Commissione d'inchiesta Covid, Vespignani: "Sbagliato lockdown diffuso, inutile chiusura di cantieri e manifatture, catena di competenze non ha funzionato"
"Si è lavorato con fogli Excel o scritti mano in maniera poco informatica. La situazione è poi migliorata, ma per il futuro serve potenziare la capacità di acquisizione dei dati", ha detto Vespignani
Il direttore del Network Science Institute presso la Northeastern University di Boston Alessandro Vespignani è stato audito in commissione d'inchiesta Covid ed ha rifilato diverse stoccate al governo Conte 1 e Draghi: "Gli interventi non farmacologici come il distanziamento sociale o il lockdown, hanno '10mila' modi diversi di essere applicati e anche piccole sfumature hanno effetti diversi. Questi interventi hanno degli obiettivi e possono avere effetti sull'economia e la scolarizzazione. Le chiusure hanno un impatto su zone economiche più deboli e ne va tenuto conto. Le chiusure di settori come i cantieri e le manifatture non introducono benefici o sono marginali rispetto alla diffusione del virus. Dobbiamo essere attenti a come si muovono le manopole del lockdown".
Commissione d'inchiesta Covid, Vespignani: "Sbagliato lockdown diffuso"
Secondo Vespignani, "la catena di competenze non ha funzionato". "Il nostro lavoro di scienziati è l'equivalente delle previsioni meteo, poi le decisioni su cosa fare le prende la politica se vuole credere o meno alle previsioni. Noi informiamo i decisori, ma i tecnici e gli scienziati fanno un lavoro e i politici un altro. C'è stata comunque una errata valutazione del rischio e una mancanza di trasparenza di comunicazione al pubblico. Gli scienziati hanno dato un portafoglio di possibilità sugli scenari, ma non abbiamo deciso gli interventi messi in campo nel 2020".
E poi: "Quando c'è una nuova pandemia che emerge, c'è una nebbia di guerra con confusione e pochi dati. Quelli raccolti diventano eterogenei, c'è un decesso e poi altri. All'inizio le cose sono complicate, i sistemi di monitoraggio, non erano comunicanti e continuano a essere non comunicanti. Si è lavorato con fogli Excel o scritti mano in maniera poco informatica. La situazione è poi migliorata, ma per il futuro serve potenziare la capacità di acquisizione dei dati".
"Il 19 febbraio 2020 abbiamo avvertito, l'ho scritto allora - ha ricordato lo scienziato - che questa era una pandemia. Abbiamo detto 'i casi ci sono'. Ma la pandemia Sars-CoV-2 era già iniziata a dicembre 2019, noi giocavamo a rimpiattino mentre chiudevamo verso la Cina, ma c'è erano già casi in Germania e Francia. La trasmissione autoctona invece in Italia è iniziata intorno al 20-25 gennaio con casi giornalieri prodotti", ha concluso.