Beppe Grillo non si arrende alla sconfitta contro Conte e rischia di cadere nel grottesco
La vittoria di Peppino Conte non è andata giù al comico genovese che ha deciso di rilanciare subito la sfida, e chi se ne frega se manderà al macero i rimasugli del già moribondo Movimento
Non penso ci sia qualcuno che abbia perso il sonno per le recenti consultazioni interne del Movimento Cinque Stelle. Se fino a qualche anno fa un evento del genere avrebbe scatenato i pruriti di una maratonissima di Mentana, oggi la notizia passa quasi inosservata.
Dati alla mano, è inutile prendersi in giro. Il sogno della coppia Casaleggio/Grillo è svanito in un paio di legislature per mille motivi. Qualità spesso discutibile degli eletti, regole e regolamenti autoreferenziali e verticistici, ma sopra ogni altra cosa, siamo sinceri, le smanie di potere interno del suo fondatore che, da dietro un pc, pensava di cambiare l'Italia muovendo come marionette i suoi asserviti eletti.
Come un moderno Dottor Frankenstein, Grillo alla fine ha visto la sua creatura, Conte, rivoltarglisi contro, ed era prevedibile. L'Avvocato degli italiani, per quanto non sia uno statista, ha assaggiato il piacevolissimo gusto del potere come Primo Ministro e, si sa, certe cose sono come l'eroia, basta una volta e scatta la dipendenza.
Arrivando ai fatti, le recenti consultazioni interne hanno chiesto agli iscritti del Movimento di decidere, fondamentalmente, se chiudere definitivamente con l'era di Beppe. Il risultato è stato quasi plebiscitario: vogliamo Conte.
Ma le già citate regole e regolette, che molto hanno di doroteo, permettono l'impensabile al fondatore, il quale giustamente si è blindato dietro la supercazzola, ovvero indire nuove consultazioni. Una mossa strategica perché chiede, a breve distanza, di ottenere di nuovo il famoso quorum, che se non raggiunto annullerebbe anche la validità delle precedenti consultazioni, il che rimetterebbe in discussione la leadership dell'Avvocato.
Per di più, gli orizzoni si tingono di tribunali. É facile intuire che ove mai Grillo perdesse anche le seconde consultazioni, rivendicherebbe la proprietà del simbolo.
Insomma, detto in soldoni, l'unica via di fuga rimasta sembra essere quella di una sana e non sofferta scissione. Sana perché l'Italia ha bisogno di un outsider politico come il Movimento Cinque Stelle, non sofferta perché Grillo e i suoi sono reduci e combattenti che rappresentano una minoranza dimenticata, o da dimenticare.
Così è se vi pare