Aldo Davanzali, chi è l'ex proprietario di Itavia, denunciò l'attacco missilistico a Ustica: fatto fallire dallo Stato, morto indigente
La vita di Aldo Davanzali, dalla lotta come partigiano cattolico alla guida di Itavia, fino alla strage di Ustica e il fallimento della compagnia. Infine, la morte da indigente nel 2005
Aldo Davanzali è considerato da molti uno dei giganti della storia aerea del nostro Paese. Eppure, il suo nome è da decenni un tabu, a causa del tragico evento legatosi alla compagnia da lui amministrata, l'Itavia. Per anni, infatti, la nomina di Aldo Davanzali ha suscitato il pensiero di un altro nome, quello di Ustica, e con lui un termine pesante, pesantissimo da portare quando si parla delle 81 vittime del peggior disastro aereo della storia della Repubblica: responsabilità. dopo la strage del giugno del 1980, la compagnia fallì, a causa della revoca delle concessioni di volo da parte dello Stato. Per il resto della sua vita Davanzali continuò ad affermare che ad abbattere il DC-9 sui cieli di Ustica, non era stato un danno strutturale, ma un missile. Morirà, ancora inascoltato, a Loreto nel 2005 per parkinson, in condizioni di grave indigenza economica.
Aldo Davanzali: partigiano, imprenditore, Ustica, le accuse e la morte da indigente
Il nome di Aldo Davanzali sale agli onori della cronaca nel 1974, quando acquista dal principe Giovanni Battista Caracciolo la quota di maggioranza della compagnia aerea Itavia, diventandone proprietario. Nei pochi anni che seguono l'acquisto, Davanzali rivoluziona una compagnia fino a quel momento considerata di scarso successo, anticipando di fatto il mercato del volo low-cost, con tariffe contenute e voli charter. L'imprenditore, che in gioventù si era battuto come partigiano cattolico, bianco, aveva costruito un'azienda dal clima famigliare, ricorda la figlia Luisa: "Papà conosceva tutti per nome e cognome. Sì, quella dell’Itavia era una grande famiglia". Una compagnia, secondo alcuni, che sembrava essere sulla buona strada per rappresentare un paritario concorrente di quella di bandiera, Alitalia. Un sogno, per Davanzali, distrutto la notte del 27 giugno 1980. "Il suo sogno finì in quel 27 giugno 1980, con la morte delle 81 persone a bordo del nostro Dc9", ricorda ancora la figlia.
Seguono anni duri, durissimi, per l'imprenditore che aveva dato la sua vita nella crescita di Itavia. Pochi giorni dopo la strage di Ustica, il 3 luglio, il senato vota la revoca delle concessioni di volo della compagnia. Solo il Movimento Sociale Italiano si oppone, inutilmente. Itavia fallisce, molte delle sue rotte passano ad Alitalia. Sin da subito Davanzali accusò dell'esplosione del Dc9 un missile lanciato da un velivolo di bandiera da lui non specificata. Nessuno lo ascoltò. Fu invece accusato di scarsa manutenzione dei suoi aereomobili e si vide costretto a spendere le ultime risorse rimastegli dopo il fallimento per difendersi. Morì, infine, di parkinson il 26 maggio 2005, all'ospedale di Loreto, in gravissime ristrettezze economiche.
Nel maggio 2018, i Ministeri di Difesa ed Infrastrutture furono condannati a risarcire gli eredi di Davanzali per il fallimento della compagnia. Nella sentenza della Cassazione, in particolare, viene fatto riferimento a "Omessa attività di controllo e sorveglianza della complessa e pericolosa situazione venutasi a creare nei cieli di Ustica".
L'ex presidente del consiglio Giuliano Amato, nel settembre 2023, ha dichiarato in un'intervista a Repubblica che ad abbattere il Dc9 di Itavia sui cieli di Ustica sia stato un missile sparato da un jet francese. L'obbiettivo della missione sarebbe stato quello di uccidere Gheddafi, erroneamente ritenuto in volo nell'area della strage.