L’attentato ucraino alla petroliera Seajewel nelle acque di Vado Ligure, un altro esempio di doppio standard dei media e della politica
È certo che si sia trattato di un attentato compiuto in acque italiane
Una storia fatta di navi fantasma, petrolio, forze speciali, sabotaggi, intrighi internazionali. Non è un romanzo. Non è nemmeno un film. È la storia di quello che è successo nella notte del 14 febbraio 2025, San Valentino. Mentre in riva al mare qualche coppia di innamorati accendeva fuochi d’artificio e sparava qualche botto, al largo di Vado Ligure, in provincia di Savona, due esplosioni sottomarine, più silenziose ma molto potenti, deflagravano sulla scocca esterna di una petroliera, la Seajewel.
Non di amori che infiammano ma di una nave che si infiamma si tratta. Un gigante lungo 245 metri e largo 42, con una capacità di carico di oltre 100.000 tonnellate. A provocare l’esplosione sono stati due ordigni magnetici collocati all’esterno, esplosi a distanza di 20 minuti. Solo l'intervento tempestivo sullo scafo ha scongiurato lo sversamento in mare di tonnellate di petrolio, ma non la gravissima moria di fauna marina. È quindi certo che si sia trattato di un attentato compiuto in acque italiane. Lo ha da subito stabilito anche la procura di Genova che ha aperto un’indagine per terrorismo.
A distanza di due mesi, dagli atti delle indagini filtrano notizie inquietanti. Durante un'audizione del Copasir, la commissione parlamentare di controllo e supervisione delle attività dei servizi segreti italiani, è infatti emersa la pista dell'attentato terroristico organizzato da militari e servizi segreti ucraini. È stato individuato anche il braccio operativo che ha compiuto l’attentato con il supporto dell’intelligence ucraina, si tratta della 73 Unità Navale per le Operazioni Speciali addestrata dalle forze speciali della Marina USA, i Navy Seal. L’unità di sabotaggio ucraina non è nuova a simili imprese e ha già eseguito altri tre attentati identici. In più, a gennaio, la petroliera gemella, la Seacharm, ha subito un attacco simile nel porto turco di Ceyhan, dopo essere partita dalla Russia. Entrambe le petroliere sono di proprietà della società armatrice greca Thenamaris. Il colosso greco era stato inserito nella lista nera da parte del governo ucraino con l’accusa di contrabbandare petrolio russo aggirando le sanzioni. Del resto si tratta di un’azione perfettamente in linea con un certo modus operandi che ha portato al sabotaggio dei gasdotti Nord Stream 1 e 2.
Ancora una volta, si tratta di un esempio lampante di doppio standard occidentale. Se a compiere l’attentato fossero stati i corpi speciali russi, politici e media italiani si sarebbero scagliati con forza, qualcuno (Calenda) si sarebbe precipitato da Vespa e da Formigli per invocare con foga ritorsioni e perfino risposte simmetriche. Mattarella si sarebbe cimentato con mal dissimulata gioia in un duro discorso di ferma condanna, Giorgia Meloni avrebbe condannato il gravissimo attentato in territorio italiano affermato il pieno sostegno a Kiev fino al raggiungimento di “una pace giusta” e Tajani avrebbe immediatamente convocato l’ambasciatore russo. Tutti, proprio tutti i politici, di destra, di sinistra e di centro, si sarebbero affrettati a condannare la Russia, l’impero del Male, guidato dalla reincarnazione di Hitler. E i media si sarebbero affannati per diffondere il verbo dei politici. Questo quadro purtroppo è realistico e aiuta a comprendere il livello di compromissione e di servilismo dei media e dei politici italiani, del tutto in linea con quelli occidentali.
In questa realtà manipolata e distopica, in questo mondo sapientemente ribaltato dove, come affermava profeticamente Debord, “il vero non può che essere un momento del falso”, spetta ai cittadini, a chi si sforza di vedere quello che guarda, nonostante la coltre di nebbia della propaganda, chiedere spiegazioni al governo su fatti di tale gravità. Esistono infatti due sole opzioni possibili:
- gli attentatori sono stati così bravi ed efficienti da eludere qualsiasi forma di sorveglianza, controllo e precauzione da parte dell’intelligence italiana.
- i servizi (e forse anche qualche politico) italiani hanno saputo dell’attentato e per dovere di appartenenza allo schieramento pro Kiev non sono intervenuti e quindi si evidenzierebbe, in questo caso, un elevato livello di compromissione e complicità.
Insomma un vero disastro in ambedue i casi. Per fortuna, almeno, non si è verificato uno sversamento significativo del petrolio stivato sulla Seajewel, altrimenti ci si sarebbe trovati di fronte a un’enorme catastrofe ambientale. L’impatto di un simile evento sulla costa ligure sarebbe stato fatale per l’ambiente e per il turismo. Un danno ecologico ed economico gravissimo che nessuna alleanza o appartenenza a blocchi geopolitici può giustificare.
di Marco Pozzi