Terzo Polo, finita la "love-story" tra Calenda e Renzi, IV si tiene il gruppo con 7 senatori, i 4 di Azione nel Misto
Più volte data per acquisita, poi smentita o rinviata, la fine del tormentato matrimonio tra Calenda e Renzi sembra essere arrivata
Trovato un accordo sul “divorzio” del Terzo Polo al Senato dopo la fine della "love-story" tra Calenda e Renzi: i senatori di Azione passeranno al gruppo misto, mentre Italia Viva resterà in un gruppo a sé.
Terzo Polo, finita la “love story” tra Calenda e Renzi
"È stata trovata un'intesa tra i gruppi, che noi abbiamo sollecitato, all'unanimità, invitando il gruppo minoritario del gruppo presieduto da Borghi ad apprezzare le circostanze ed emigrare nel gruppo misto. Tutte le condizioni che di solito accompagnano questi passaggi saranno esaminate nella riunione del Consiglio di presidenza, forse già domani". Lo ha dichiarato il presidente del Senato, Ignazio La Russa, al termine della riunione della Giunta per il Regolamento, nel quale si è preso atto che i quattro senatori di Azione migreranno nel gruppo misto e Italia Viva con i suoi sette senatori resterà gruppo autonomo.
"Se Dio vuole, habemus Papam". Così il leader di Azione, Carlo Calenda, ha commentato la decisione sui gruppi del Terzo polo in Senato al termine della Giunta per il Regolamento.
"Sono contento perché noi avevamo dato l'ok già alla prima proposta di La Russa, ora a questa seconda. Prima si conclude e meglio è". Inoltre, a chi chiedeva chi ha vinto e chi ha perso, Calenda ha risposto così: "Non mi interessa proprio questo argomento".
Il “casus belli” dietro la separazione
Ad accelerare la crisi, già ampiamente sfiorata durante questa estate, è stata una lettera firmata da tutti i senatori di Italia Viva ed indirizzata al capogruppo Borghi, chiedendogli, di fatto, di mettere fine all’esperienza parlamentare del fu “Terzo polo”.
Il casus belli è stato trovato in una frase, per molti banale, pronunciata da Calenda sabato alla festa del Foglio: “Azione non andrà alle Europee insieme a Italia viva”, aveva detto l’ex ministro, formalizzando ciò che era già noto da tempo a tutti gli addetti ai lavori.