Liguria, il Presidente Toti si dimette dopo 80 giorni ai domiciliari per indagini su corruzione e falso: “Lascio una Regione in ordine, torno un semplice cittadino” (verso l'election day a novembre)

L'ormai ex Presidente presenterà per mezzo del suo legale una nuova istanza di revoca della misura cautelare, già respinta dal Gip il 14 giugno scorso. Favoriti per la successione Orlando e Rixi. L’inchiesta è alle battute finali: in arrivo il rinvio a giudizio

Giovanni Toti si è dimesso dalla carica di Presidente della regione Liguria. Già nella giornata di ieri 25 luglio, la notizia era nell’aria, ma il passo indietro del Governatore è stato formalizzato stamattina introno alle 10 e 40 in una lettera di dimissioni irrevocabili, indirizzata all’ufficio protocollo della Regione e consegnata su delega dall’assessore della Lista Toti Giacomo Giampedrone. Ulteriori avvisaglie, erano arrivate sempre nella giornata di ieri, deducibili sia dalle parole del suo legale Stefano Savi: "Stiamo facendo una riflessione anche su come gestire l'ipotesi di dimissioni, da questo punto di vista la settimana prossima sarà probabilmente abbastanza cruciale", sia dal cambio di nome della sua lista civica, formalizzato ieri in Consiglio regionale e passato da 'Cambiamo con Toti presidente' a 'Lista Toti Liguria'. Via la parola 'Presidente', dunque. Gli stessi consiglieri hanno motivato la scelta dichiarando che in tal modo, in caso di elezioni, non dovranno raccogliere di nuovo le firme. Una mossa che tradirebbe l’intenzione di Toti di non candidarsi nuovamente a Presidente. Le opzioni per fissare la nuova tornata elettorale si aggirano tra ottobre e novembre, ma probabilmente il Governo opterà per accorpare le votazioni in unica data, un 'election day' contestualmente alle urne in Emilia-Romagna e Umbria.

La vicenda giudiziaria

Le scelta delle dimissioni arriva dopo 80 giorni di custodia cautelare domiciliare, trascorsi da Giovanni Toti nella sua casa di Ameglia (La Spezia). L’ordinanza predisposta dal Gip (Giudice per le indagini preliminari) Paola Faggioni su richiesta del procuratore capo di Genova Nicola Piacente, lo aveva posto ai domiciliari a partire dallo scorso 8 maggio, nell’ambito di un’inchiesta per corruzione nell'esercizio della funzione e corruzione per atti contrari ai doveri d'ufficio. La stessa inchiesta, ha coinvolto anche Matteo Cozzani, il capo di gabinetto del governatore, e vari imprenditori, fra cui Aldo Spinelli. Secondo la procura, in cambio di finanziamenti (comunque dichiarati e tracciati) al proprio comitato elettorale, Toti avrebbe promesso favori o agevolato pratiche pendenti negli uffici della regione. Giovanni Toti era dunque stato sospeso dalla carica di Presidente regionale a partire dal giorno stesso, sostituito temporaneamente ai sensi dell’art. 41 dello statuto della Regione Liguria, dal vicepresidente leghista Alessandro Piana. Il 14 giugno, la Gip Paola Faggioni aveva confermato i domiciliari per l’ex governatore, respingendo l'istanza di revoca avanzata il 10 dello stesso mese dal legale di Toti, Stefano Savi. In un comunicato, la giudice ribadiva la necessità della misura cautelare a causa del rischio di reiterazione del reato, soprattutto "in vista delle prossime competizioni elettorali regionali del 2025 (o di ulteriori eventuali competizioni elettorali), per le quali aveva, peraltro, già iniziato la relativa raccolta di fondi". Savi e il suo assistito, avevano dunque presentato ricorso al Tribunale del Riesame di Genova il 20 giugno, contestando la scelta della Faggioni, ma anche stavolta i giudici lo avevano rigettato, nella giornata dell’11 luglio 2024, affermando che l’indagato "si è mosso come un amministratore di una società privata e non come la figura ideale di un pubblico amministratore che ha voluto delineare nella memoria difensiva". A questo punto, ad avvocato e cliente non era rimasto che presentare ricorso in Cassazione il 18 luglio scorso, ma in questo caso la data dell'udienza non arriverebbe prima di settembre. Nella stessa giornata del 18, l'ordinanza di custodia cautelare ai domiciliari contro Toti era stata estesa anche all'accusa di finanziamento illecito, relativa al possibile coinvolgimento diretto della catena Esselunga e dell'emittente televisiva Primocanale nella trasmissione degli spot pubblicitari della campagna per le elezioni amministrative del 2022. Tornando al presente, in parallelo alla lettera di dimissioni irrevocabili presentata dall’ormai ex governatore ligure Toti, oggi Savi ha manifestato la volontà di inoltrare una nuova istanza di revoca degli arresti domiciliari, anche se non prima di lunedì: "Ok a processo immediato, Non vogliamo farlo in costanza di misura cautelare. Ci fa anche comodo piuttosto che stare ancora due, tre anni sulla graticola". Se tale istanza venisse accolta, il ricorso in Cassazione contro il rigetto da parte del Riesame decadrebbe automaticamente. "Toti - ha detto ancora Savi - non presenterà il ricorso sulla seconda misura, quella per finanziamento illecito per gli spot elettorali pagati da Esselunga. A questo punto la procura può ancora chiedere il giudizio immediato, in attesa della decisione del giudice per l'udienza preliminare. A noi interessa che si faccia il processo - continua - ma ha bisogno di essere implementato. Le intercettazioni vanno contestualizzate, la vicenda del porto va contestualizzata, con tutti gli interessi della comunità che c'è intorno. La spinta non era solo nei confronti di Spinelli".

La lettera con cui Toti ha rassegnato le dimissioni

Questo venerdì mattina Giovanni Toti si è dimesso da presidente della Liguria comunicando ufficialmente la sua decisione con una lettera scritta a mano, consegnata all’ufficio protocollo della Regione dall’assessore regionale Giacomo Giampedrone. Di seguito il testo integrale della lettera:

"Dopo tre mesi dall’inizio dei miei arresti domiciliari e la conseguente sospensione dall’ incarico che gli elettori mi hanno affidato per ben due volte, ho deciso sia giunto il momento di rassegnare le mie irrevocabili dimissioni da Presidente della Giunta Regionale della Liguria. Mentre viene resa pubblica questa mia lettera, che ho pregato il mio difensore, avv. Stefano Savi, di diffondere, il testo formale delle dimissioni viene consegnato al Presidente facente funzione della Giunta e al Presidente dell’Assemblea Legislativa per tutti gli adempimenti di legge. Mi assumo tutta la responsabilità di richiamare alle urne, anticipatamente, nei prossimi tre mesi, gli elettori del nostro territorio, che dovranno decidere per il proprio futuro. Fino ad oggi il Presidente ad interim Alessandro Piana, la Giunta, la maggioranza tutta, che ringrazio di cuore, si sono assunti l’impegno di evitare il blocco dell’Ente, rispettando tutti gli impegni presi e portando avanti progetti e cantieri, con senso di responsabilità, capacità, onore. Lo hanno fatto anche di fronte ad una opposizione che, lontana dall’attitudine istituzionale richiesta dal momento, ha saputo solo cavalcare la complessa situazione, dimentica dei suoi stessi valori del passato, di ogni civiltà giuridica, della Costituzione e di quella cultura di governo che dovrebbe rappresentare chi si candida alla guida di una comunità. Oggi sento come necessario che i cittadini tornino ad esprimersi per ridare alla politica, al più presto, quella forza, quella autorevolezza, quello slancio, indispensabili ad affrontare le moltissime sfide che la Regione ha di fronte per continuare nel percorso di modernizzazione e crescita economica. Non è questa la sede per rivendicare quanto fatto in quasi dieci anni di Governo. Sono certo che i liguri sapranno giudicare e scegliere per il proprio meglio, e sapranno valutare l’impegno messo da tutti noi, i difficili momenti che abbiamo vissuto ed affrontato insieme, dal Ponte Morandi al Covid. Cosi come sono certo che la coalizione che fino ad oggi mi ha lealmente sostenuto, saprà portare avanti gli ambiziosi progetti che abbiamo cominciato a realizzare per cambiare la nostra terra, senza perdersi in egoismi e particolarismi, facendo invece tesoro di quella sinergia tra partiti e forze civiche che hanno attribuito alla nostra esperienza consenso e capacità di realizzazione. Lascio una Regione in ordine. Ho atteso fino ad oggi per rassegnare le mie dimissioni per consentire al Consiglio Regionale di approvare l’Assestamento di bilancio e il Rendiconto, fondamentali per la gestione dell’Ente. Ed è di soddisfazione che questo difficilissimo momento coincida con la fine del cantiere e l’apertura della Via dell’Amore, un’ opera complessa, a cui abbiamo lavorato anni, che restituisce al mondo uno dei simboli della Liguria. Lascio orgoglioso delle tante cose fatte e onorato di aver lavorato con molte persone capaci e coraggiose, che sapranno portare avanti questa esperienza . Ringrazio gli assessori che si sono succeduti in questi anni, il mio straordinario staff di Presidenza, che mi ha affiancato senza risparmiarsi con vera abnegazione al progetto, quei dirigenti e funzionari che ci hanno affiancato con competenza e passione. Avrei voluto confrontarmi diversamente con il nostro territorio, con i tanti sindaci e amministratori con cui abbiamo condiviso i progetti, gli amici che mi hanno affiancato in due lustri di lavoro indefesso, le forze politiche che hanno sostenuto questa esperienza.
Non è stato possibile farlo, sono confidente che lo sarà nel prossimo fururo, valutate dai magistrati le istanze che l’avvocato Savi si appresta a ripresentare nelle prossime ore. Si apre per tutti una fase nuova: Agli elettori il compito di giudicare la Liguria che abbiamo costruito insieme in questi lunghi anni e decidere se andare avanti su questa strada. Ai partiti della maggioranza la responsabilità valorizzare con orgoglio i risultati raggiunti, non tradire il consenso raccolto, valorizzare la classe dirigente cresciuta sul territorio. Ai tribunali della Repubblica valutare le responsabilità chiamate in causa dall’inchiesta. Al Parlamento Nazionale e all’opinione pubblica del paese il dovere di fare tesoro di questa esperienza e tracciare regole chiare e giuste per la convivenza tra giustizia e politica all’interno del nostro sistema democratico. Ringrazio di cuore tutte le persone, e sono tante, che senza nemmeno conoscermi mi hanno fatto sentire tramite la mia famiglia e il mio avvocato la loro vicinanza e il loro affetto. Da questo momento torno anche io ad essere un semplice, comune cittadino della nostra bellissima Liguria."

In una seconda lettera, diffusa immediatamente dopo quella delle dimissioni, Toti dice di assumersi "tutta la responsabilità di richiamare alle urne, anticipatamente, nei prossimi tre mesi, gli elettori del nostro territorio, che dovranno decidere per il proprio futuro", spiegando poi quanto sia necessario che "i cittadini tornino a esprimersi per ridare alla politica, al più presto, quella forza, quella autorevolezza, quello slancio, indispensabili ad affrontare le moltissime sfide che la Regione ha di fronte per continuare nel percorso di modernizzazione e crescita economica".