Meloni controvoglia da Macron ma Trump la lascia a mani vuote sui dazi nonostante il corteggiamento di Giorgia - RETROSCENA

La premier lavora dietro le quinte per un viaggio a Washington, ma il presidente USA non concede nulla sui dazi. Il rischio di tornare a mani vuote da Washington la costringe a temporeggiare e a farsi vedere da Macron

Mentre a Parigi va in scena l’ennesimo vertice sull’Ucraina voluto da Emmanuel Macron – un summit che rischia di rivelarsi sterile come i precedenti – Giorgia Meloni siede al tavolo con un occhio agli alleati europei e l’altro fisso su Washington. La premier italiana è presente, ma la sua mente è già proiettata altrove. Perché dietro le quinte, lontano dai riflettori, si sta consumando un braccio di ferro silenzioso, ma cruciale, con Donald Trump.

Il dossier è delicato: Meloni lavora da settimane a un viaggio negli Stati Uniti, con un obiettivo preciso. Non una semplice visita di cortesia, ma un incontro che possa produrre risultati tangibili per l’Italia, in particolare sul tema dei dazi. Un viaggio senza accordi concreti sarebbe una sconfitta politica pesante. Eppure, nonostante le trattative, Trump per ora non concede nulla.

Il corteggiamento a Trump e la porta chiusa

Il piano di Meloni è chiaro: sfruttare il buon rapporto personale con Trump per ottenere un’apertura sui dazi americani che colpiscono l’export italiano. Ma se nelle dichiarazioni ufficiali la premier rivendica un dialogo privilegiato con il tycoon, nei fatti la Casa Bianca non sembra avere fretta di concederle nulla.

Chi segue da vicino la trattativa racconta di una serie di contatti, messaggi, tentativi di costruire un’intesa. Ma la risposta da parte dell’entourage trumpiano è sempre la stessa: attesa. Nessuna promessa, nessun impegno, nessun segnale di apertura concreta. Solo generiche manifestazioni di interesse, mentre l'amministrazione Trump corre su binari ben più strategici per lui.

Il rischio di un passo falso del governo

E così Meloni si trova davanti a un bivio. Sa che un viaggio a Washington, senza un risultato concreto da esibire, sarebbe un boomerang. Non può permettersi di tornare a Roma a mani vuote, dando l’idea di aver inseguito un’illusione.

Nel frattempo, a Parigi, il vertice sull’Ucraina scivola via tra dichiarazioni di principio e divisioni latenti tra i leader europei. Macron insiste sul protagonismo della Francia, Scholz mantiene un profilo prudente, mentre Meloni partecipa senza entusiasmo, consapevole che il vero match si gioca altrove.

Ma per ora, la partita americana è ferma. E finché Trump non deciderà di muovere un pezzo sulla scacchiera, Meloni resterà in attesa. Consapevole che, in politica, il tempismo è tutto. E che un viaggio a vuoto, per lei, potrebbe significare molto più di una semplice trasferta senza risultati.