Trump “sposa” Meloni per spaccare Bruxelles e dividere l'Europa. La mossa americana e il prezzo (alto) pagato da Roma - RETROSCENA ESCLUSIVO
Un abbraccio caloroso, sorrisi ben calibrati, parole misurate ma dense di significato. Il primo incontro ufficiale tra Donald J. Trump e Giorgia Meloni non è stato solo il rituale diplomatico tra due leader. È stato, come confermato da chi ha avuto accesso ai colloqui riservati, il primo atto di una strategia più ampia: un asse diretto tra Washington e Roma, costruito per indebolire Bruxelles e ridisegnare gli equilibri euro-atlantici secondo i canoni trumpiani
Il documento congiunto, presentato oggi, un giorno dopo il bilaterale alla Casa Bianca, appare a prima lettura come una lista di intenti condivisi: sicurezza, cooperazione tecnologica, energia, difesa comune. Ma nei dettagli, secondo fonti qualificate, si nasconde il vero messaggio dell’accordo: Trump ha trovato in Meloni il suo interlocutore privilegiato in Europa, e l’Italia si è candidata – consapevolmente – a diventare il suo avamposto strategico nel Vecchio Continente. Giorgia Meloni ha finalmente fatto, dopo tanti tentennamenti, la sua scelta di campo e tra Trump e l'Europa ha scelto Trump.
Il Cavallo di Troia
Dietro l’enfasi sulla “reciprocità” e sul “rafforzamento dell’alleanza”, c’è molto di più. L’Italia accetta – nero su bianco – l’orientamento americano su tutti i dossier sensibili: dal rifiuto della web tax (un affronto diretto a Bruxelles), al pieno sostegno alle tecnologie USA per le reti critiche (che ne pensa Mattarella?), fino al rilancio degli Accordi di Abramo come modello per il Medio Oriente, proprio mentre l’Europa chiede una pausa umanitaria e una linea più equilibrata sul conflitto israelo-palestinese.
Per un osservatore europeo, il documento è una resa su tutta la linea. Per Trump, invece, è una vittoria strategica: un partner europeo che rompe con l’unanimità di Bruxelles e che, nel momento in cui l’Ue è più fragile, accetta un ruolo da “ponte” tra l’America sovranista e il Mediterraneo allargato.
I sospetti in Europa
In ambienti comunitari, la reazione è stata gelida. Nessuna nota ufficiale, ma tra i diplomatici si parla apertamente di “preoccupazione”. L’Italia, che un tempo era considerata un baluardo dell’europeismo atlantista, sembra ora muoversi in autonomia, se non in contrasto, con l’agenda comune. L’esclusione dell’Unione europea dai riferimenti del documento – salvo un passaggio vago su un possibile summit USA-UE – è letta come un segnale: Trump non tratta con Bruxelles, preferisce dividere e governare.
Il prezzo pagato da Meloni
Per Giorgia Meloni, l’incontro con Trump ha rappresentato un investimento personale per restare in sella a palazzo Chigi il più a lungo possibile. Dopo mesi di tentativi, ha ottenuto la foto, l’intesa, e la promessa di una visita ufficiale in Italia. Ma a che prezzo? «Abbiamo appaltato la nostra sicurezza», sussurra una fonte governativa in privato, facendo riferimento all’apertura a Starlink e ad altri sistemi USA senza un coordinamento europeo. L’Italia rinuncia alla web tax, accoglie il gas americano, spalanca le porte alle infrastrutture a stelle e strisce. E Bruxelles resta alla finestra.
C’è chi, all’interno della maggioranza, si mostra entusiasta: «Finalmente un’alleanza vera, senza ipocrisie». Ma altri, anche nel centrodestra, iniziano a chiedersi se non si stia sbilanciando troppo l’asse. Anche perché Trump non ha mai nascosto la sua volontà di ridimensionare la NATO e chiedere maggiori contributi agli alleati. E proprio l’Italia – storicamente sotto il tetto del 2% – potrebbe finire sotto pressione.
Una nuova centralità?
Meloni, intanto, scommette su Trump come leva per ritagliarsi un ruolo da protagonista fingendo di dimenticare che l'Italia è paese fondatore della comunità europea. Ma l’azzardo potrebbe costare caro, soprattutto nei rapporti con Francia, Germania e Commissione europea.
È il rischio calcolato di una leader che ha deciso di giocare su più tavoli, scommettendo che l’Europa non è più un destino, ma solo una delle opzioni. E che il vero potere, oggi, si gioca a Washington — a patto di accettarne le regole. Anche a costo di qualche inchino.