Pandemia e democrazia, il mondo adesso si interroga; solo l'Italia rifiuta ogni esame di coscienza
Solo da noi si insiste con le vecchie menzogne e con la solita ferocia. Scorie di un tempo in cui furono i peggiori a comandare: i ladri, gli inetti, le bestie scientifiche, i parassiti, i criminali. E c'è ancora chi rimpiange: se solo si fossero vaccinati tutti, a oltranza, magari a forza.
Il mondo si batte il petto, comunque si mette in discussione per l’atroce cortocircuito democratico seguito alla pandemia, l’Italia insiste nella sua strategia: negare l’evidenza, negare la scienza, irridere i morti, insultare le vittime, minacciare come ai bei tempi. Questo Cartabellotta delle mille profezie tutte sbagliate e delle poesiole vergognose per chiudere il cugino non vaccinato nello stanzino col tramezzino, che ancora insiste, che, tanto per scambiare, sbaglia le cifre della sanità, non si sa se per incapacità o per calcolo. Commentatrici come la ineffabile Fusiani, oggi credo alla corte di Renzi, per la quale se si fossero vaccinati tutti a oltranza non si sarebbe presentato il problema delle dosi sprecate, ufficialmente 220 milioni per un buco di 4 miliardi, verosimilmente almeno il doppio. Insomma se la gente a un certo punto ha aperto gli occhi, rifiutando di farsi ancora ammazzare, ha colpe immani e le deve scontare. E il lockdown, il greenpass, abominio nell’abominio, specialità italiana dovuta a un banchiere bugiardo e a un presidente autoritario? Niente, niente, roba da niente, fatta per salvare i cittadini. Talmente salvati che sono morti in duecentomila per cure sbagliate, condotti al macello, e sui quali si sono opportunamente evitate le autopsie. Uno come Conte, il predecessore di Draghi, capace di un buco finanziario di oltre 200 miliardi fra bonus edilizio e reddito di cittadinanza finito ai mafiosi, ancora può girare libero, rivendicando la sua scellerata azione. Ma all’epoca, fu lui a confessarlo, si aspettava che la gente sarebbe insorta data la portata intollerabilmente eversiva delle sue misure. Il mondo si batte il petto, da noi c’è chi dimentica o rivendica i pestaggi a quelli senza mascherina, gli idranti sui portuali di Trieste, i boicottaggi, le punizioni, la perdita del lavoro, l’isolamento civile, le violenze sociali e private. Un altro che inspiegabilmente gira ancora libero è Speranza, libero di dire a uno in carrozzina che se l’è cercata, che è lì a provocare. Per non dire della indicibile Lorenzin, una che coi vaccini aveva arato il terreno e dalla quale tutto è cominciato. Ma se anche fosse vero che qualcuno ci marcia, è strumentalizzato, non c’è provocazione più infame di quella degli impuni che possono dire: ritorneremo e questa volta senza fare prigionieri.
Il mondo o almeno l’Europa indaga su una possibile vecchia mascalzona che, dall’alto della sua posizione nell’Unione Europea, negoziava dosi vaccinali a prezzo maggiorato con una multinazionale dove suo marito era un pezzo grosso, ed erano dosi velenose, dosi letali. Da noi a chi dimostra la pericolosità di quei preparati spetta ancora l’odio, l’intimidazione, la “merda nel ventilatore” come teorizzato dal Capo dello Stato: “Non si lasci spazio ai novax”. Dove per novax stava chiunque si fosse accorto che qualcosa non tornava. Ma è lo stesso capace di annunciare, con la tracotanza di chi si sente il padrone del Paese: “Non si invochi la libertà per non vaccinarsi”. Il mondo adesso si interroga su quei vaccini che hanno provocato legioni, milioni di morti e di invalidi a vita, sempre più milioni di innocenti ingannati, traditi da quelli cui si erano affidati o semplicemente avevano ceduto, non potendo permettersi la resistenza organizzata; in Italia, incredibilmente, si insiste nel dire che non esistono correlazioni, che dei milioni e milioni di morti dopo due, tre o anche una sola dose, come la giovane Camilla Canepa, non una va riferita al vaccino; e pazienza se perfino i produttori di questi vaccini non lo negano oltre, se lo scrivono nero su bianco nei loro bugiardini.
Nel mondo fioriscono le commissioni, gli studi, le inchieste giornalistiche per ristabilire la verità. In Italia non pagherà mai nessuno, neppure uno, neppure il più squallido o insignificante dei sottopancia, e l’unica commissione parlamentare d’inchiesta è abortita a nascere perché così ha voluto il Presidente autocrate, e, dalla presidenza del Consiglio, non è giunto un fiato, solo promesse vane, come le vaghe stelle dell’orsa leopardiane, qualcosa faremo, qualcosa cercheremo. Ma che vuoi cercare ancora se la verità è sotto gli occhi e, in fondo, lo era anche prima. Solo che prima c’era almeno il rumore di fondo che poteva confondere, che disturbava la comprensione e le scelte, adesso quel rumore si è placato, c’è solo il silenzio dei morti e la voce flebile, da quasi nessuno raccolta, dei malati, delle vittime di un virus che andava curato come gli altri, senza isterie e con una abnegazione media, neppure eroica, che sarebbe poi scemato da solo, che non era pericoloso, non era micidiale per la stragrandissima parte della popolazione. Ma c’era da avvelenare su scala mondiale, partendo dai bambini e dai vecchi, c’era da sfoltire il sovrannumero come pretendevano i Timmermans, gli Schwab, i Gates e gli altri criminali globali del solidarismo pubblicitario e affaristico. C’era da scatenare una dipendenza psichica non meno che organica, possibilmente da rendere endemica. In Italia tutto questo si è esaltato a livelli oltre il distopico e al di là del malvagio farneticante di stampo nazista. L’insipienza c’era, la bestialità scientifica non mancava, le facce erano lì, parlavano chiaro, facce belluine o da faine, da ladruncoli, da vili, da deformi morali, da depravati, da perversi, facce che non si sarebbero fermate davanti a nessun abominio – e molte stanno ancora lì, padrone del nostro destino -, ma da sola l’inettitudine non poteva bastare; c’era anche il desiderio di abituare la gente alla sudditanza senza neppure più una parvenza democratica, bisognava ridurli ad una condizione succube, parassitaria, da servi della gleba; e c’era, non ultima, l’avidità fondata sulla corruttela, c’era il mangia-mangia generale, il ce n’è per tutti e su tutto si poteva rubare, mascherine, respiratori, presìdi, sprechi sanitari, sponsorizzazioni, regalie, viaggi, infine carriere politiche o mediatiche. Un affare colossale, che conveniva un po’ a tutti. E i morti non si contano più e l’informazione espressamente, orgogliosamente pagata dalla vecchia mascalzona (presunta?) continua con la grande menzogna, con la grande omissione: il tale e il tal altro si è spento improvvisamente, un infarto o un turbocancro se l’è portato via, chi se l’aspettava, era l’amico di tutti, era un’anima nobile, lo piangono la comunità e i parenti tutti. Ma negli ospedali, nelle chiese, per le strade ancora le mascherine che non servono ma che ti vengono imposte come lacerti della antica follia, reperti di un tempo nero in cui ogni logica, ogni pietà erano messe al bando. Un tempo dove a comandare erano i mostri e le carogne, i delatori e i vermi. Mi scrive un vecchio amico: “Una mia cugina, 64 anni. La sera prima mal di stomaco, dopo 12 ore infarto. Fumava? No. Beveva? No. Sovrappeso? No. Sportiva? Sì”. Ma per le nostre propagandiste sempre a caccia di un mentore bastava vaccinarsi a vita, tutti, e la differenza a lungo andare nessuno l’avrebbe più notata.