Luciana Sbarbati (Mre): "Non basta il decreto Caivano per risolvere il problema della violenza giovanile"
Parla la leader dei Repubblicani Europei Luciana Sbarbati
In questi mesi il nostro Paese ha conosciuto episodi di violenza cieca e gratuita che ha visto protagonisti anche e soprattutto i giovani ,adolescenti,bambini e bambine che sembrano non saper piu' distinguere il male dal bene,anzi sembrano proprio identificarsi nel male,nella violenza che da' loro il senso di una esistenza senza la quale non si sentirebbero vivi.
E' bene non dimenticare che stiamo faticando ad uscire da una civiltà non troppo attenta e sensibile nei confronti del pianeta infanzia,adolescenza,giovani. F
Si sta tentando con uno sforzo poco coordinato e sinergico ,da parte delle istituzioni,della famiglia,della scuola,di considerare questo mondo giovanile con la sua richiesta di amore e i suoi bisogni educativi come il centro del mondo,ma ancora non si imbocca la strada giusta.
Il processo di maturazione e di crescita verso lo status adulto dei bambini e degli adolescenti si svolge tra problemi,contrasti,entusiasmi,
Fattori personali (sviluppo intellettuale e somatico) e sociali favoriscono la riorganizzazione della personalita', che,da uno status sociale dipendente ,si eleva ad uno status indipendente,il piu' delle volte in modo brusco,che coglie impreparati genitori,scuola ,istituzioni e in particolare il mondo politico
E' questo un periodo dell'esistenza estremamente complesso in cui dietro la spinta di energie vitali si comincia a delineare un proprio progetto personale di vita,in cui pesano condizionamenti socioculturali,modelli parentali,influenze gruppali,temperamento con spiccata tendenza a valori personali,"alternativi" a quelli tradizionali del mondo adulto
C'è una ricerca sofferta di se stessi,che lotta tra paura e desiderio fisiologico e mentale di autonomia,tra gli ultimi retaggi di dipendenza affettiva e socioculturale dalla famiglia e dalle istituzioni e l'esigenza insopprimibile di indipendenza che la nostra società trascura colpevolmente.
Tutto ,e in particolare questa esplosione di violenza in forme tragiche ,dovrebbe richiamare la nostra attenzione sul crescente disagio e sulla marginalità che lo alimenta di cui soffrono i giovani e gli adolescenti oggi , per non parlare dei bambini.
Essi sono rapinati nell'anima dalla società del consumismo,privati di peso contrattuale,di rappresentanza sociale ,per cui viene loro a mancare la COMUNICAZIONE con il mondo degli adulti,con le Istituzioni. A poco a poco non ci cercano piu' si attrezzano come possono con l'ambiente in cui vivono per sopravvivere e affrontare la crisi della crescita, il rischio di vivere ,il disagio
Questo intimo travaglio ,che spesso non trova i giusti canali di comunicazione ,li costringe o all'isolamento silenzioso e caparbio dell'incomunicabilità o li proietta gradatamente nelle vie della trasgressione,quale affermazione del proprio diritto "di essere liberi".
Ciò che riesce difficile a questa societa' distratta che corre dietro all'apparire e' accettare la necessita dei giovani e adolescenti di trasgredire per sentirsi liberi ,per maturare al loro interno un criterio autoregolativo. Genitori,educatori non avvertono razionalmente e serenamente questo momento delicato in cui ai giovani e agli adolescenti ,così come agli stessi bambini .va riconosciuto il diritto di fare le loro prime scelte ,assumendosene la responsabilità. Così, spesso, falliscono nella loro azione di CONTENIMENTO ,che finisce con l'essere semplicemente proibitivo,carico di ritorsioni o giudizi senza appello per costringerli al rientrare nel binario di rapporti che non impegnano troppo,come consumatori di norme estrinseche,alle quali devono aderire passivamente.
Si verifica pertanto un black-out nella comunicazione e la famiglia,la scuola,le istituzioni, con disappunto e amarezza ,vivono il dramma intenso che nasce dalla constatazione della relatività dei loro progetti educativi, che non riescono piu ad imporre in modo coercitivo e autoritario.
Le manifestazioni violente dei giovani ,di cui le cronache sono piene ,e di cui i mass media tutti i giorni ci informano devono interrogare le nostre coscienze.
Quale sostegno si da 'oggi ai giovani ,all'infanzia ,nella delicata fase dello sviluppo in cui la sofferta ricerca di se stessi naviga tra paura,desiderio di autonomia,di essere riconosciuti dal gruppo,dalla rete sociale di appartenenza.?
Davanti alla personale inadeguatezza di affrontare il mondo,o per problemi ambientali di carattere psicologico ,o per povertà culturale,o per necessita' indotta ad adeguarsi ad una società ' che altrimenti li esclude(e questa e' una paura dominante) i giovani CHIUDONO IL DIALOGO.
Quando pero il dialogo educativo si interrompe o e' assente ,per macroscopiche defaiances dello stato ,si apre il varco alla ribellione distruttiva,alla violenza per superare le frustrazioni.
Il disimpegno sostanziale della nostra , che concepisce i giovani solo come consumatori,lascia ad essi spesso la gestione in proprio di una autonomia che nei piu' i deboli e nei piu' diseredati si traduce nella ricerca di nuove dipendenze,criminalita',violen
In questi bambini e ragazzi non c'è solo un difetto nella realizzazione del processo di crescita e di adattamento ,ma il tentativo disperato,scomposto di mantenere una relazione con il mondo che li rifiuta ,non li considera ,gridando la propria rabbia esasperata.
Se e' vero che la permessivita', che poi si sostanzia nella dismissione dall'obbligo di curare e orientare i giovani ,ha prodotto niente altro che una frattura piu' profonda tra le generazioni,se e' vero che gli adulti hanno perso di vista i giovani,non comprendono il loro linguaggio di nativi digitali,e a volte esorcizzano questa loro incapacità ' scimmiottandoli,perche 'non sono in grado di riconoscere i loro bisogni reali ,occorre cambiare la rotta,investire in un nuovo dialogo educativo.
NON DOMINARE NE 'ESSERE DOMINATI!,capacita 'di ascolto,contenimento rispettoso delle pulsioni di crescita,dialogo senza cedere a tentazioni di forza ne ' pretendere la immediata riprova della nostre azioni ,cooperazione sinergica tra le istituzioni: questo ci chiede il dramma di una generazione che stiamo sottovalutando ,noncuranti delle cause che lo hanno scatenato.
Non c'è piu' intemperanza,atto teppistico o delinquenziale che non venga spiegato con il ricorso alla tossicodipendenza.Cresce il senso di timore nei confronti dei giovani come sconosciuti,eppure non c'è sistema peggiore per avvicinarsi a qualcuno che farlo per timore,in quanto gli comunichiamo tutto il giudizio negativo che abbiamo nei suoi confronti.Basterebbe trasmettere ai giovani e al mondo politico ,che purtroppo ha preso l'abitudine di intervenire sulle emergenze senza affrontarne le cause ,la convinzione che la nostra azione educativa e' il piu' importante degli investimenti che una comunita' sociale può fare.
La misura della civilta'e di un Paese,la stessa essenza dello stato di diritto,preziosa conquista della democrazia,la si ha allora nel coinvolgimento allo stesso titolo di famiglia ,scuola,comunita' civile nella. RESPONSABILITA' della crescita dei nostri giovani.
Luciana Sbarbati