bestemmiare, qualcuno che ancora crede in Dio è fuggito, si è ritirato in solitudine “per disintossicarmi”.

Il popolo dei fedeli non è meglio, a migliaia sciamano in piazza San Pietro e per cosa? Per scoprire che non possono usare i telefoni perché i cardinali non fidandosi manco del Padreterno hanno bloccato la Rete, per guardare un comignolo da cui dovrebbe sinistramente uscire del fumo, prima nero, poi candido. Ma pur di esserci! Come quando è morto Bergoglio. Questa non è fede, è l'esatto contrario, superstizione, protagonismo, affarismo – una bottegaia ridendo anche lei ha detto “sono giorni pesanti per noi, giorni di sacrificio ma li accettiamo di buon grado” -, smania di farsi vedere, ieri hanno intervistato un sacerdote isterico che pareva un ultrà alla finale di Champion, poi un fluido che non sapeva o non poteva dire perché si trovava davvero lì, per conoscerne altri, per acchiappare. Quelli che non sono in piazza San Pietro si consolano in due, trecentomila sul canale youtube del Vaticano dove rimane fisso, tipo monoscopio, il camino silente, una roba lugubre ma allucinante. Che senso ha tutto questo?

Scusi lei perché è qui? “Ah, un'emozione incredibile”. Totalmente ignari di dinamiche di potere, di implicazioni geopolitiche, di scenari strategici, ma vanno lì per emozionarsi e poi ci restano male: “Eravamo sicuri della fumata bianca, invece è stata nera e ce ne siamo andati”. La logica è quella dell'emozione facile, del divertimento a tutti i costi, come Lucio Corsi all'Eurofestival e Simona Ventura all'Isola dei Famosi, con la differenza che per loro divertimento equivale a guadagno. Ma anche i padri elettori quando gli fanno la solita domanda idiota, “cosa si prova ad entrare in conclave”, rispondono: è un'emozione incredibile. I cosiddetti fedeli si contentano di quel che passa il convento: “Mah, speriamo un italiano ma anche uno straniero va bene”. Conservatore o progressista? Ma che gli fa, comunque vada sarà un successo, “un grande papa”, per la gente, per gli ultimi, per i poveri, per la pace, per l'ambiente, per la giustizia, per la carità, per i migranti, per la globalizzazione e per la Madonna. E già l'informazione cialtrona trasforma “fumata nera, fumata bianca” in cliché, modi scontati per dire un'attesa delusa, un risultato auspicato.

Sarà pure colpa della temperie, dello spirito del tempo più che della Chiesa, di Bergoglio che comunque ci si è trovato benissimo in questo tempo empio, del tutto scristianizzato, ma certo un conclave così pornografico non si era mai visto, Camillo Langone sul Foglio ha buttato giù poche righe scandalizzate ma l'indignazione non basta, siamo davanti ad una svolta sicuramente irreversibile: la Chiesa reality inaugura un conclave che è un baraccone televisivo e capitalizza in affari ciò che ha perso in autorevolezza, in magistero. E se questo è lo stato della principale religione al mondo, benché in crisi, non c'è da stare allegri. Tutto, da Dio ai suoi rappresentati, dallo sport alle guerre, diventa proiezione senza corpo, senza senso, senza verità a parte le vittime che però servono come coreografia. E se niente è vero tutto può esserlo, la realtà completamente rimossa, sostituita dalla Narrazione che, come dicono i cannibali in aura di filantropi, come dice il dimissionario Schwab dal World Economic Forum, “è l'unica cosa reale ed è nostra”. Vaccini e cardinali si tengono insieme come qualcosa che non esiste ma cambia le cose, impone un suo racconto che si rivela devastante per le sorti dell'umanità. Farmaci e prelati, guerra e pace, ambiente e distruzione, energia e apatia, Dio e Diavolo: non c'è più distinzione, non c'è più concretezza, nessun significato, si prendono delle entità simboliche e li si sacralizza, come dei totem, da noi c'è il culto, totalmente incomprensibile, di Mattarella, un cattocomunista di potere arrivato al soglio laico e come tale indiscusso, osannato a prescindere, 92 minuti di applausi della èlite alla Scala, esegeti al di sotto della decenza, tutti che ovunque vada si prostrano, gli regalano magliette da calciatore col suo nome, targhe, formaggi, riconoscimenti da divo dello spettacolo ad honorem, i bambini messi in falange ad accoglierlo, una divinizzazione che l'informazione di servizio spaccia per autentica e invece si può spiegare forse solo col particolare atteggiamento degli italiani che il potere sommo lo riveriscono diffidandone, lo sognano e insieme lo temono come qualcosa di minaccioso, che può raggiungerli in ogni momento. Per dire un atteggiamento infantile, di servilismo scaramantico, che non distingue tra un papa, un presidente e una star della televisione o delle arene sportive.

Francesco Cataluccio ha fatto un'epoca fa un libro illuminante, passato praticamente inosservato, “Immaturità: la malattia del nostro tempo” ma a rileggerlo dopo 20 anni sembra già un testo di storia, nessuno poteva prevedere una simile, bruciante deriva nel segno dello sfaldamento, della polverizzazione di ogni significato. Avevano visto gli influencer come Chiara Ferragni nel cogliere che l'unico modo per restare al mondo, e restarci da nababbi, era puntare sulla menzogna che è come dire sui miraggi, sull'irrealtà pubblicitaria. Oggi dire, fare qualcosa di oggettivo, di effettivo, che resta, che non si può rinnegare, con tutte le conseguenze e le responsabilità del caso, è l'unico crimine e come tale non viene perdonato: politici, pontefici, puttane, criminali, stragisti, filantropi, giornalisti, intellettuali, parassiti vivono in questa bolla come amebe o guitti, entità indistinguibili che si nutrono di vapore mefitico, di esibizionismo, di falsità, di personalismo, il loro orizzonte è istantaneo, non va oltre il qui ed ora, la loro prospettiva è il male, il loro (ma anche nostro, di tutti) unico credo è il “vanitas vanitatum et omnia vanitas”. E questa smaterializzazione che sembra sempre terminale in realtà è sempre all'inizio, un'eterna partenza verso un abisso sempre più disperante. Lo eleggessero infine questo Santo Padre nuovo di zecca in continuità con Bergoglio perché ha ragione il cappellano di Casarini, “La Chiesa non può tornare indietro”, è troppo compromessa, troppo avvolta nel business globale totalmente apostata, anche quei testoni dei cardinali reazionari lo hanno capito, lo eleggessero Parolin in orario per il Tg Uno delle venti che, TeleMeloni o TeleSchlein, resta sempre TeleVaticano per quegli bigotti blasfemi che sono gli italiani.