Lollobrigida: "I ricchi mangiano meglio dei poveri", ed è la verità, la gente semplice sa come scegliere
Lollobrigida, intervenendo al Meeting di Rimini, ha lodato lo stile e l’educazione alimentari italiani, fondati sulla dieta cosiddetta mediterranea ma si è trovato il fiato sul collo della sinistra
È di nuovo bufera sul ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida, la cui vera colpa è quella di essere il marito della sorella del premier Giorgia Meloni. Ogni volta che quest’uomo apre la bocca, la sinistra, sempre imbracciando e puntando il fucile, si inventa bizzarri motivi per chiederne le dimissioni, distorcendone le parole e attribuendo a queste un significato deformato. Ancora una volta riteniamo che il capo del dicastero in questione abbia ragione e che le sue affermazioni non soltanto siano state chiare ma siano altresì veritiere e inoppugnabili.
Lollobrigida, intervenendo al Meeting di Rimini, ha lodato lo stile e l’educazione alimentari italiani, fondati sulla dieta cosiddetta mediterranea, che la scienza stessa ha dimostrato essere causa del tasso di longevità che si registra nel nostro Paese, dove l’aspettativa di vita è tra le più estese del globo. Paragonando la nostra maniera di nutrirci a quella in voga negli Stati Uniti, il ministro ha spiegato che «il nostro modello di educazione alimentare è interclassista. Da noi spesso i poveri mangiano meglio dei ricchi, cercando dal produttore l’acquisto a basso costo spesso comprano qualità. Negli Usa, invece, le classi meno agiate vengo-no rimpinzate con elementi condizionanti che vanno nell’interesse del venditore più che del consumatore finale». Lollobrigida ha aggiunto: «Difendere il buon cibo, difendere la qualità è anche una questione di civiltà e di rispetto di un modello di sviluppo che mette le persone tutte sullo stesso piano e non si la- scia condizionare esclusivamente dal loro potere di acquisto». Come contraddire queste dichiarazioni.
Eppure la sinistra accusa Lollobrigida di essere fuori dal mondo, di vivere su un altro pianeta, specialità quest’ultima proprio dei progressisti, che si sono scollati dal popolo sposando cause che al popolo non interessano e occupandosi di armocromia. L’espo- nente di Fratelli d’Italia non ha fatto altro che sottolineare qualcosa di fattuale: alimentarsi in modo sano non è una prerogativa dei ricchi, anzi spesso chi è povero, ossia chi dispone di minori risorse, adotta comportamenti più virtuosi a tavola, in quanto, allo scopo di risparmiare, sceglie prodotti di stagione che sono notoriamente meno costosi, si reca dal produttore, accorciando la filiera e, reperendo merce di prima scelta, evita i cibi già pronti, prediligendo alimenti non conservati, più salubri, meno carichi di zuccheri e grassi e di gran lunga più economici.
Inoltre, coloro che intendono economizzare sono portati a consumare più legumi o carni bianche rispetto alle carni rosse, abitudine questa assai benefica, ad acquistare, ad esempio, pesce azzurro, il meno dispendioso e anche il più giovevole alla salute, a cucinare in casa anziché recarsi di frequente al ristorante dove non sai mai cosa ti rifilano.
Insomma, che cibarsi in modo equilibrato sia qualcosa da benestanti, una sorta di lusso precluso alla massa, è un pregiudizio che non sta in piedi. Per fare una buona spesa serve la testa, non serve essere zio Paperone. Del resto, lo prova la storia: l’obesità è figlia della società del benessere. Quando io ero fanciullo, di rado ci si imbatteva in un individuo afflitto dal grasso, eravamo tutti asciutti in quanto ci nutrivamo in modo equilibrato. Quando è giunta la ricchezza è sorto anche il fenomeno della ciccia con tutti i problemi accessori che ne derivano. E pensiamo per un attimo alla cucina delle nonne, avvezze a sfruttare gli avanzi, o quel poco che c’è in frigorifero o nella dispensa, per realizzare piatti prelibati e nutrienti.
Ricordo la cara zia Nella che, con due ingredienti, riusciva a farmi fare un pasto da re. Poi sono diventato abbiente e, purtroppo, non ho più mangiato tanto bene. Un portafogli contenuto non implica una pessima alimentazione.
Fare credere il contrario è fornire una scusa a quanti trascurano il proprio organismo comprando, per pigrizia, alimenti raffinati, confezionati, altamente grassi e dolci, privi dei necessari valori nutrizionali eppure esageratamente calorici. Cibi che non fanno risparmiare, che non convengono né alla tasca né al nostro corpo, ma che creano una specie di di- pendenza spingendo il soggetto che li trangugia a procurarsene sempre di più, come fossero droghe.
Di Vittorio Feltri.
Fonte: Libero