The Masquerade reloaded, una visuale inedita del torbido decennio 1970/80 dalla maturazione del terrorismo rosso al delitto Moro

Il significato politico del delitto Moro è calato nella cornice internazionale di Yalta. Gli equilibri sanciti nel 1945 costituiscono la stella polare del libro e si intrecciano con le vicende del terrorismo italiano di estrema sinistra

Quali e quante armi furono usate in via Fani, il 16 marzo 1978? A quanto ammontò il totale dei proiettili sparati? Chi erano veramente i brigatisti presenti sulla scena del sequestro Moro? Quale fu la rete di intelligence che agevolò la filiera terroristica culminante nel delitto? Perché lo statista pugliese non fu liberato? E che fine fece il suo memoriale, steso durante la prigionia?

Non a tutte queste domande è stata data risposta.

The Masquerade reloaded è il libro che si avventura in questi e altri quesiti, in una visuale inedita del torbido decennio 1970/80. Uscito il 12 settembre per i tipi di Frascati & Serradifalco, l’inchiesta si dipana lungo un arco temporale che dalla maturazione del terrorismo rosso sfocia nel delitto Moro, i cui strascichi costituiscono l’incipit di una trama che si srotola temporalmente a ritroso. Il libro è stato scritto a quattro mani da Maurizio Fiorentini e Roberto Valtolina. Fiorentini, classe ’58, è stato responsabile del Collettivo Volsci di Autonomia Operaia romana. Ha vissuto in trincea quegli anni, a stretto contatto con terroristi rossi e neri; Valtolina, classe ’87 e autore di queste righe, è un giornalista di inchiesta che ha contribuito con un lavoro di ricerca e di stesura.

Il significato politico del delitto Moro è calato nella cornice internazionale di Yalta. Gli equilibri sanciti nel 1945 costituiscono la stella polare del libro e si intrecciano con le vicende del terrorismo italiano di estrema sinistra. Il delitto Moro è frutto di quegli accordi. E il “partito della fermezza” che nacque durante i 55 giorni - un unicum senza precedenti né continuatori - aveva un obiettivo ben preciso: preservare il bipolarismo di Yalta, come scrisse nel 2018 il socialista Rino Formica in una lettera inviata a Gero Grassi - membro della Commissione d’inchiesta sul rapimento di via Fani -, pubblicata a chiusura del libro. Il prologo del quale si apre con il principe dei socialisti italiani: Bettino Craxi. Il leader Psi avrebbe avuto molto da riferire sul caso Moro alla Commissione stragi, che voleva interrogarlo pochi anni prima che morisse. La visita venne bloccata per ben due volte, però, da strani intoppi procedurali. Nell’autunno del 1993, poco prima di fuggire per sempre ad Hammamet, il leader del Psi spedì due lettere ai vertici dello Stato italiano: Giovanni Spadolini e a Giorgio Napolitano, rispettivamente presidente della Camera e del Senato. In quelle missive Craxi denunciò, inascoltato, il filo rosso che legò gli apparati dell’Est, una corrente del Pci e i brigatisti. Eppure, le circostanze e i nomi che Craxi fece erano precisi e individuavano proprio nel 1966 la nascita di strutture paramilitari clandestine, realizzate in Europa con l’avallo del Kgb. L’aggregazione dell’area eversiva che in Italia porta alla nascita delle Br è il frutto del convegno Tricontinental, svoltosi quell’anno a L’Avana. Nell’ambito della strategia sovietica del Patto di Varsavia, i principali membri dell’antimperialismo internazionale si riunirono nella capitale cubana. Oltre a Guevera, Castro e Carlos Marighella c’era un giovane Ilich Ramirez Sanchez, in seguito noto come Carlos lo Sciacallo. Obiettivo: diffondere la lotta armata nel mondo.

Molte domande pone un reperto che riemerge da un verbale della Questura di Roma, steso dopo la perquisizione del covo di via Gradoli, avvenuta il 18 aprile 1978. Quel giorno, gli agenti trovano un distintivo militare Nato, incredibilmente ignorato da cinque processi Moro, da due Commissioni parlamentari, dai servizi segreti, dall’Interpol e dalle Commissioni Pellegrino, P2 e Mitrokhin. Così, sotto i riflettori finiscono due americani di peso: Alexander Haig, “Supreme allied commander Europe” della Nato tra il 1974 e il 1979, e Michael Ledeen, analista neo-conservatore in contatto con Haig. Per conto della Nato, Ledeen trascorse i cinquantacinque giorni al Ministero dell’Interno retto da Francesco Cossiga: perché? E come mai gli inquilini del covo di via Gradoli nulla hanno mai riferito sul distintivo Nato in loro possesso?

Esplorare le trame del delitto Moro oltre gli esiti processuali significa rendere conto di cosa sia accaduto in Italia in quei decenni cruciali. Le ombre e nodi irrisolti di Yalta paiono allungarsi fino a oggi, in Ucraina e in Palestina.

Di Roberto Valtolina