Riforma costituzionale, dal premierato allo stop ai senatori a vita: la bozza che andrà in Cdm

Nel cosiddetto ddl Casellati trova posto anche una norma anti-ribaltone per impedire il continuo ricorso al voto. Renzi apre al governo: “Sull'elezione diretta del premier Italia Viva c’è”

Elezione diretta del premier e stop ai senatori a vita. Sono due delle principali novità della riforma costituzionale che la maggioranza di governo è pronta a portare in Consiglio dei ministri venerdì 3 novembre. Nella proposta, il cosiddetto ddl Casellati, prendono posto sia un accordo sul premierato sia una norma anti-ribaltone.

Il cuore del testo: presidente della Repubblica privato del potere di nominare il premier

Nella misura scompare l’elezione dei senatori a vita, incarico che rimane a disposizione solo degli ex Presidenti della Repubblica. Secondo la bozza circolata a pochi minuti dall’incontro, modificando gli articoli 88, 92 e 94 della Costituzione, i candidati e liste collegate al presidente del Consiglio riceverebbero un premio elettorale che ne assicuri il 55% dei seggi nelle Camere.
Privato del potere di eleggere il premier ma di conferire solo l’incarico al presidente eletto, al capo dello Stato rimane la facoltà di sciogliere le Camere, non più però una singola. A riguardarli anche la norma anti-ribaltone, che prevede l’intervento del Quirinale in caso di caduta del governo o di sue dimissioni. Infatti il presidente della Repubblica avrebbe il potere di conferire l’incarico di formare un nuovo esecutivo al premier dimissionario o a un altro parlamentare eletto e collegato al presidente del Consiglio. Un tentativo di garantire stabilità alla legislatura e impedire il continuo ricorso al voto.
Dal nome conferito alla riforma, “premierato”, sul presidente del consiglio ricadono i cambiamenti maggiori. La proposta, intervenendo su più articoli della Costituzione, garantirebbe dalla prossima legislatura l’elezione diretta del capo del governo. Il tutto con un’elezione a turno e scheda unica.
Una volta eletto, il premier deve poi ottenere la fiducia delle Camere. Secondo la bozza della riforma, se dopo il voto le aule non danno responso positivo, il capo dello Stato ha il dovere di procedere al loro scioglimento. “Nel caso in cui non venga approvata la mozione di fiducia al governo presieduto dal presidente eletto, il presidente della Repubblica rinnova l'incarico al Presidente eletto di formare il governo. Qualora anche quest'ultimo non ottenga la fiducia delle Camere, il presidente della Repubblica procede allo scioglimento delle Camere”, recita l’articolo.

Premierato, la sponda di Renzi (Iv) al governo: “Noi ci siamo”

“Abbiamo condiviso tutto il contenuto che ci è stato proposto, penso che il Consiglio dei ministri questa settimana approverà il disegno di legge e poi ci sarà il suo iter". Così il leader di Noi moderati, Maurizio Lupi, ha confermato l'intesa di maggioranza. Via libera anche dal forzista Antonio Tajani: “Siamo d'accordo sul testo che andrà in Cdm”. “Niente governi tecnici, ribaltoni, cambi di maggioranze e partiti al governo, niente nomine di nuovi senatori a vita. Il voto degli italiani conterà finalmente di più”, scrive sui social il leader della Lega, Matteo Salvini.
All’interno della sua e-news Matteo Renzi ha ricalcato il tema e ha offerto il suo appoggio al governo. “Se la Meloni porta la riforma costituzionale con l’elezione diretta del premier, noi ci siamo”, dichiara il senatore e leader di Italia Viva, per poi aggiungere: “Noi siamo sempre noi: non cambiamo idea sulla base dei sondaggi ma combattiamo per le nostre idee. Mi pare l'unico modo per essere seri in politica, che dite?”.