Beppe Sala e Milano, una parabola italiana: dalla gloria alla decadenza di una città possibile e impossibile
Beppe Sala, il manager prestato alla politica ha fatto bene e ha fatto male; sarà sostituito da uno ancora peggiore, con buon grado di probabilità
La storiella in breve è arcinota, ma giova ribadirla.
Giuseppe Sala, classe 1958, bocconiano, manager in Pirelli, Telecom Italia, Nomura Bank, poi passa alla Amministrazione Pubblica; direttore generale del Comune di Milano, presidente di A2A e poi Expo Milano, il trampolino di lancio per la politica con la P maiuscola, che lui stesso, un po' in pectore, salva da una situazione potenzialmente catastrofica, trasformando un mezzo bidone in uno dei più grandi rilanci di una intera grande città europea, un mezzo miracolo. Milano da un po' grigia capitale della moda e del design (e vera capitale economica nonché sedicente capitale morale d'Italia) diventa un'attrazione internazionale per investitori e turisti. È a tutti gli effetti una Milano da bere 2, la vendetta: un boom vero e proprio che ovviamente ha vantaggi e svantaggi, ma che nessuno può negare; una trasformazione non indolore, ma ambiziosa. Sempre ricapitolando in sintesi: dal punto di vista politico Beppe eredita una Milano già in parte rilanciata da Moratti e Pisapia, pur con partiti e politiche talvolta opposte. Una Milano sbloccata dopo gli anni afoni di Albertini-in-mutande, sindaco di un centrodestra ben più proiettato sulla conquista del resto d'Italia; Milano viene dunque fatta ripartire dagli investimenti immobiliari e infrastrutturali, da una rinnovata idea di Gran Milàn, che stavolta però funziona. Beppe, già uomo della Moratti, fa il salto della quaglia dopo la sconfitta di quest'ultima contro Pisapia; sconfitta milanese che segna significativamente la campana a semi-morto politica anche per Silvio Berlusconi. Milano ha smesso di amarlo, di amare lui e i suoi uomini e le sue donne, che siano soubrette olgettine o Marie Letizie Brichette Moratte. La Moratti perde male, Pisapia trionfa lanciando gli anni di apparente strapotere del PD, milanesi e nazionali: Beppe ne eredita i lauri e ne è il golden boy. Diventa il simbolo non solo dei RADICAL CHIC (che non si sono ancora trasformati in RADICAL SHIT) ma anche del loro spirito bifronte: sono LORO la nuova destra progressista e liberista, ma dipinti di arcobaleno. Il monumento ad un presunto efficientismo abbinato ad un'ancora più presunta sensibilità sociale. Molto à la mode, negli anni del lancio della WOKE-subculture, del mood LGBT ECCETERA ECCETERA, della truffa delle auto elettriche, e di tutta la paccottiglia sinistroide con cui, ancora oggi, mimetizzano stipendi, prebende e strapuntini che si intascano a iosa.
Il primo mandato di Beppe è ordunque un missile puntato sul mondo, che arriva eccome coi fuochi d'artificio, e Milano diventa il MERRY-GO-ROUND, il WHERE ITS AT, il posto COOL. E Milano cambia, e anche in meglio, certo. Un successone. Le criticità non mancano, ma son soldi che volano; ovviamente non per tutti, ma le potenzialità sono enormi e i lauri in gran parte meritati.
Il secondo mandato, che arriva dopo un palese accordo col centrodestra per spartirsi le poltrone (il Comune al centrosinistra, la Regione sempre saldamente al centrodestra, secondo la consolidata logica della finta alternanza, mentre al governo nazionale ormai non si fa neanche più finta di alternarsi: destra e sinistra sgovernano ormai insieme senza più nessuna vergogna) però stranamente parte male, nonostante le ottime premesse. E qui, passato sotto assoluto silenzio, avviene un caso in realtà emblematico. Bisogna fare la nuova linea blu della Metropolitana, che collegherà Linate e la zona est con la zona ovest, passando per il centro. Una opera eccellente quanto opportuna. È la grande occasione tra le altre cose per restituire a Milano i suoi canali interni dei Navigli, coperti idioticamente nel Novecento, mentre si distruggeva la città per farne un luogo brutto e veloce, in un cupio dissolvi prima futurista, poi fascista, industriale e post-industriale, completando le demolizioni di interi quartieri storici e la cementificazione a tutto spiano in nome di un modernismo che invece di svilupparsi ampliando la cerchia urbana come nelle migliori città europee, volle rinchiudersi proprio nella cerchia di quei Navigli ormai coperti, creando una città ibrida sicuramente non priva di personalità, ma anche priva di verde, priva di spazi di socializzazione, privata in gran parte della sua natura e della sua Storia, violentata nel profondo oltre che nella sua aria respirabile, già non ottimale vista la posizione geografica sulla Pianura padana e al centro di una cintura industriale e commerciale tra le prime al mondo.
Milano da città splendida che era ancora durante la Belle Epoque, piena di giardini e di bei palazzi e belle ville, diventa la cavia per la città del futuro, soprattutto infelice. Si costruisce ovunque, anche molto bene sotto il ventennio fascista, ma si butta giù mezza città vecchia a suon di tritolo e ruspe. Poi con la scusa dei bombardamenti alleati della Seconda guerra mondiale (che distruggono molto meno degli stessi milanesi negli anni e nei secoli precedenti; eh sì, il vizietto di radersi al suolo i milanesi ce lo hanno sempre avuto: la Milano medievale e rinascimentale a fine ottocento non c'era già più) nel secondo dopoguerra si devasta Milano pure peggio, e con risultati estetici o antropologici spesso catastrofici assai.
Ma il secondo mandato di Beppe parte con la idea di fare di Milano un ulteriore sogno per il turismo internazionale: splendidi canali rinnovati al posto della squallida autopista che gira intorno al centro, asfissiandolo per giunta di smog, dove i visitatori possano ritrovare la bella Milano che fu ai tavolini dei bistrot e dei ristoranti, come già si è fatto con la Darsena, restituita in chiave contemporanea, ma abbastanza bene, ad una realtà urbana già così poco romantica dai tempi di Memo Remigi e della sua cantata difficoltà di innamorarsi a Milano.
E qui il sogno muore subito: il progetto fallisce sul nascere, nonostante la stessa linea blu del Metrò ne favorirebbe la realizzazione, e da lì si capisce già in preview che Beppe da lì in poi sarà più interessato alla sua carriera personale, soprattutto nazionale (e ai suoi rapporti commerciali, soprattutto cittadini) ma senza più un vero e proprio contatto con la realtà.
Milano si trasforma gradualmente da sogno per molti a sogno per pochi e Beppe non la capisce più. Il maquillage di estrema sinistra mal si concilia con la città più cara d'Italia, con la inflazione peggiore di una Italia già inflazionata ai massimi, con i piani strombazzati per la edilizia popolare che sono una barzelletta, le piste ciclabili che sono una barzelletta, le lezioni in inglese al posto dell'italiano nelle Università che sono una barzelletta, le ZTL e l'inquinamento che sono una barzelletta da humor nero: Milano muore di aria mefitica e Beppe non alza un dito, mentre persegue politiche sempre più demenziali che gli fanno perdere praticamente i 4/5 dei consensi.
Già a metà secondo mandato è un cadavere politico; i suoi sogni di gloria da ex starlet della sinistra sono già svaniti: costo della vita alle stelle, servizi scadenti, amministrazione comunale al culmine dell'inefficienza, strade sudicie persino in pieno centro, tempi biblici per qualsiasi documento pubblico, traffico fuori controllo, aria da respirare perennemente fuori dai limiti di legge, aumento geometrico dei prezzi dei mezzi pubblici, esplosione della criminalità, dapprima negata, poi sottaciuta, poi semplicemente ceduta ad una resa vergognosa. Polizia locale perennemente impiegata ad infierire sui cittadini invece di contrastare ondate di immigrati clandestini, in misura crescente dediti al malaffare visti gli stipendi da fame per loro ancor più che per gli italiani, già più poveri nel continente, voluti e plauditi da una sinistra totalmente insana di mente e avversati a parole da una destra incapace persino di far costruire mezza struttura carceraria ulteriore, figuriamoci di fare arrestare i delinquenti, facendo piombare Milano in una atmosfera da sala da ballo del Titanic. Fino alla ultima follia: il disastro del sistema immobiliare, dove per ovviare alla inettitudine della burocrazia ci si è inventati procedure accelerate quantomeno sportive, poi attaccate dalla magistratura e per sommo delirio bloccate dal Comune stesso, rinchiuso in una Fort Alamo disperata e senza senso, mentre nel frattempo per anni si favorivano grandi speculatori che adesso cominciano per giunta a darsela a gambe, mentre si facevano allegramente abbattere i pochi alberi rimasti in città facendo strage di giardini e parchetti pubblici e privati per mettere cemento in ogni buco possibile rimasto, quando non anche far abbattere edifici storici piccoli e grandi o trasformare cortili in aree edificabili multipiani, ovviamente mentre le case popolari o non ci sono o cadono a pezzi, il centro cittadino si spopola di residenti e diventa un unico albergo diffuso come a Venezia o Firenze, i ricchi comprano i Rolex fasulli perché quelli autentici glieli rapinano i maranza, se non impegnati in qualche violenza carnale al volo, mentre il cosiddetto SOCIAL HOUSING è un ennesimo anglicismo cretino svuotato di ogni contenuto, manco fosse uno schwa qualunque.
Però la pista ciclabile più IDIOTA (e pericolosa) del mondo, con i suoi bei marciapiedi (finti e vuoti) per pedoni e le ambulanze che non ci passano, facendo di Corso Buenos Aires una camera a gas perennemente in coda, è già pronta per un delirante peggioramento definitivo e tutta la città, non soltanto le arterie commerciali, è un filare di catene di negozi fotocopia, disintegrando gradualmente ogni tipicità milanese residua, per non parlare delle librerie, ormai scomparse modello CHI L'HA VISTO con una Sciarelli sempre più sconsolata. Mentre a Parigi il Comune e lo Stato difendono concretamente le botteghe storiche a Milano e in Italia Comune, Regione e Stato se hai la sfiga di averne una ti vogliono morto a tutti i costi. Anche produrre reddito e soprattutto cultura, nonché generare turismo sano, oltre che legalizzare la Mafia, è la regola del duemila, sarà il carisma di Mastro Lindo a organizzare la fila; aveva un tantino ragione De Gregori a dirlo giusto qualche annetto fa.
E i grandi risultati GREEN di Beppe Sala: posizionate 8/10 fioriere tra Corso Vittorio Emanuele, Via Vittor Pisani e Piazzale Loreto e poco altro, poi in gran parte rimosse. Strade alberate a Milano? Mai pervenute. Segati gli alberi per far legna durante la guerra mondiale? Bella lì, ci stiamo troppo dentro: gli alberi mica servono a fare microclima e anti-inquinamento, anzi, rompono i coglioni con le foglie e gli uccelli. Ai milanesi non piace il verde; fa disordine e sporca, meglio l'asfalto. Via anche il pavé, che dura mille anni: meglio il bitume, così lo devi rifare di continuo, tanto non serve più neanche fare un giro di mazzette, dai l'appalto a chi di dovere, e lui sa come prendere. In compenso Beppe ha già fatto approvare il piano che farà saltare in aria il traffico di tutta Milano, mettendo un tappo sullo snodo viario vitale proprio di Piazzale Loreto, con un bel disegnino renderizzato per metterne 4-5, di alberi, con un paio di baretti, mentre tutto intorno da camera a gas si passerà ad inferno dantesco. Bravo Beppe. Vedrai che per i tuoi meriti, anche se non diventerai più il leader della sinistra, un posto a Bruxelles te lo trovano di sicuro. Eppure eri stato veramente qualcuno, e Milano ti deve molto, davvero, e sicuramente sarai ricordato come uno dei sindaci più importanti di sempre, ma proprio a livello mondiale sai, nel bene e nel male.
Questo accade in un paese che non sa essere mai capace di uscire dalla melma, se non a tratti straordinari, appunto. L'essenziale è, nella melma, vestirsi bene, far vedere che si hanno i danée, mica i scarp de tènis. E Milano è veramente la caput mundi di un mondo, quello italiano, che non è vero che buono a nulla ma capace di tutto; ma piuttosto buono a molto ma incapace di tutto.
La cosa più incredibile è la presunzione degli italiani di essere tanto più furbi nonostante la cialtroneria dilagante, quando basterebbe copiare dagli altri, generalmente mille volte più bravi.
Sapete ad esempio perché Milano è così sporca? Sì, certo, perché a differenza delle normali città trovare un cestino o un bidone è quasi impossibile (i cestini metallici non esistono semplicemente più, di bidoni ce ne sono sempre meno). E non perché gli spazzini non lavorino, ma ad esempio anche perché passano tutto il tempo a pulire le cataste di rifiuti lasciati per terra dai mercati rionali che ogni giorno si tengono nelle varie zone. Come fanno nelle altre città europee, che invece sono per lo più pulite? Semplicemente i banchetti dei mercati sono costretti per legge a non lasciare rifiuti, quindi finito il mercato non c'è una carta straccia in terra. Sindaco di Milano e intera amministrazione comunale, ma COSA L'È, MAI NESSUNO SI È FATTO manco mezzo weekend a Londra, Bruxelles o Amburgo? No? Troppo difficile? Vi mancavano i soldini, strapagati come cazzo siete? Tempo di realizzazione per ordinanza comunale in tal senso, quanto: un mese, due? Ma no. Più facile non decidere per anni se ristrutturare lo Stadio di San Siro, spendere soldi ad cazzum per piste ciclabili che finiscono a vuoto con cordoli pericolosi e poi segare pure alberi a tutta gallara invece di piantarne, dichiarando di piantarne a migliaia, ovunque tranne che nelle strade cittadine. Tanto poi si può dare la colpa al cambiamento climatico che li abbatte con le tempeste tropicali in stile Golfo del Messico: meglio proprio non averli e tassare i cittadini istituendo aree C, B, D e F come FOTTETEVI e anzi, pagate anche 5 euro per una oretta di mezzi pubblici, mentre in Germania si sperimentano da anni i mezzi pubblici GRATUITI, abbattendo inquinamento e traffico con percentuali esponenziali. Tanto chissenefrega se la gente crepa di malattie correlate: non li curiamo perché tanto non ci sono né gli ospedali, né i medici, né gli infermieri, né più la Sanità Pubblica.
Né a Milano né altrove.
Chi può paghi sul privato, e gli altri muoiano. E finché nessuno si ribella, hanno ragione loro, quelli ancora vivi ovviamente, gli altri hanno torto ma non si lagnano più: problema risolto.
Beppe Sala, il manager prestato alla politica ha fatto bene e ha fatto male; sarà sostituito da uno ancora peggiore, con buon grado di probabilità. Usque tandem milanesi ed italiani avranno voglia di autolesionismo perenne? E se Milano fa piuttosto schifo, immaginiamoci il resto d'Italia. Milano è a 45 minuti scarsi dalla Svizzera. Roma è su un altro pianeta distante anni luce. Il Sud su una altra galassia. Per fortuna che per i fortunati come Beppe c'è sempre Bruxelles.
Di Lapo Mazza Fontana.