Ecco perché la riforma della Rai pensata dal centrosinistra è un’utopia - ESCLUSIVA

Il centrosinistra ora che non è più al governo pensa ad una riforma per togliere dalle mani dei partiti di centrodestra viale Mazzini. Ecco però perché è impensabile

Roba vecchia e stravecchia. Tanto non lo faranno mai. Perché appena torneranno al potere anche loro vorranno nuovamente mettere le mani sulla Rai. E addio sogni di gloria. La RAI che ogni volta si trasforma in un potentissimo ufficio stampa a disposizione del governo di turno.


Certo è singolare che non appena il centrodestra prende possesso di viale Mazzini (e comunque a differenza di certa retorica sovranista non è affatto la prima volta che accade dato che così come c'era sicuramente qualcuno con il colbacco in giro per i corridoi di viale Mazzini ce n'erano altrettanti con le foto di Silvio Berlusconi e di tutti gli altri leader di centrodestra sulla scrivania) il centrosinistra si ritrova magicamente unito per riformare la Rai. Come a dire, abbiamo perso la partita e adesso scappiamo con il pallone. Ma in cosa consiste questa riforma (che, ribadiamo, tanto non si farà mai)?


La 'piattaforma' comune delle opposizioni, la Pdl, prevede pochi articoli (quattro) e ruota attorno alla costituzione di una Fondazione (idea che circola da almeno 20 anni) cui affidare il ruolo di azionista della Tv pubblica. Ruolo di fatto oggi esercitato dal governo tramite il ministero dell'Economia nella scelta dei vertici. La Fondazione avrà tra i vari compiti quello di indirizzo e impulso e, soprattutto, di scelta degli amministratori della Tv pubblica: Cda, presidente e Ad. La bozza della Pdl prevede un Consiglio della Fondazione composto da 11 membri "scelti tra persone di riconosciuto prestigio professionale e di notoria indipendenza, che si siano distinte nei settori della comunicazione, dell'audiovisivo, del cinema, delle arti, della cultura, del diritto, dell'economia, dei mezzi di comunicazione, delle reti di comunicazione elettronica o delle nuove tecnologie''.

La nomina del Consiglio viene affidata a una pluralità di soggetti, a garanzia di autonomia e indipendenza: i presidenti delle Camere, la Conferenza Stato-Regioni, la Conferenza dei rettori universitari, l'Accademia dei Lincei, i dipendenti di viale Mazzini. Nella bozza della Pdl, tra le altre cose, è prevista anche una clausola anti riciclati con uno stop alla nomina per chi ha ricoperto "nei due anni precedenti" incarichi di governo, elettivi o nei partiti. Stop anche a chi ha ricoperto ruoli apicali nel settore delle comunicazioni. "L'obiettivo è fare in modo che la riforma sia valida dalla consiliatura Rai del 2027. I vertici scadono a giugno e se riusciamo ad approvare le nuove regole bene, ma i tempi sono stretti", spiega una fonte dell'opposizione. Auguri, aggiungiamo noi.