Ci siamo: la Baronessa dei vaccini sotto inchiesta per corruzione e altre storie. Non finirà in galera, ma basterà a spazzarla via
L'affare dei vaccini letali contro il Covid si conferma in tutta la sua matrice opaca e malavitosa. E, forse, a questo punto neppure la corruzione più o meno legalizzata dell'informazione potrà più servire. Come il grottesco arruolamento di pseudocantanti propagandisti.
C’è voluta la politica, ci sono volute le elezioni per far fuori la vecchia trafficante. A mezzo magistratura, secondo costume italico ed eurounionista. La Procura europea, Eppo, si sostituisce ai più morbidi giudici belgi nel perseguire la Baronessa Ursula con accuse da indurre a nascondersi qualsiasi filoeuropeista provvisto di residua coscienza (ma ne esistono ancora?) : tacendo dei 13 miliardi di euro bruciati da Bruxelles in corruzioni varie nel solo 2023, tacendo delle megatangenti da emirati e sultanati alla sinistra euromediterranea, emersi poco più di un anno fa, la presidente della Commissione è finalmente chiamata a rispondere di falso, interferenza nelle funzioni pubbliche, distruzione di SMS, corruzione e conflitto di interessi in merito alla ignobile vicenda dei vaccini tossici, negoziati a 19,50 cadauno anziché i 15,50 precedentemente concordati. Storia losca, sporca, sulla quale la vecchia affarista ha provveduto a far sparire le prove cancellando i messaggini telefonici intercorsi col capo della principale multinazionale fornitrice dei vaccini stragisti in questione, Albert Bourla; e lo sono, stragisti, se è vero come è vero che Pfizer voleva occultare per i prossimi 75 anni la lista delle reazioni avverse che conta 1300 specifiche, dai turbocancri alle paralisi, dai linfomi alla demenza, dalla sordità ai problemi neurovegetativi, dagli infarti agli ictus alle patologie cardiache permanenti. Tutto finora rubricato alla voce: morte improvvisa e inspiegabile, come propalato dai mezzi di informazione che sono una indecenza nella indecenza. Da parte sua, la baronessa Borderliner organizza la propria campagna elettorale inondando di soldi i giornali della informazione ufficiale, particolarmente italiani, i quali si guadagnano la loro corruzione invitando a non contraddire e non sindacare mai Mattarella, sorta di ayatollah di un regime sedicente democratico. Mattarella da parte sua non si stanca di predicare, per qualsiasi cosa, che “la soluzione è più Europa, ci vuole più Europa”. Cerchio chiuso!
E con dei tipi del genere la nostra Meloni pretendeva di durare, a suon di dadaumpa con l’amica Ursula? Meloni non è fascista e non merita una accusa così ingenerosa e stupida, ma certo di Mussolini ha almeno il trasformismo, l’opportunismo impune, quel pretendere di giostrare su tutte le ruote, in tutte le posizioni e per giunta rivendicando coerenza. Quale? Quella di una che dell’Europa diceva peste e corna e adesso vorrebbe inchiavardarci tutti quanto e più del PD? Più Europa significa quanto e più lockdown che in passato, significa le rappresaglie già patite, più tecnologia del controllo e più preparati mortiferi. Significa anche tasse sempre maggiori per sostenere transizioni deliranti, volte solo a sfoltire la popolazione e impoverire chi può resistere. Non esiste direzione, obiettivo, strategia che la UE non sia stata costretta a rimangiarsi dai famigerati parametri di Maastricht alla casa green, all’auto elettrica, ai pacchetti ambientalisti, alle politiche sanitarie che hanno dello stragistico. 2 miliardi di dosi a circa 20 euro a dose, con un sovrapprezzo occulto di 4 euro: così si difende la democrazia in Europa, perdio! Il sito Byoblu, in fama di complottista, scende nei dettagli di questa clamorosa opera di corruzione che si pretenderebbe sanata per il solo fatto di non essere nascosta, insomma siccome è emersa ce ne dovremmo fare una ragione. “Portano avanti la propaganda europeista: la Mediaset dei Berlusconi; l’Agenzia Agi di proprietà del colosso ENI [in procinto di venire rilevata dal ras della sanità privata Angelucci, parlamentare della Lega, già di Forza Italia], il Sole24Ore presidiato dalla lobby di Confindustria, il Corriere della Sera di Urbano Cairo e non poteva mancare il gruppo GEDI. Quest’ultimo racchiude diverse testate, fra cui Repubblica e Stampa, ed è di proprietà dell’imprenditore John Elkann della famiglia Agnelli. A differenza degli altri nomi citati, il gruppo GEDI ha instaurato con l’Unione una vera e propria partnership. Fine ultimo: sfornare articoli che pongano l’accento sulla sfida elettorale tra europeisti e sovranisti, schierandosi ovviamente dalla parte dei primi. La collaborazione frutta al gruppo più di 9 milioni, grazie ad un contratto elettorale suddiviso fra 40 mila euro dall’Europarlamento e 22 mila dalla Commissione. In più si devono contare i 96.435,99 euro di un bando vinto da Gedi. A usufruire dei fondi europei per la campagna elettorale sarebbero in totale 35 giornali e come si nota facilmente, non sono piccoli quotidiani. Se l’obiettivo principe potrebbe non essere quello di guadagnare, la domanda è una sola: in che direzione sta andando la stampa italiana?”.
Nella direzione, già intrapresa da tempo, di un imbuto, del fondo di un imbuto; e come possa tutto questo non configurare ipotesi di reato analoghe a quelle legate allo sporco affare dei vaccini, aspettiamo che il dio della giustizia degli uomini e dei tribunali ce lo spieghi. Ovviamente la UE non si limita ai giornali, alle testate più o meno mainstream, agisce allo stesso modo nel pianeta sanitario, pubblico e privato, e unge regolarmente i virologi della prostituzione mediatica a prato basso, con pretesa di scientificità. La stessa cosa avviene coi cantanti di laboratorio come questi Maneskin, modellini dell’agenda 2030 arruolati per precisi scopi propagandistici con l’obiettivo di spingere i più giovani, i diciottenni a votare, ovviamente in modo orientato, preciso. Tutto si predispone per tempo, secondo fasi meticolosamente calibrate: inventano un gruppo di falsi musicisti, di inetti, li costruiscono come icone gender e vaccinali, gli fanno vincere i festival controllati dalla politica televisiva filoeuropeista, li mandano agli Eurocontest a trionfare, infine, poco prima dello scioglimento, perché simili entità sono a scadenza e debbono lasciare il posto a testimonial sempre nuovi, li destinano a precipui usi elettorali, magari con la promessa di farli entrare a tempo debito nello stesso gioco di potere, un potere lobbistico, l’Europa burocratica e ladronesca come camera di compensazione della grande industria e della finanza globalizzata.
Di pari passo proseguono sia la propaganda oscena per vaccinare fasce sempre più giovani (Pfizer e Moderna ormai vogliono aggredire i neonati e perfino i feti), sia, in modo abbastanza allucinante, il processo di svelamento degli altarini: la correlazione tra miocarditi fulminanti e vaccino esiste e nessuno riesce più a contestarla: sul registro Ue dei medicinali per uso umano della Commissione europea, dallo scorso settembre e per la prima volta si ammette che dopo la vaccinazione nei giovani, oltre all’evidente e conclamato rischio di miocarditi e pericarditi, «alcuni casi hanno richiesto il supporto in terapia intensiva e sono stati osservati casi fatali». Così, con la serenità del fatalismo. A questo punto si spiega la condizione di milioni fra noi, più di là che di qua e impossibilitati perfino a far valere le nostre ragioni, anzi trattati da assassini dai responsabili delle nostre vite più o meno terminali; e si spiega meglio anche la sollecitudine dei vari Speranza e Magrini, capo dell’Aifa, che a nessun costo volevano “lasciar morire i vaccini”. Io, da parte mia, sto cercando al contrario di non lasciar morire la voce dei morti e di chi sta in bilico: lo faccio in tutti i modi che posso, da un nuovo imminente libro a un reading poetico dove racconto in liriche la mia vicenda. Per un incauto che accetta di chiamarmi, cinque, dieci rifiutano orripilati con la seguente motivazione: “Non è il momento, non è il caso di parlare di vaccini, c’è di mezzo la politica”. Come a dire che sanno benissimo tutto, sanno l’inganno, sanno gli affari sporchi e chi continua a mangiarci, ma preferiscono la complicità, nel loro piccolo, preferiscono la viltà dei topi, la miseria dei servi, lo scaricabarile, il far finta di non vedere, di non capire. Per sempre, se occorre.