Cannabis light, approvato emendamento del Governo con stretta su vendita di infiorescenze, a rischio 11mila posti di lavoro

Seduta-fiume in notturna tra mercoledì e giovedì per le Commissioni Affari Costituzionali e Giustizia, nella quale la maggioranza ha approvato un emendamento governativo che equipara alcune varietà di canapa industriale a quella stupefacente, oltre a vietare attività di florovivaismo e commercializzazione delle infiorescenze sotto qualsiasi forma

La Camera dei Deputati ha approvato nelle commissione parlamentari competenti un emendamento del Governo al ddl 'Sicurezza', il quale punta ad una stretta sull'uso della cannabis light per scopi 'florovivaistici' e vendita di infiorescenze della pianta sotto tutte le sue forme. Il provvedimento, sostenuto dalla maggioranza, attende ora il via libera definitivo per essere discusso in aula a settembre. "Bene le norme per stroncarne il mercato", ha commentato l'esponente di Forza Italia, Maurizio Gasparri. Le opposizioni, tuttavia, non risparmiano critiche, sottolineando il rischio per le aziende del settore: "Il governo Meloni, in preda alla furia ideologica, cancella una filiera tutta italiana, 11mila posti di lavoro. E pensano anche di aver fatto la lotta alla droga..." ha dichiarato Riccardo Magi, segretario di +Europa. Alleanza Verdi-Sinistra ha espresso preoccupazione, sostenendo che "la destra ha vietato la cannabis light". Anche le associazioni di categoria esprimono preoccupazione. La Coldiretti chiede modifiche alla norma nel corso dell'esame parlamentare, avvertendo che così "si mette a rischio la sopravvivenza di un intero comparto impegnato in una coltivazione dove sono stati fatti investimenti significativi". L’obiettivo dell’esecutivo a guida Meloni sembrerebbe quello di voler vietare il consumo della cosiddetta Cannabis light in Italia, ossia quella con una bassa percentuale di tetraidrocannabinolo (THC - il principale composto psicoattivo della pianta), ma la norma rischia di impattare anche il settore industriale poiché qualsiasi pianta di canapa, anche ad uso industriale per fibra o seme, produce comunque fiori.

La seduta comune tra commissioni competenti e il contenuto dell'emendamento

Il 31 luglio scorso, le commissioni Affari Costituzionali e quella Giustizia della Camera dei Deputati, riunite in seduta comune, hanno approvato alcuni emendamenti al disegno di legge 'Sicurezza', presentato dal Governo Meloni lo scorso gennaio. L'emendamento contestato, il numero 13.06, è stato proposto dallo stesso esecutivo, apportando modifiche alla legge n. 242 del 2016 che regola la coltivazione della canapa industriale. In particolare, l'emendamento aggiunge l'articolo 13-bis, che introduce nuove restrizioni: attualmente, la legge del 2016 promuove la coltivazione della canapa per scopi industriali, specificando che solo le varietà di Cannabis sativa Linn, registrate nel "Catalogo comune delle varietà delle specie di piante agricole" dell'Unione Europea, possono essere coltivate. Queste varietà, caratterizzate da un basso contenuto di THC, non sono utilizzate per la produzione di stupefacenti. L'emendamento approvato punterebbe ad evitare che prodotti derivati dalla canapa, come le infiorescenze, possano compromettere la sicurezza pubblica o stradale, vietandone la vendita di qualsiasi varietà o sotto qualsiasi forma. O almeno questa è la motivazione fornita dagli esponenti di maggioranza impegnati nelle seduta comune delle due commissioni parlamentari coinvolte: le modifiche introdotte, per l’esecutivo restringerebbero la specificazione sul sostegno e la promozione della coltivazione della canapa light, sottolineando esplicitamente che impatteranno esclusivamente la filiera 'industriale' e limitando l'uso della pianta ai soli fini consentiti dalla legge. Il punto è che, se le disposizioni della legge del 2016 non si applicano alle attività legate alle infiorescenze di canapa, che restano regolate dal "Testo unico in materia di sostanze stupefacenti", a rischio sono anche tutte anche quelle varietà di Cannabis che sono destinate attualmente al solo uso industriale e che producono infiorescenze non psicotrope, compresa la Cannabis Linn già citata. Con l’obiettivo di limitare la coltivazione e la produzione puramente 'florovivaistica e ornamentale', colmando il grande vuoto normativo che fino ad ora aveva permesso l’apertura dei negozi di Cannabis light, il Governo potrebbe mettere a repentaglio l’intera filiera italiana della Cannabis, con oltre 11mila posti di lavoro a rischio. Le sanzioni per chi viola queste norme sono quelle previste per le sostanze stupefacenti, incluse multe e pene detentive, anche se prive del principio attivo psicotropo. Attualmente, la legge prevede sanzioni solo per coltivazioni con un contenuto di THC superiore allo 0,6%.

I timori di imprenditori e associazioni di categoria

La normativa potrebbe avere un impatto economico significativo, considerando che il mercato della cannabis light in Italia è in espansione. Attualmente, circa 800 aziende sono impegnate nella coltivazione e 1.500 nella trasformazione della cannabis light, con un fatturato annuo di circa 500 milioni di euro e circa 11.000 posti di lavoro coinvolti. Davide Fortin, ricercatore all'Università Sorbona di Parigi e collaboratore di MPG Consulting (Marijuana Policy Group di Denver), ha stimato che il mercato italiano della cannabis light nel 2021 fosse valutato intorno ai 44 milioni di euro annui. Con una regolamentazione adeguata, il settore avrebbe potuto crescere fino a raggiungere un fatturato di 400-500 milioni di euro, contribuendo a un mercato europeo potenziale di 36 miliardi di euro. Inoltre, il prodotto coltivato in Italia è molto richiesto all'estero, con esportazioni verso paesi come Germania, Belgio, Olanda e Francia. Le misure vanno cambiate nel prosieguo dell'esame parlamentare, dichiara oggi la Coldiretti, perchè così "si mette a rischio la sopravvivenza di un intero comparto impegnato in una coltivazione dove sono stati fatti investimenti significativi". Coldiretti, CIA (Confederazione Italiana Agricoltori) e Confagricoltori, le principali associazioni di categoria in Italia, si sono opposte fermamente all’emendamento. A fine maggio, anche Canapa Sativa Italia (CSI) – associazione che riunisce gli operatori del settore – ha promosso un’azione collettiva contro l’emendamento davanti alla Commissione Europea, contestandolo poiché potrebbe violare le direttive UE in materia di libera concorrenza e circolazione delle merci. CSI ha evidenziato l’assenza di una consultazione con il sistema di informazione sulle regolamentazioni tecniche (TRIS), passaggio obbligatorio per normative che influenzano il mercato unico europeo. Giacomo Bulleri, avvocato esperto nel settore della canapa, ha commentato il provvedimento sottolineando che: "Nonostante l’opposizione di tutte le associazioni nazionali agricole, e non solo quelle della canapa, che erano unite nel condannare il provvedimento che è illogico sia sotto un profilo giuridico che scientifico, succede che per la volontà ideologica di limitare questa pianta, si va a bloccare tutta la filiera, vietando la produzione e la lavorazione del fiore – ed è impossibile, anche per chi fa fibra, evitare che la pianta fiorisca – fermando un intero settore agricolo e la libera impresa". Beppe Croce, presidente di Federcanapa parla di "un provvedimento assurdo e irresponsabile che non demolisce solo il mercato della cannabis light, ma tutto il comparto industriale dei cosmetici, integratori, aromi, preparati erboristici derivabili dagli straordinari principi attivi non stupefacenti del fiore di canapa industriale (in cui il Thc è presente in quantità irrilevanti). Speriamo ancora che questo emendamento, che a settembre deve passare ancora il vaglio di Camera e Senato, non diventi legge. In caso contrario il governo Italiano si troverà a mal partito con la magistratura italiana ed europea e, beffa maggiore, non potrà impedire che il nostro mercato venga invaso da prodotti realizzati legittimamente in altri Paesi di Europa". L'imprenditore Raffaele Desiante, ha parlato di "una follia puramente ideologica. Se il tasso di Thc è così basso e ampiamente entro i limiti di legge e dunque non ha effetti stupefacenti non può causare né alterazione dello stato psicofisico né costituire un pericolo per la sicurezza stradale o l’incolumità pubblica. E questo non lo dico io: è scientificamente dimostrato che le infiorescenze di canapa industriale siano prive di efficacia drogante".

C’è ancora tempo: il ddl 'Sicurezza' slitta a settembre

Le modifiche apportate non entreranno immediatamente in vigore. L'esame degli emendamenti al ddl cosiddetto 'Sicurezza', è ancora in corso nelle commissioni e il disegno normativo sarà discusso in aula alla Camera a settembre, dopo la pausa estiva. Se approvato, il testo dovrà passare anche al Senato, dove potrebbe subire ulteriori modifiche. Solo dopo l'approvazione definitiva da parte di entrambe le camere, le nuove disposizioni diventeranno legge.

Di seguito, il testo integrale dell’emendamento tanto discusso:

proposta_emendativa_1306_atto_portante_leg19emeac1660.pdf