Giorgetti ministro delle Finanze dell'anno alimenta i sospetti di Meloni: il deep State lo preferisce a lei - ESCLUSIVA

I poteri forti preferiscono il ministro leghista. Timore di ribaltoni

Giancarlo Giorgetti è il Ministro delle Finanze dell'anno per la rivisita The Banker, mensile sugli affari internazionali del Financial Times, per "aver ottenuto il rispetto per i suoi tentativi di ridurre il crescente deficit italiano e sostenere gli investimenti pubblici, con un piano a lungo termine per ridurre l'imponente rapporto debito/PIL del Paese". "Essere il ministro delle Finanze italiano è un compito ingrato. I problemi economici che affliggono il Paese sono molteplici: crescita lenta, bassa produttività, elevata evasione fiscale e uno dei maggiori oneri del debito pubblico al mondo", scrive The Banker, sottolineando che "queste sfide spiegano perché negli ultimi due decenni molti governi italiani hanno fatto ricorso alla nomina di ministri delle Finanze per lo più tecnocratici". "Giorgetti, nominato nel 2022, rappresenta una notevole eccezione. È un operatore politico veterano, considerato un membro moderato e relativamente pro-europeo del partito della Lega, che fa parte della coalizione di governo italiana di destra", spiega la rivista. "Pur non essendo la prima scelta del primo ministro Giorgia Meloni, Giorgetti è emerso rapidamente come una voce pragmatica in un governo che, secondo i critici, è spesso troppo affezionato alla retorica e alla politica populista. Le sue rinomate capacità di networking sono venute alla ribalta nel suo ruolo di ministro delle Finanze, attingendo alla sua vasta carriera politica", si legge nell'articolo. Insomma, un endorsement in piena regola ufficilmente apprezzato anche dalla parti di palazzo chigi. Ma soltanto ufficialmente perchè ufficiosamente i malumori si sprecano. "Ma come, ora la grande stampa internazionale si mette ad elogiare Giorgetti anzichè Meloni?". A Chigi erano abituati fin troppo bene e mai si sarebbero aspettati un'uscita del genere da parte del Financial Times, bibbia dei poteri forti internazionali, a pochi giorni dall'insediamento di Donald Trump. Un vero e proprio messaggio in codice, per chi sa ascoltare gli umori del deep state. Il timore che serpeggia nel palazzo è che con l'arrivo di Trump si stiano preparando ribaltoni: Giorgetti (prediletto anche da Mario Draghi a sua volta stimatissimo da Trump che lo avrebbe voluto addirittura a capo dellla Fed) al posto di Giorgia Meloni per gestire al meglio e senza inutili ideologismi i disastrati conti pubblici italiani che vedono tasse in aumento e redditi in ribasso. Anche al Colle Giorgetti è tra i preferiti. E questo non fa che alimentare i sospetti di via della Scrofa.