Inchiesta Visibilia, "firma falsa di Santanché per avere atti fascicolo"; indagato avvocato Guagliani, ministro parte offesa
Un avvocato milanese è sotto indagine dopo la presunta falsificazione della firma del Ministro Santanché. Secondo la Procura, il legale avrebbe cercato di ottenere atti dell'inchiesta Visibilia
Un caso già di per sé particolarmente intricato quello attorno alla società Visibilia, fondata dal Ministro del Turismo Daniela Santanché, quando ancora Ministro non era, e ceduta all'assunzione dell'importante incarico istituzionale. Un caso a cui, tuttavia, si scopre in queste ore essersi aggiunto un nuovo capitolo che, certamente, ha già contribuito a mischiare non poco le acque.
Avvocato Guagliani si firma Santanché per ottenere atti dell'inchiesta Visibilia: indagato
Un nuovo fascicolo è stato aperto dalla Procura di Milano ai danni dell'avvocato meneghino Danilo Guagliani, 48 anni, di Lodi, accusato di aver cercato di ottenere, nel mese di luglio, atti che dimostrassero l'esistenza di un'indagine in corso attorno alla società. All'epoca, infatti, l'inchiesta Visibilia per falso in bilancio e concorso in bancarotta non era ancora stata ufficializzata. Oltre a questo, la ricostruzione della procura afferma che, al fine di ottenere i documenti ricercati, il legale avrebbe falsificato (malamente) la firma del Ministro.
Una storia che assume sotto certi versi il tratto del thriller politico, e per il quale, come c'era da aspettarsi, era stata chiamata in causa la stessa Santanché. Varie le ipotesi che si sono trovati tra le dita il Procuratore della Repubblica Marcello Viola, la vice Laura Pedio ed il pm Maria Gravina per cercare di motivare il mistero. Principalmente: la contraffazione della firma ed il successivo tentativo di recuperare gli atti dell'inchiesta sarebbe stata fatta ai danni del Ministro, dietro sua indicazione, per infiammare ancora di più il dibattito su una società attorno a cui le opposizioni parlamentari stavano montando un caso mediatico o, in definitiva, come un attacco diretto alla Procura stessa.
Stando a quanto riporta Il Giornale, all'arrivo della richiesta, firmata da "Santanché", di accesso agli atti, il Procuratore Viola sarebbe stato colto dal sospetto: una veloce verifica dimostra facilmente che la firma in questione non è quella del Ministro. Non solo, l'indirizzo mail che ha inviato il documento non sembrerebbe avere niente a che fare con Santanché, risalendo all'avvocato milanese in questione. Viene convocato il Ministro: il dubbio è che il legale abbia inviato la richiesta su sua indicazione, scarabocchiando la firma per ottimizzare i tempi di invio del documento. Forse il Procuratore ci spera, che sia questa la versione dei fatti, sicuramente sgonfierebbe il caso prima ancora che nasca.
Il Ministro raggiunge il tribunale di Milano nella prima metà di luglio, in serata (ufficialmente per mantenere un tono discreto, essendo fino a questo punto semplice "persona informata dei fatti"), ma alla domanda di Viola riguardo il suo presunto coinvolgimento nella richiesta degli atti, viene colta completamente di sorpresa. Santanché assicura di non saperne nulla. Per il Procuratore diventa "parte offesa". L'avvocato, quindi, avrebbe agito per conto proprio, o di terzi. Quali le ragioni e quali i presunti terzi, queste sono le domande che dovranno nel prossimo futuro trovare risposta.