Sgarbi, Meloni accoglie le dimissioni da sottosegretario alla Cultura: "Scelta corretta dopo pronunciamento Antitrust"

La risposta alla volontà di Sgarbi di dimettersi dal suo incarico e alla sua lettera indirizzata alla premier

La premier Giorgia Meloni parlando ai cronisti dal Giappone e replicando sul caso Sgarbi, accetta le dimissioni del critico d'arte da sottosegretario alla Cultura: "Trovo corretta dopo il pronunciamento dell'Antistrust la scelta di dimettersi per cui accolgo le dimissioni", ha detto.

Sgarbi, Meloni accetta le dimissioni da sottosegretario alla Cultura

Proprio pochi giorni fa Sgarbi aveva spiegato di voler dimettersi durante un evento a Milano, in seguito al quale ha spiegato le sue ragioni ai microfoni del Giornale d'Italia. Ha poi inviato una lettera alla presidente del Consiglio, spiegando che: "Se il governo, per mano di un suo ministro ha promosso una indagine sul conflitto di interessi all'interno del governo, è giusto che io chieda all'Antitrust che si estenda l'indagine a tutte le istituzioni, con gli stessi criteri. Non per ritorsione, ma per rispetto delle istituzioni alle cui decisioni io mi sono rimesso. E che tu ti faccia garante della integrità del governo quanto a possibili incompatibilità, se a me non è consentito parlare e promuovere in ogni modo l'arte e le mie idee", ha scritto Sgarbi in una lettera alla premier Giorgia Meloni.

La lettera di Sgarbi a Meloni: "Farò ricorsi al Tar"

 "Non sono d'accordo con la delibera del Agcm, farò ricorso al Tar - scrive Sgarbi nella lettera -. Ma la delibera è chiara: non posso fare la vita che ho fatto per cinquant'anni, non posso essere me stesso e essere sottosegretario. L'Antitrust non ha detto "Non va bene questo o quell'attività della vita di Sgarbi», ma la sua «intera attività di scrittore, narratore curatore e storico d'arte" (e con ciò anche promuovere e vendere i propri libri, come anche tu hai fatto): cioè è la mia vita. Si tratta, come si capisce subito leggendone la forzata motivazione, di una decisione tanto "politicamente corretta", quanto giuridicamente scorretta. Nessun vero giurista comprende infatti per quale ragione tenere una conferenza su Caravaggio, partecipare o presiedere una tavola rotonda su Tintoretto, presentare un libro su Michelangelo, possa costituire una violazione dei limiti di legge, generando una incompatibilità con la funzione ministeriale, al punto da distorcerne il senso".