Silvio Berlusconi e Marta Fascina: uno dei tanti casi di muliebrismo parlamentare in Italia
Purtroppo si concentrano spesso in politici che ci parlano ossessivamente di etica e di giustizia ma che, nell’applicazione pratica che li riguarda, confondono spesso queste encomiabili teorie, soltanto con l’arroganza del potere
I media ed alcuni politici italiani hanno sollevato il caso di Marta Fascina, la ex quasi moglie di Silvio Berlusconi. La signora è accusata giustamente di disertare il Parlamento da parecchi mesi, pur continuando a godere dello stipendio e dei privilegi della carica. Certamente il grave lutto che l’ha colpita, così come purtroppo capita anche a molti altri italiani, non giustifica la prolungata assenza da un lavoro ben remunerato.
Un lutto, anche se gravissimo, non può esentare infatti dagli obblighi e dalla responsabilità verso le istituzioni e soprattutto verso coloro che l’hanno votata.
Il caso Fascina apre però uno scenario abbastanza singolare, che vede il nostro paese all’avanguardia nel mondo Occidentale. A parte il caso eclatante di Hillary Clinton, l’Italia si è distinta per un muliebrismo parlamentare assolutamente d’eccezzione.
Lo iniziò Palmiro Togliatti, Segretario nazionale del Partito Comunista Italiano.
Sposato con Rita Montagnana, esponente della resistenza e membro del Parlamento Italiano, si innamorò perdutamente di Nilde Jotti, di 27 anni più giovane di lui, allora semplice Consigliere del Comune di Reggio Emilia. A 26 anni, il Leader del PCI, subito dopo la guerra, la candidò a membro dell’Assemblea Costituente ed insieme alla moglie, la impose nella importantissima commissione dei 75, incaricata di stendere il testo della Costituzione Italiana, la nostra attuale cosiddetta “Carta”.
Il loro amore si consumava segretamente in una modesta mansarda del Palazzo di via Botteghe Oscure, sede del PCI. Soltanto dopo l’attentato subito da Togliatti nel 1948, la relazione divenne di pubblico dominio, creando uno scandalo maggiore al di dentro, piuttosto che al di fuori del mondo comunista. Morto il compagno, le indubbie doti di Nilde Jotti, le permisero di raggiungere cariche istituzionali importanti, fino alla Presidenza di Montecitorio, tenuta ininterrottamente per tredici anni.
L’esempio del Leader comunista, ha fatto però scuola, ben prima del caso Fascina.
Tutti ricordano il caso di Piero Fassino e del sostegno dato quale segretario dei DS e da autorevole rappresentante del PD sia alla moglie, Anna Maria Serafini, che alla prediletta Marina Sereni, entrambe presenti in Parlamento e ricoprenti spesso cariche di Governo. Tutti e tre hanno seduto spesso insieme sugli scranni del Parlamento Italiano.
Venendo all’oggi, si è distinto il caso di un fervido militante cattolico, in politica con il PD, Dario Franceschini. Divorziato dalla prima moglie, da cui ha avuto due figlie, si innamora di Michela Di Biase, di ventidue anni più giovane e la accompagna, dalla sua posizione di alto maggiorente del Partito, in tutta la sua carriera politica, fino a farle raggiungere all’età di 42 anni il Parlamento, dove oggi i due coniugi siedono insieme.
Il caso più eclatante però è senz’altro quello di Nicola Fratoianni, Leader di “Sinistra Italiana”, con quell’aria da lupo mannaro, grande fustigatore dei costumi, in nome della pubblica moralità. Sposato con Elisabetta Piccolotti, secondo l’ampio racconto dei media, avrebbe addirittura condizionato nelle elezioni del 2022, l’ingresso della sua piccola forza politica nella coalizione di centro sinistra, anche mediante l’assegnazione di un seggio sicuro alla moglie. La signora si trova ora regolarmente eletta, all’età di 40 anni, in Parlamento, catapultata dalla sua Foligno, nel lontano collegio pugliese, dove nessuno la conosceva.
La coppia oggi può contare così di un doppio introito mensile, per alcune decine di migliaia di euro, una decorosa base per il sostentamento di una famigliola di tre persone e permette loro soprattutto una sufficiente serenità, nell’affrontare le battaglie a favore degli esclusi, degli emarginati e degli immigrati.
Casi del genere ce ne sono stati e ce ne sono più d’uno nel nostro Parlamento.
Purtroppo si concentrano spesso in politici che ci parlano ossessivamente di etica e di giustizia ma che, nell’applicazione pratica che li riguarda, confondono spesso queste encomiabili teorie, soltanto con l’arroganza del potere.