Processo Open Arms, chiesti 6 anni di carcere per Salvini: "Aveva obbligo di far sbarcare migranti", il leghista: "Difendere i confini non è reato"
Chiesti 6 anni di carcere per Salvini in merito al processo Open Arms: il leghista è imputato per "sequestro di persona e rifiuto di atti d'ufficio" per avere impedito cinque anni fa lo sbarco di 147 migranti a Lampedusa
I magistrati hanno chiesto quest'oggi la condanna di Matteo Salvini a 6 anni di carcere per i fatti della nave Open Arms. L’attuale Vicepremier e Ministro dei Trasporti è accusato di sequestro di persona e rifiuto d'atti d'ufficio a causa del divieto di sbarco imposto ai 147 migranti bloccati a bordo della nave spagnola nell’agosto 2019, quando era Ministro dell’Interno nel governo guidato da Giuseppe Conte. I pm hanno avanzato la richiesta durante la requisitoria di quest'oggi a Palermo, alla quale non era presente l'attuale Ministro delle Infrastrutture, ma che in un post sui social ha ribadito nuovamente il suo pensiero: "Sei anni di carcere per aver bloccato gli sbarchi e difeso l’Italia e gli Italiani? Follia. Difendere l’Italia non è un reato e io non mollo, né ora né mai", ha scritto su Facebook il segretario leghista, postando un video in cui ripercorre le tappe della vicenda. Di opinione diversa il pm Calogero Ferrara, secondo cui "nemmeno i terroristi si possono lasciare in mare, i diritti dell'uomo vengono prima". Salvini si augura che "prevalga il buonsenso". "Perché la difesa dei confini non è un reato. È imbarazzante dover pensare a questo processo, visto che stiamo affrontando sfide importanti e i dati macroeconomici sono positivi: tasso di occupazione al 62,2%, disoccupazione ai minimi storici al 6,8%". E a chi gli chiede se rifarebbe la stessa cosa: "Assolutamente sì. Ho rispettato la parola con gli elettori, che chiedevano di fermare gli sbarchi, diminuendo le tragedie nel Mediterraneo".
Processo Open Arms, chiesti 6 anni di reclusione per Salvini
Salvini, che rischiava fino a 15 anni di carcere, si è visto avanzare una richiesta di condanna a 6 anni di reclusione: è questa la richiesta formulata dalla procuratrice aggiunta di Palermo, Marzia Sabella, in chiusura della requisitoria del processo Open Arms che si è celebrata oggi nell'aula bunker del carcere Pagliarelli di Palermo dinanzi alla II sezione penale presieduta da Roberto Murgia. Matteo Salvini, attuale Ministro delle Infrastrutture, e' imputato per sequestro di persona e rifiuto d'atti d'ufficio per aver ritardato lo sbarco di 147 migranti a bordo della nave della ong Open Arms nell'agosto del 2019, quando ricopriva la carica di Ministro dell'Interno. Il presidente, Roberto Murgia, ha rinviato il processo al 20 settembre quando prenderanno la parola le parti civili. Il 18 ottobre e' prevista l'arringa della difesa di Salvini. L'udienza dedicata alla requisitoria è iniziata stamane intorno alle 10.15, ma Il leader della Lega rappresentato dall'avvocato Giulia Bongiorno non si è presentato in aula a Palermo. "Il diniego consapevole e volontario ha negato la posizione personale di 147 persone. Anche per queste persone ci accingiamo a chiedere la condanna dell'imputato oltre che per difendere i confini del diritto. Per questo chiediamo la condanna a 6 anni di reclusione", ha detto la procuratrice aggiunta Sabella.
Botta e risposta tra i pm e l'avvocato di Salvini, Giulia Bongiorno
Il sostituto procuratore Geri Ferrara, durante la requisitoria di oggi a Palermo ha affermato che: "per il diritto internazionale della convenzione Sar anche un trafficante di essere umani o un terrorista va salvato poi se è il caso la giustizia fa il suo corso", ha aggiunto il magistrato, sottolineando che quello in corso non è un processo politico: "È pacifico che qui di atto politico non c'è nulla. Sono stati compiuti atti amministrativi, il rilascio di un pos è un atto amministrativo, gli atti politici sono caratterizzati da requisiti ben precisi". Aggiunge inotlre: "Tutti i funzionari, tutti i ministri, tutti i testimoni che abbiamo sentito in questo processo hanno detto di non sapere se a bordo della Open Arms ci fossero stati terroristi, armi, materiale propagandistico. Anche i riferimenti ai tentativi di ridistribuzione dei migranti prima del rilascio del pos non può funzionare, non ci può essere subordinazione del rispetto diritti umani e alla ridistribuzione dei migranti. Prima si fanno scendere i migranti e poi si ridistribuiscono: altrimenti si rischia di fare politica su gente che sta soffrendo".
Le posizioni espresse dal Pm sono state criticate dall'avvocato difensore di Salvini, Giulia Bongiorno: "Con questa introduzione, è di intuitiva evidenza, il pubblico ministero sta procedendo con una requisitoria contro il decreto sicurezza bis che è un atto del governo e contro la linea politica prima redistribuire e poi sbarcare. Ha proprio espresso un giudizio di grande contestazione di questa linea, portata avanti dall'intero governo. Il pm credo che nonostante abbia detto che questo in realtà non voleva essere un intervento contro la politica nel momento in cui dice che al tavolo tecnico i decreti e le direttive sono tutte inaccettabili, intollerabili e in contrasto con i diritti umani in realtà sta processando la linea politica di quel governo. Per ora è così". Per Bongiorno "è una requisitoria un po' contraddittoria perché la premessa è: non stiamo processando il governo, però il decreto sicurezza bis è in contraddizione con la Costituzione, non è accettabile redistribuire e poi sbarcare e il tavolo tecnico che ribaltava principi fondamentali. Sta parlando di linea di governo, di leggi e lui le contesta", poi l'avvocato conclude: "Non c'è una condotta Salvini sul banco degli imputati, ma una linea politica sul banco degli imputati". Sulla stessa linea della legale del leader del Carroccio, ha commentato il risultato della requisitoria anche la Premier Giorgia Meloni: "È incredibile che un ministro della Repubblica Italiana rischi 6 anni di carcere per aver svolto il proprio lavoro difendendo i confini della Nazione, così come richiesto dal mandato ricevuto dai cittadini. Trasformare in un crimine il dovere di proteggere i confini italiani dall’immigrazione illegale è un precedente gravissimo".