Il senso di Giorgia Meloni per le tasse

A volte ritornano. Come gli zombie dei film horror ci sono alcune tasse "zombie" che, come i morti viventi, non muoiono mai. Pensavi fossero scomparse ed invece no, ricompaiono più vive e feroci di prima.

Generazioni di proprietari di casa ricorderanno la famigerata imposta INVIM (acronimo di imposta sull'incremento di valore degli immobili) istituita con D.P.R. 26 ottobre 1972 n. 643.

Era disposta nei casi di trasferimento della proprietà di terreni e fabbricati da chiunque effettuati.

In pratica consisteva in um'imposta basata sulla differenza tra valore iniziale e valore attuale dell'immobile su scaglioni basati su percentuali del valore di riferimento.

Una vera e propria patrimoniale (sull'inflazione) giustificata con la foglia di fico dell'argomentazione che l'incremento del valore degli immobili sarebbe stato da attribuire alla meritoria opera dei Comuni di riqualificazione, abbellimento e valorizzazione urbana (il cosiddetto libro dei sogni).

Fu eliminata, a furore di popolo, dal 1° gennaio 2002 nella Finanziaria 2002 (articolo 8, I comma).

Attenzione all'argomentazione: l'incremento di valore dell'immobile che giustificava la tassazione sarebbe stato da attribuire all'opera di valorizzazione dei Comuni (e quindi dello Stato con denaro pubblico) in forza dell'esecuzione di infrastrutture migliorative.

Che questo governo fosse in grado di liberare e far tornare in vita le "tasse zombie" lo si era già visto con la riesumazione del redditometro: allo stato sospeso e quindi non vivo ma nemmeno morto.

Con la legge 30 dicembre 2023 n. 213 (legge di bilancio 2024) questo governo ha normato la disciplina delle plusvalenze risultanti dalle cessioni di immobili interessati da interventi superbonus e della variazione dello stato dei beni.

In buona sostanza, come nel caso dell'INVIM, si parte dall'assunto che essendo i beni immobili interessati da superbonus riqualificati mediante intervento pubblico del loro eventuale maggior valore debba beneficiare anche lo Stato.

L'Agenzia delle Entrate ha prontamente elaborato la circolare n. 13E del 13 giugno 2024 per l'applicazione di detto tributo: talmente cervellotico che non riuscirebbero a raccapezzarcisi nemmeno Pitagora ed Aristotele neanche se resuscitassero apposta.

Ora sul superbonus è stato detto tanto ma non tutto.

Chi scrive, nell'immediatezza della normativa, con la conoscenza dell'argomento ne aveva già individuato i presupposti strutturali di fallimento. Ma le "vox clamantis in deserto" non hanno, generalmente, buona fortuna e quindi le norme sul super bonus, ora aspramente criticate nell'impianto applicativo, furono difese un po' da tutti.

L'unica accortezza tecnica che si è avuta è che mentre l'INVIM veniva pagata contestualmente alle imposte indirette, la plusvalenza da superbonus  è stata invece inserita nella tassazione delle imposte dirette con scaglioni temporali ed aliquote temporalmente regressive.

Ma in sostanza sempre di un'imposta patrimoniale si tratta.

Ma non gioiscano i proprietari di casa non interessate da interventi da superbonus.

Il principio tassatorio, come per l'INVIM, è universale.

Domani come contestare l'estensione della tassazione da plusvalenza immobiliare relativa ad immobili situati in zone nelle quali è stata realizzata una fermata di metropolitana, costruita un'infrastruttura, perimetrata una ztl con denaro pubblico?

Il principio di eguaglianza dei cittadini di fronte alle tasse lo impone (e vedrete, con perculamento, si troverà qualcuno che dirà che ce lo chiede l'Europa).

E siamo già a due: redditometro e INVIM da superbonus.

Ma non c'è 2 senza 3. E la terza, che si annuncia, è la patrimoniale peggiore, la cosiddetta "patrimoniale Ucraina".

E' chiaro che l'Europa ha assunto l'obbligo formale di sostenere i costi della ricostruzione dell'Ucraina ad oggi stimati in circa tremila miliardi di Euro.

Non è chiaro chi ci metterà i soldi.

Sarebbe utile che questo governo smentisse il sospetto che gli italiani si debbano vendere casa propria per ricostruire quella degli amici ucraini.

L'Ucraina l'ha distrutta la Russia, non l'Italia: che anzi della guerra ha pagato, tra gli alleati, il costo economico maggiore.

Insieme con la patrimoniale Ucraina in quanto "gemella" c'è la patrimoniale  delle cosiddette "case green".

Da oggi non una parola definitiva sul fatto che l'adeguamento degli immobili alla direttiva europea non debba avvenire ad esclusivo carico dei proprietari (leggi patrimoniale).

Se tre indizi fanno una prova sotto il profilo della patrimoniale di destra si può dire vi sia, oramai, certezza.

Vi è poi il capitolo delle patrimoniali in essere di cui i votanti il centrodestra fidavano, come da promesse elettorali, nell'abolizione.

Ma ripetendo la battuta di una nota saga cara a questo governo "non fidate nella speranza...ha abbandonato queste terre".

Non parliamo delle accise che ci terremo a vita.

Ma l'IMU? Tale imposta patrimoniale da sola vale 24 miliardi ed ha costituito la "damnatio memoriae" del professor Mario Monti e di tutto il suo governo.

Ma non è meno colpevole chi utilizza detta patrimoniale senza intervenire.

Come "l'utilizzatore finale" in alcune fattispecie di reato penale.

Un'ultima nota in tema di plusvalenza da superbonus e sulla sua dubbia costituzionalità. L'imposta INVIM fu eliminata non per bontà ma perchè sostituita da altra imposta, l'altrettanto famigerata ICI poi evolutasi nell'IMU.

I proprietari di immobili interessati da superbonus quindi oltre che pagare l'IMU maggiorata (in quanto aumentano le rendite catastali degli immobili oggetto di intervento) sono assoggettati ad un'ulteriore imposta patrimoniale in sede di trasferimento dell'immobile.

Una duplicazione di imposta difficilmente giustificabile in una lettura costituzionale orientata sotto il profilo tributario.

Chi ha votato centro-destra nella convizione che l'armamentario delle patrimoniali fosse esclusivo dell'impianto ideologico delle sinistre si deve oggi ricredere.

Gli zombie, sotto forma di tasse, sono tornati in vita. 

E minacciano noi tutti.

E nessuno pensi, ingenuamente, di esserne fuori.