Paolo Pillitteri: addio all'ultimo simbolo della "Milano da bere" e dell'Italia delle grandi conquiste

La scomparsa dell'ultimo Sindaco socialista di quella Milano che sembrava la capitale d'Europa, ha imposto nelle ultime ore alcune amare riflessioni su di un'ingiustizia che non trova pace, ovvero la questione socialista

Tra i vari tag di questo editoriale, di proposito non ho voluto inserire alcune parole chiave come "tangentopoli", "mani pulite" e "giudici". Ritengo che si debba dire basta a un accostamento che riduce una parte importante della nostra storia come italiani a una cosa che poi si è rivelata essere una falsa rivoluzione.

É venuto a mancare, poche ore fa, un simbolo degli anni d'oro, non solo di quello che fu il Partito Socialista Italiano, ma dell'Italia tutta, quel Paolo Pillitteri, marito della sorella del leader socialista Bettino Craxi, che molti milanesi ancora rimpiangono. 

Come il suono delle campane del piccolo paese la domenica mattina, la morte di Pillitteri ci ricorda che l'Italia è quel disastro che è, proprio perché giustizia non è stata fatta, ma qualcosa sta cambiando se finanche l'Unità, fino a poco tempo fa voce del PCI poi PDS, da sempre voce ostile alle ragioni socialiste, per mano del suo Direttore ha scritto che è arrivato il momento di dire basta perché va riportata la questione socialista al centro dell'attenzione, partendo proprio dalla riscoperta di Craxi. 

Ormai è pacifico che quella scoppiata nel 1992 fu una vera inquisizione preparata a tavolino per eliminare definitivamente la politica italiana e sostituirla con i portavoce e servi della finanza. 

Al netto di Berlusconi, anch'esso perseguitato per le stesse ragioni, non ho memoria di Governi che, dalla fine della Prima Repubblica, abbiano detto "no" agli interessi economici europei, alle Banche e alle grandi speculazioni finanziarie a discapito del popolo italiano (chi ha detto Soros?). 

Ecco, queste poche righe per ricordarci che, anche quello che doveva essere il Governo del Popolo italiano, il Governo Meloni, non ha preso le distanze dai vari Draghi, Monti, Letta, Conte, Prodi, Renzi, fino al primo e disastroso Governo Amato che, notte tempo, mise le mani nei conti correnti dei cittadini. 

Lentamente, questa politica al servizio dei potenti e non degli operai e dei precari, ha ceduto tutto il nostro patrimonio tecnologico, infrastrutturale, industriale, e non solo, ai grandi gruppi economici cinesi, tedeschi, francesi, arabi e non solo, favorendo finanche la svendita dei nostri marchi leader nell'artigianato, nei motori e nella moda. 

L'Italia, che dal dopo guerra sfidò il mondo grazie alla piccola e media impresa, oggi cammina scalza e senza indumenti, come un clochard che allunga la mano verso questo o quel passante, sia esso gli Stati Uniti o l'Europa. 

Chiave di volta per la rinascita del nostro Paese, è ripartire proprio dalle basi programmatiche, ancora attualissime, di quel Craxi che di fatto inventò: il socialismo liberale, un'ideologia che premiava i primi a sosteneva gli ultimi

Fino ad allora, non dimenticate mai chi eravamo e come ci siamo ridotti